Mercati e referendum

Riccardo_Ricciardi
Immagine concessa

Commento a cura di Riccardo Ricciardi, presidente della filiale italiana de La Française.

I mercati ritengono il sistema politico italiano instabile e poco attendibile. Renzi, invece, ha una fiducia maggiore dei suoi predecessori come capo di un Governo che fa avanzare riforme gradite ai mercati stessi. Non sorprende come molti analisti e osservatori esteri siano preoccupati per l’esito del referendum che, in base ai sondaggi, vede in vantaggio il no rispetto alle riforme proposte dal Governo. Diversi osservatori hanno perfino commentato, alcune settimane orsono, che una vittoria dei no sarebbe da considerarsi assai più grave per i mercati del referendum britannico sull’appartenenza all’UE. Da qui a prevedere una mini catastrofe finanziaria il passo è breve e quindi la borsa di Milano resta negativa di ben oltre il 20% da inizio anno. Nelle ultime settimane perfino lo spread ha “allargato” di oltre mezzo punto percentuale, malgrado il presunto benefico effetto del QE.

Non condividiamo questo pessimismo a senso unico e preferiamo affrontare il tema basandoci su quanto sappiamo e non su quanto sia o appaia presumibile. Innanzitutto preferiamo non anticipare l’esito del referendum ritenendo i sondaggi inattendibili. A noi basta sapere che vi saranno brusche reazioni a qualsiasi esito. In secondo luogo, osserviamo che la condizione tecnica del mercato è già molto “ribassista” con i grandi investitori assenti dai nostri mercati oppure, se presenti, con posizioni “short” o “coperti” da una potenziale caduta significativa dei corsi. Siccome i mercati scendono quando i venditori prevalgono sui compratori abbiamo la forte sensazione che la nostra borsa sia già stata venduta. Quindi, anche se dovesse scendere bruscamene in caso di forte vittoria del no, il calo non durerebbe molto e non sarebbe drammatico.

Crediamo, infatti, che il Paese resterebbe governabile anche nel caso di esito più negativo, che i mercati non dovrebbero presentare un crollo alla Brexit e che, anzi, potrebbero dare vita a un rialzo “da sollievo”. Allo stesso modo però non condividiamo l’ottimismo attribuito all’esito di una vittoria del sì. In questo caso i pochissimi ottimisti anticipano un robustissimo rialzo sulla base di un Governo Renzi non più disarcionabile. Malgrado un prevedibile rialzo di breve termine, restiamo scettici sulla stabilità del sistema politico in generale. La nuova legge elettorale, per esempio, apre, almeno in linea teorica, a una maggioranza pentastellata. Quest’ultima possibilità rappresenta un concreto che i mercati comincerebbero presto a valutare.

Ci sembra in definitiva che il valore del referendum sia esagerato nelle aspettative e che qualsiasi esito potrebbe prendere, nel breve, i mercati in contropiede.