Orientarsi nell’universo ESG: le buy lists

Foto: Funds People
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L’approccio agli investimenti ESG è in continua evoluzione. Se l’obiettivo delle realtà impegnate nel comparto, consistente in una maggiore responsabilità ambientale e sociale dell’investimento, è il medesimo, diverse sono le modalità per raggiungerlo. A determinare tali differenze troviamo tanto fattori relativi alla singolarità di ogni attore, come ad esempio dimensione e distribuzione, quanto elementi dipendenti dalla specifica posizione all’interno della catena del valore. Particolarmente rilevante, secondo i partecipanti alla tavola rotonda organizzata da Funds People, il rapporto tra valutazione di sostenibilità operata dall’analisi interna e quella proveniente da data provider, con la necessità, condivisa in modo unanime, di sviluppare un framework proprietario la cui profondità dipende da esigenze difficilmente accorpabili perché connaturate ad ogni singolo modello di business.

Buy list

“Nelle nostre analisi”, spiega Roberta Rudelli, responsabile del team di fund selection di Cordusio SIM, “abbiamo individuato un universo di circa 300 fondi di investimento a vario titolo definibili come ESG”. “Molti di questi”, fa notare, “si limitano ancora ad un approccio di mera esclusione che non può, però, essere soddisfacente nel panorama attuale, mentre se guardiamo ad esempio all’impact investing non sono molti gli strumenti disponibili”. “Attualmente siamo in grado di offrire ai clienti una buy list che copra tutti i differenti approcci alla sostenibilità e la scelta viene gestita nel rapporto uno a uno con il cliente”, rivela. Un modello, quello di Cordusio SIM, che si basa dunque principalmente sull’esperienza e la competenza dei relationship manager per comprendere i bisogni del cliente e individuare il prodotto giusto all’interno della porzione di universo investibile selezionata dal team di fund selection.

“In qualità di Multi-Manager Team”, dichiara Gaia Resnati, relativamente alla modalità di lavoro scelta da Eurizon, “oltre a gestire direttamente prodotti, abbiamo il compito di proporre in approvazione al Comitato Investimenti una buy list usufruibile da tutti i gestori di Eurizon Capital, fornendo una serie di informazioni dettagliate per ogni strumento. Il punto di partenza è lo score di sostenibilità fornito da Morningstar attraverso Sustainalytics, ma la prima difficoltà sorge già a questo livello poiché, mentre per i fondi azionari e obbligazionari corporate l’assessment risulta dettagliato, per i fondi multi-asset è tutto più complicato”, prosegue. “Ricerchiamo quindi nella seconda fase della nostra analisi, per ogni singolo fondo di investimento, il contatto diretto con il team di gestione per raccogliere la quantità maggiore possibile di dati qualitativi che completi il quadro quantitativo”, specifica.

Analisi al potere

Convinzione comune espressa dagli speaker è che la parte quantitativa della valutazione di sostenibilità debba essere necessariamente integrata da quella qualitativa. Centrale risulta dunque il concetto di engagement e la portata della relazione diretta che si è in grado di mettere in campo. “La consapevolezza della nostra forza di analisi è la base su cui si è sviluppata la convinzione di dovere creare il nostro specifico framework di valutazione ESG”, afferma Luca Romano, Sustainable Investing associate di Fidelity International. L’asset manager globale ha inaugurato lo scorso luglio i propri rating che nascono da una metodologia proprietaria e dividono l’economia globale in 99 sub-settori, a cui sono associate specifiche modalità di valutazione in relazione ai diversi business. “L’obiettivo”, rivela Romano, “è fornire materialità alla valutazione ESG e misurare con maggiore precisione gli impatti sui fondamentali economici”. “Grazie ai nostri 200 analisti siamo in grado di andare a misurare ciò che è più rilevante per la singola azione o emissione obbligazionaria, definendo rischi e opportunità legate alla sostenibilità per ognuna delle società che costituiscono l’universo di investimento”.