PIR alternativi, un'occasione d'investimento da non sottovalutare

Luigi Terranova, News
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Contributo a cura di Luigi Terranova, Amministratore Delegato Riello Investimenti Partners SGR.

Lo strumento del PIR (piano individuale di risparmio) è stato introdotto nel 2016 con l’obiettivo di stimolare gli investimenti in aziende di piccola dimensione mantenuti per un periodo di almeno 5 anni. Soprattutto per i piccoli risparmiatori, inevitabilmente poco esperti di gestione finanziaria, un investimento stabile nel medio lungo termine ha il vantaggio di alleggerire il peso dell’emotività nelle scelte di investimento, che spesso porta a decisioni avventate ed conseguenti perdite di capitale. Se poi si aggiunge il beneficio fiscale riservato, capiamo lo straordinario successo dei PIR ordinari in termini di raccolta.

Il Decreto Rilancio del maggio 2020 ha introdotto i cosiddetti PIR alternativi, con l’obiettivo sicuramente ambizioso di convogliare il risparmio privato italiano nelle piccole e medie imprese italiane. La loro particolarità, rispetto ai PIR ordinari di cui mantengono i benefici fiscali, risiede nell’obiettivo di investimento che deve essere costituito per almeno il 70% da strumenti finanziari emessi da imprese italiane di piccole e medie dimensioni non quotate o al più quotate su indici di mercato diversi dai FTSE MIB e FTSE Mid Cap. I PIR alternativi investono quindi nel mercato alternativo delle PMI non quotate, fino ad ora accessibile solo agli investitori istituzionali attraverso fondi chiusi, quali quelli gestiti dalla nostra Sgr. Trattandosi di investimenti illiquidi, cioè non immediatamente liquidabili come invece avviene sui mercati quotati regolamentati, sono adatti a chi è in grado di tenere il proprio patrimonio fermo per un periodo di tempo medio-lungo e, in virtù del loro profilo di rischio, sono adatti ad un investitore con una capacità patrimoniale più elevata dei PIR ordinari. I PIR alternativi consentono pertanto di offrire un contributo allo sviluppo dell’economia reale, ma soprattutto possono facilitare per la prima volta il collegamento tra il risparmio privato e le aziende italiane non quotate di piccola e media dimensione che rappresentano l’ossatura del nostro sistema industriale.

Affidarsi a gestori specializzati

Il risparmio privato è la principale risorsa che consente di promuovere lo sviluppo delle imprese, la conseguente crescita delle opportunità di occupazione e quindi un accrescimento complessivo della ricchezza del Paese. Nel periodo storico che stiamo vivendo, il sostegno alla ripresa e all’economia reale del nostro Paese può e deve venire da investitori con una prospettiva di medio-lungo termine, per dedicare risorse alla crescita solida e sostenibile del nostro sistema di imprese. Investire in un’impresa e promuoverne lo sviluppo significa infatti non solo accelerare la sua crescita, ma anche rafforzare tutta la filiera, a monte e a valle, generando un effetto amplificato e quindi più duraturo nel tempo. Oltre al sostegno all’economia reale ed ai vantaggi fiscali, questi strumenti offrono anche rendimenti attesi di grande interesse. Ma attenzione: per investimenti così particolari, occorre rivolgersi a gestori specializzati, quali gli operatori di private equity e private debt, meglio se italiani; non è tanto il veicolo, quanto la qualità e l’esperienza del team di gestione a fare la differenza. Può sembrare scontato ricordarlo, ma per analizzare le PMI non quotate non è sufficiente saper leggere un bilancio; sono molto più critiche le valutazioni del fattore umano, della tecnologia, della nicchia di mercato, della velocità di risposta e adattamento alle condizioni del mercato, valori intangibili che non troviamo ordinati in uno stato patrimoniale. Serve affidarsi a operatori abituati ed “allenati” a muoversi in contesti in rapido cambiamento e a doversi focalizzare sempre sulla creazione di valore in orizzonti temporali definiti. Su questo mercato, specialmente nel caso dell’illiquido, improvvisare può essere pericoloso.

Un aiuto all'economia reale

Il 2021 sarà sicuramente l’anno degli investimenti a supporto delle imprese del nostro Paese, quindi dell’economia reale. Senza avere le ambizioni delle masse raggiunte dai PIR ordinari, il potenziale dei PIR alternativi è decisamente elevato, basti pensare che il rapporto tra gli investimenti nei mercati privati e la ricchezza delle famiglie in Italia è dello 0,30%, contro il 4,4% in Uk e l’1,2% in Francia. È fondamentale però che le risorse raccolte vengano investite realmente in aziende non quotate di piccola e media dimensione, che oggi più che mai hanno necessità di capitali per la ripresa e per ripensare le loro strategie di medio termine. Le tante PMI italiane, che rappresentano più dell’80% del nostro sistema industriale, devono essere protette e stimolate per mantenersi vincenti rispetto ad altre economie. È un’opportunità per tutti, investitori e aziende, ma deve essere effettiva. Dobbiamo evitare di ritrovarci nella situazione dei PIR ordinari, che hanno investito le masse raccolte quasi totalmente in azioni e obbligazioni quotate sui mercati ufficiali, dedicando solo poco più dello 0,3% del totale ad azioni non quotate. Ci troviamo davanti ad una grande occasione che non deve essere sprecata.