L'analisi dei gestori internazionali sul recente andamento del bene rifugio che reagisce alle parole del FOMC circa possibili rialzi dei tassi nei prossimi due anni.
Cosa fare se il bene rifugio per eccellenza si trova sotto pressione? Il metallo prezioso ha subito il più grande calo negli ultimi cinque mesi come reazione all’annuncio da parte del FOMC circa la possibilità di un doppio rialzo dei tassi d’interesse entro il 2023. L’oro rimane sensibile ai tassi di interesse e all’andamento del dollaro. Quando la moneta e i rendimenti reali statunitensi hanno raggiunto i massimi in due mesi quest’ultimo ha sofferto.
INFLAZIONE TEMPORANEA O FORSE NO
I livelli in rialzo di inflazione spaccano l’opinione degli operatori di mercato divisi tra preoccupazione e convinzione che si tratti invece di un movimento temporaneo. "La mia opinione è che l'inflazione che stiamo vedendo è principalmente un fenomeno monetario, e che le banche centrali non saranno in grado di ridurre i loro enormi bilanci tanto presto. Ci sono stati periodi storici in cui le banche centrali si sono comportate in modo simile - e non sono finiti particolarmente bene. Ciò che è senza precedenti questa volta è la natura globale dell'accumulo di bilancio" spiega Ned Naylor-Leyland, head of strategy gold & silver di Jupiter AM.
Questa considerazione sull’inflazione ha di certo delle ripercussioni sui metalli preziosi come oro e argento. “Questi sono talvolta considerati una copertura contro l'inflazione, ma è più preciso dire che sono una copertura contro la perdita di potere d'acquisto. Questo si riflette nei tassi d'interesse reali - o, per esempio, il rendimento di un'obbligazione dopo aver tenuto conto dell'inflazione. Per molti detentori di Treasury USA, i rendimenti reali sono negativi. Pensiamo che i rendimenti nominali faranno fatica a tenere il passo con l'inflazione, che la Fed non sarà in grado di alzare molto i tassi di interesse e che i rendimenti reali continueranno a scendere con il dollaro americano. Una piccola allocazione in una strategia di oro e argento gestita attivamente può proteggere dai rendimenti reali negativi e può essere un buon diversificatore per i portafogli” prosegue l’esperto.
Di altra opinione l’analisi di Ole Hansen head of commodity strategy per BG Saxo: "L'oro rimane la merce più sensibile ai tassi d'interesse e al dollaro, e mentre quest’ultimo ha raggiunto un massimo di due mesi, sono stati i movimenti dei rendimenti del Tesoro a spaventare il mercato. Pur riconoscendo che l'inflazione sta aumentando, la Fed ha solo alzato le sue previsioni per il 2022 e il 2023 dello 0,1%, rispettivamente al 2,1% e al 2,2%. La ferma convinzione che l'inflazione sarà transitoria ha contribuito a guidare una riduzione di 10 punti base dei rendimenti di breakeven a 10 anni. Con i rendimenti nominali, che allo stesso tempo sono aumentati di 10 punti base, la maggior parte del danno è stato visto nei rendimenti reali che sono balzati di 20 punti base a -0,75%".
Dall'altra parte comunque i timori legati all’inflazione hanno sortito il classico effetto di ricerca di asset sicuri tra gli investitori. “La performance dell'oro si è dimostrata in netto contrasto con quella del Bitcoin. Ma anche il petrolio e le altre materie prime hanno guadagnato terreno, e non solo grazie alla prevista crescita della domanda. Gli investitori hanno cercato beni di rifugio fisici per proteggersi dal rischio che la recente ripresa dell'inflazione non risulti poi così transitoria come ritengono le banche centrali” secondo quanto riporta il Barometro di giugno 2021 a cura della Strategy Unit di Pictet Asset Management.