I vantaggi di adottare un’esposizione passiva al reddito fisso

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Commento a cura di Francesco Lomartire, responsabile di SPDR ETFs per l’Italia

Il dibattito attivo vs passivo è estremamente attuale e controverso, soprattutto se parliamo del reddito fisso, dove si discute molto sui segmenti di mercato gestiti attivamente, come per esempio le obbligazioni dei mercati emergenti e i bond convertibili.

Tuttavia è provato che l’approccio passivo agli strumenti obbligazionari possa offrire una fonte di performance più coerente e prevedibile. Anche in alcuni mercati meno efficienti, come il debito high yield e l’obbligazionario dei mercati emergenti, la capacità degli approcci attivi di ottenere performance sempre crescenti rispetto al benchmark è stata messa in discussione. Nel triennio fino al dicembre 2015, l’83% dei 30 maggiori fondi obbligazionari sui mercati emergenti gestiti attivamente ha registrato performance inferiori rispetto al benchmark in valuta locale.

Per molti investitori attivi nel segmento del reddito fisso, l’obiettivo principale è ottenere rendimenti coerenti e prevedibili: pertanto la selezione del benchmark assume un ruolo fondamentale. Tra le altre caratteristiche, il CFA Institute ritiene che un benchmark appropriato debba essere univoco, investibile, misurabile ed adeguatamente rappresentativo delle opportunità disponibili sul mercato.

L’ascesa degli investimenti in ETF obbligazionari non mostra segni di declino: nel 2015 abbiamo assistito a una crescita record di questa tipologia di ETF, con flussi netti che hanno quasi sfiorato i 90 miliardi di dollari. Questo è in gran parte dovuto ad un’ondata di popolarità degli ETF in generale: entro la fine del 2015, 37 società hanno lanciato ETF per la prima volta, portando il numero totale di provider di ETF a 276 società a livello globale, secondo le stime di ETF Global Investors. 

A partire dal primo ETF sul reddito fisso lanciato nel 2002, il mercato ha resistito al ciclo di politica monetaria restrittiva da parte della FED nel 2004, alla crisi del credito, alla crisi del debito sovrano, al fiscal cliff, al dibattito sul tetto del debito, al taper tantrum, al mercato energetico ribassista da metà 2014 e alla paura del Grexit. Insieme all’introduzione di altri 314 ETF obbligazionari durante questo periodo, gli eventi del mercato negli ultimi 14 anni hanno mostrato l’efficienza e i meriti dell’utilizzo degli ETF nel segmento del reddito fisso.

Il mercato obbligazionario continuerà la sua evoluzione e la velocità di divergenza delle politiche monetarie delle principali banche centrali mondiali è un fattore da tenere sotto osservazione nel corso del 2016. La FED infatti ha avviato una politica monetaria restrittiva, mentre la BCE ha adottato un programma di quantitative easing su larga scala. Anche altri fattori giocheranno un ruolo importante per gli investitori, incluse le preoccupazioni sulla crescita della Cina e il deprezzamento delle valute.

Con la divergenza delle politiche monetarie regionali, il cambiamento del panorama politico e la fluttuazione delle prospettive di crescita economica nel corso del tempo, la flessibilità degli ETF come strumento per investire lungo la curva dei rendimenti potrebbe rivelarsi particolarmente vantaggiosa per molti investitori. L’universo degli ETF obbligazionari si è ampliato fino al punto che con ogni probabilità esistono ormai ETF in grado di soddisfare i bisogni specifici di molti investitori. E nel caso non esistessero ancora, la rapida crescita di questo mercato ad oggi suggerisce che si tratti solo di una questione di tempo.