Non solo i titoli delle small cap vengono scambiati a sconto rispetto alle loro controparti più grandi ma lo sconto ha raggiunto livelli storicamente ampi. L'approfondimento di Curt Organt. Contenuto sponsorizzato da T. Rowe Price.
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CONTRIBUTO a cura di Curt Organt, portfolio manager di T. Rowe Price. Contenuto sponsorizzato da T. Rowe Price.
Continua ad esserci un cauto ottimismo verso il mercato azionario statunitense: l'economia, la fiducia dei consumatori e gli utili societari mostrano tutti una sorprendente capacità di recupero. Per oltre un decennio, la performance del mercato azionario statunitense è stata determinata da un piccolo gruppo di società a grande capitalizzazione orientate alla crescita. Questa tendenza ha reso il mercato azionario statunitense altamente concentrato nella fascia delle maggiori capitalizzazioni, con valutazioni di un piccolo gruppo di large cap sempre più difficili da giustificare. Al contrario, riteniamo che le valutazioni delle società più piccole siano ai livelli più interessanti degli ultimi decenni. Questo contesto crea l'opportunità di aggiungere esposizione a società di alta qualità, orientate alla crescita e con un potenziale di crescita dei rendimenti nel tempo. Non è il momento di rimanere alla finestra.
La storia delle valutazioni delle small cap sembra interessante
I titoli delle società statunitensi di minori dimensioni sono stati storicamente scambiati con un premio rispetto alle large cap, riflesso diretto del loro profilo di rischio/rendimento relativo più elevato. Negli ultimi anni, tuttavia, questa tendenza si è invertita: non solo i titoli delle small cap vengono scambiati a sconto rispetto alle loro controparti più grandi, ma lo sconto ha raggiunto livelli storicamente ampi, staccandosi di fatto dal suo intervallo "normale" di lungo periodo. Anche a livello di valutazioni assolute, le società più piccole sono prezzate al di sotto dei livelli medi di lungo periodo. Ciò riflette in parte la maggiore difficoltà del contesto a breve termine, in quanto le società più piccole sono generalmente più sensibili agli alti e bassi dell'economia statunitense. Tuttavia, gli attuali livelli di valutazione sembrano suggerire anche l'aspettativa di una recessione economica statunitense potenzialmente prolungata. A nostro avviso, si tratta di uno scenario eccessivamente ribassista e che, in questa fase, appare improbabile sulla base del mosaico di informazioni disponibili.
Le valutazioni relative delle small-cap Usa sono intorni ai minimi storici
Confronto dei multipli prezzi/utili relativi (prossimi 12 mesi)
Dati a fine marzo 2023.
Fonti: Furey Research Partners, S&P Indices, e LSE Group; analisi realizzata da T. Rowe Price
La crescita dei profitti spinge al rialzo le società più piccole
In definitiva, la domanda chiave da porsi è: quale sarà il catalizzatore che farà salire in borsa il segmento delle small cap statunitensi? La risposta è semplice: la crescita degli utili e le prospettive sono positive, con importanti trend strutturali a supporto. In primis, la crescita dei servizi. Le società più piccole sono più orientate verso il mercato interno e quindi meglio posizionate per beneficiare dei cambiamenti di trend dell'economia statunitense. In particolare, negli Stati Uniti la spesa dei consumatori si sta spostando dai beni ai servizi, una tendenza che probabilmente sosterrà in modo particolare gli utili delle società più piccole. In seconda battuta, un'altra tendenza in atto dopo la pandemia è l'aumento della spesa in conto capitale (capex) negli Stati Uniti. La crescita degli utili delle società più piccole è altamente correlata alla crescita degli investimenti negli Stati Uniti, a causa dell'orientamento prevalentemente nazionale di queste attività. È inoltre in corso un'importante iniziativa per fare re-shoring delle catene di approvvigionamento statunitensi, con il governo che sta fornendo ampi incentivi per incoraggiare la produzione sul territorio Usa.
Ci vuole cautela con le small cap "zombie"
Se da un lato il mercato azionario statunitense è stato caratterizzato da una crescente concentrazione nella parte a maggiore capitalizzazione, dall'altro è evidente un deterioramento della qualità nella fascia delle capitalizzazioni più piccole. Il numero e il peso dei cosiddetti titoli zombie nell'indice Russell 2000, definiti come società che faticano o non sono in grado di coprire i pagamenti degli interessi sul debito, sono saliti ai massimi storici. Questo aspetto è particolarmente rilevante oggi, poiché l'aumento dei tassi d'interesse comporta un aumento dei pagamenti degli interessi per queste società. Non tutte le società che non producono utili sono automaticamente cattivi investimenti. Per molte piccole società, soprattutto quelle in fase di start-up o che operano in mercati nascenti, è abbastanza comune avere utili negativi fino a quando il business non decolla e il riconoscimento e la domanda di prodotti o servizi da parte dei consumatori aumentano. Tuttavia, stiamo assistendo a una tendenza all'aumento del numero di small-cap zombie. Ciò richiede un approccio di ricerca prudente per valutare il potenziale di crescita, la qualità e la scalabilità di queste aziende, fattori fondamentali per il loro successo a lungo termine. Al 31 dicembre 2022, il peso delle società zombie nel Russell 2000 era pari a quasi l'11%, quasi il doppio di quello registrato solo cinque anni fa, nel 2017. A nostro avviso, l'attrattività delle società statunitensi di minori dimensioni è sempre più interessante. I livelli di valutazione sono ai minimi e offrono agli investitori una rara opportunità di accedere a questa area dinamica, diversificata e orientata alla crescita del mercato azionario. Al di là della storia delle valutazioni, anche il cambiamento delle tendenze dell'economia statunitense favorisce le società più piccole, agendo potenzialmente da catalizzatore per una crescita positiva degli utili nel lungo periodo. Tuttavia, questo segmento rimarrà sensibile ai capricci dell'economia e al sentiment del mercato, rendendo essenziale un approccio attivo. Il crescente numero di small-cap zombie rende necessario un approccio attivo
Percentuale di società “zombie” nell’indice Russell 2000
Dati al 31 dicembre 2022
Si definisce società “zombie”, una società: (i) non finanziaria con (ii) un debito medio che per 3 anni è stato superiore a zero e (iii) Un EBIT medio trailing su 3 anni inferiore alla spesa per interessi trailing su 3 anni.
Fonte: Furey Research Partners, analisi condotta da T. Rowe Price.
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