Opportunità e sfide per gli investimenti passivi dell’ultima parte dell’anno

Sabrina Principi BNP Paribas Francesco Branda UBS ETF
Sabrina Principi BNP Paribas Francesco Branda UBS ETF

Oggi non è difficile individuare i fattori da monitorare per cercare di capire cosa succederà sui mercati sui prossimi mesi: il conflitto Russia-Ucraina, la crescita in Cina, l’inflazione in Europa e negli Usa. Molte di queste dinamiche sono però difficili da prevedere perché del tutto nuove in campo economico e geopolitiche per cui in linea di massima i mercati fanno riferimento alle mosse delle banche centrali. 

Provando ad andare oltre il breve termine, quali sono le prospettive sul medio e lungo periodo? Dove si trovano le opportunità per i portafogli, in chiave tattica e strategica)? Lo abbiamo chiesto a BNP Paribas AM e UBS ETF.

Allerta recessione

“Sul fronte azionario rimaniamo cauti date le difficili prospettive macroeconomiche”, esordisce Sabrina Principi, head of Business Development ETF & Index Solutions – South Europe di BNP Paribas ETF. “L'Europa è in recessione e gli Stati Uniti probabilmente lo saranno l'anno prossimo”. Se da una parte, infatti, sono molti i segnali che dicono che l’inflazione americana abbia raggiunto il suo punto massimo, è vero anche che altrettanti segni fanno presagire un’inversione della curva dei rendimenti obbligazionari, indicatore storicamente predittivo dell’inizio di una fase economica di recessione. L’inversione della curva dei titoli di Stato USA non è sufficiente per capire quanto duro sarà il colpo per l’economia americana, ma gli esperti dicono che il messaggio sia ormai chiaro.

Prosegue Principi: “Attualmente privilegiamo i mercati emergenti della regione asiatica e i titoli growth statunitensi, mentre sotto pesiamo l’Europa, fatta eccezione per il Regno Unito. Uno dei motivi per cui siamo positivi sui titoli growth è che i tassi di interesse reali si sono ampiamente normalizzati, cosa che rende più probabile un allentamento della pressione sulle valutazioni dei titoli dalla crescita sostenuta. Sulla duration siamo neutrali. Riteniamo che le opportunità nel reddito fisso proverranno in gran parte dal carry, ovvero lo spread rispetto ai titoli di stato core. Al momento”, conclude, “preferiamo il credito investment grade dell'eurozona, dove gli spread sono relativamente alti a fronte di parametri del credito piuttosto buoni. Le aziende hanno liquidità in bilancio e gli interessi passivi sono bassi”.

Secondo Francesco Branda, head ETF & Index Funds Sales Italy UBS Asset Management, nonostante l’incertezza, la fine dell’anno presenta ancora diverse possibilità: “Guardando avanti, le nostre aspettative sui mercati dei capitali, ovvero le proiezioni sulle diverse asset class in base alle nostre ipotesi su crescita, inflazione, politica monetaria e altri fattori macro mostrano che, rispetto a 12-15 mesi fa, il contesto attuale è molto più interessante. Nel nostro scenario di base, i ritorni annuali attesi a cinque anni per un portafoglio globale 60/40 sono ora del 7,2%, rispetto al 3,3% del luglio 2021, mentre i ritorni reali (corretti per l'inflazione) sono del 4,4% rispetto all'1,2%. Si tratta delle migliori prospettive dal quarto trimestre 2018”.

Prosegue Branda: “Il dollaro è diventato ancora più caro nell'ultimo anno e questo, secondo le nostre proiezioni, aumenta la possibilità di ritorno al fair value. Riteniamo che ciò sia in grado di incrementare i ritorni per gli investitori in dollari che detengono asset internazionali, su un orizzonte a cinque anni. Il miglioramento del profilo di ritorno è più evidente negli attivi che pagano una cedola, obbligazioni governative e credito, in funzione del punto di partenza più elevato per i tassi privi di rischio. Allo stesso modo, il -25% dell’azionario globale e il -21% dei governativi e credito globali registrati quest’anno hanno creato i presupposti per avere ottimi ritorni futuri per investitori di medio e lungo periodo. Una buona notizia in un anno di mercati molto difficili”.

“In un orizzonte tattico”, conclude Branda, “siamo quindi costruttivi su dollaro, commodity e credito europeo, mentre restiamo un po’ più cauti su duration e azionario, dove preferiamo esposizioni difensive”.