Mercati stabili: occhi su USA e Emergenti

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Commento a cura di Alessandro Allegri, AD di Ambrosetti Asset Management SIM.

In questi primi tre mesi i mercati finanziari sono tornati a prezzare l’ipotesi di uno scenario più ottimista rispetto, soprattutto, alle paventate sciagure di fine 2018. Lontano da tensioni inflazionistiche e supportati da Banche centrali concilianti, gli operatori hanno decisamente rivisto il frettoloso atteggiamento ribassista e sfruttato quotazioni più scontate per riposizionarsi a favore dei mercati sebbene il quadro macroeconomico non sia mutato e parli ancora di cicli economici in miglioramento ma con ritmi di crescita prospettica decisamente ritarati e contenuti.

Si tratta, tuttavia, di un equilibrio difficile da sostenere nel lungo termine dato che si fonda su un atteggiamento delle Banche centrali sostenibile se la crescita resta appunto modesta ma soprattutto non evidenzia armi di difesa da poter utilizzare qualora il contesto economico ricada in un rischio recessione. Dunque si naviga a vista in questa fase puntando su qualche evidenza positiva che da latente possa emergere in maniera più netta soprattutto guardando Stati Uniti e mercati emergenti, Cina in primis, mentre Europa e Giappone non sembrano, oggi, in grado di fornire spunti significativi a favore di una decisa crescita economica.

Nel corso del mese di marzo i mercati azionari hanno continuato a muoversi al rialzo, proseguendo il recupero di inizio anno, favoriti anche dalle prospettive di accordo commerciale fra Stati Uniti e Cina e dall’ennesimo rinvio delle decisioni sul caso Brexit. Il trimestre si conclude dunque in questo contesto di maggior stabilità consegnando risultati finali di tutto rispetto: +12% sugli azionari globali, con area Euro, Italia in particolare e Stati Uniti a trainare il rialzo. Più staccato il Giappone (+6.5%) e molto frammentati i mercati emergenti con risultati dal +12% di Hong Kong al +2% della Turchia. A livello settoriale spicca il +19% dei temi Technology mentre salgono relativamente meno Financial ed Healthcare. Nel mese di marzo crescono ancora gli investimenti obbligazionari che consegnano nel primo trimestre di quest’anno numeri lusinghieri (+2% a livello globale) con salite significative per Emergenti e tematiche High Yield. Le materie prime consolidano la crescita dei primi mesi mentre cresce il nervosismo sulle valute ed è l’Euro in particolare a subire le maggiori pressioni in vendita perdendo valore verso tutte le principali monete.

In attesa di evidenze fattuali più chiare, lo scenario dominante per i mercati finanziari resta guidato dalle aspettative circa una dinamica macroeconomica di crescita mondiale ancora positiva caratterizzata sui mercati sviluppati dal supporto sia di politiche monetarie che fiscali concilianti sebbene all’interno di un quadro geopolitico atteso ancora instabile sia per l’atteggiamento di politica commerciale adottato dagli Stati Uniti che per l’irrisolto tema Brexit ed il contestuale avvicinarsi delle tornate elettorali in Europa. I Mercati Emergenti si mantengono oggi su livelli di valutazione per certi versi più interessanti, sia sul fronte obbligazionario che azionario con una forte diversificazione tuttavia fra i vari paesi. Segnaliamo in tal senso come il Brasile, alle prese con la difficile uscita dalla crisi innescata dal calo delle materie prime, stia offrendo opportunità interessanti mentre per la Cina i dati sembrano evidenziare una maggior stabilizzazione segno che gli effetti di alcune misure di stimolo stanno iniziando a creare valore in un contesto di riequilibrio della crescita verso i consumi interni e di riforme a favore di una maggiore apertura del mercato ai partner esteri.

Sebbene nei prossimi mesi il livello di attenzione dovrà restare alto, le attese, soprattutto per l’inizio del nuovo trimestre restano favorevoli ai mercati azionari mentre gli obbligazionari dovrebbero continuare a mantenere una certa solidità e rendimenti pressoché stabili, in Europa attorno ai livelli minimi ed in America ben al di sotto dei massimi registrati a seguito del forte rialzo nel 2018. Più volatili le attese invece sul fronte valutario con rischio di ulteriore indebolimento per l’euro.