Outlook 2022, le previsioni macroeconomiche degli asset manager internazionali

Secondo Allianz Global Investors, con ogni probabilità nel 2022 assisteremo a un rallentamento della crescita economica, in cui le incertezze legate al COVID e le strozzature sul fronte dell’offerta svolgeranno un ruolo fondamentale. In questo scenario, le azioni e gli altri asset rischiosi dovrebbero beneficiare della ripresa, seppur in decelerazione. Ma in molte regioni le valutazioni appaiono onerose rispetto ai livelli storici: “è opportuno quindi adottare un approccio attivo e selettivo”, dice Ingo Mainert. “Nella ricerca di rendimento è importante diversificare a livello di asset class, stili e aree geografiche, prendendo in considerazione anche asset class non tradizionali come gli strumenti alternativi liquidi e i private market”, indica l’esperto. Nel 2022 (e oltre) la casa di gestione prevede il proseguimento del trend della sostenibilità, che sarà una forza “disruptive” capace di determinare trasformazioni radicali. “Le aziende e Paesi definiranno il loro percorso verso la decarbonizzazione e gli investitori punteranno a generare un maggiore impatto positivo attraverso le scelte di allocazione del capitale”, afferma.

La parola d’ordine di Amundi per iniziare l’anno è cautela. Secondo l’analisi di Matteo Germano, head of Multi Asset Amundi e CIO Amundi SGR è iniziato un nuovo regime finanziario, caratterizzato da maggiore inflazione a fronte di un trend di crescita in rallentamento. In questo contesto, l’obiettivo degli investitori deve essere quello di puntare a rendimenti reali positivi e alla preservazione del capitale. “In assenza di alternative, il mercato azionario rimane privilegiato, ma bisognerà prestare attenzione alle aree con valutazioni eccessive, esposte al rialzo dei tassi, puntando invece su mercati più a sconto come quello Europeo ed Emergenti e al segmento value. Ora più che mai la diversificazione sarà essenziale, privilegiando attività legate all’economia reale che dovrebbero performare meglio in un contesto inflazionistico. In un ciclo sempre più maturo, con un elevato livello di indebitamento e rischi asimmetrici, sarà inoltre importante continuare a mantenere in atto strategie di protezione del portafoglio, in particolare dal rischio di inflazione e da Banche Centrali troppo compiacenti” spiega l’esperto di Amundi.

Aviva Investors si aspetta che la ripresa economica globale subisca un lieve rallentamento nel 2022, ma che rimanga solida rispetto agli standard storici. “I bilanci di famiglie e aziende sono robusti e dovrebbero sostenere l'espansione in corso e il recupero post-COVID. Il PIL mondiale dovrebbe crescere di oltre il 6% quest'anno e di oltre il 4% nel 2022, valori ben al di sopra del trend”, afferma l’head of Investment Strategy e chief economist Michael Grady. La casa di gestione individua dei potenziali rischi di ribasso derivanti dalle nuove varianti di COVID, ma si tratta di fattori che dovrebbero essere temporanei, rinviando la crescita nel tempo, piuttosto che creare perdite permanenti. Anche i rischi per le prospettive di crescita in Cina sono orientati al ribasso, e ciò potrebbe essere sufficiente per avere un discreto impatto globale. L'inflazione è aumentata più del previsto e in maniera significativa, rappresentando una sfida per le banche centrali di tutto il mondo. “Molte delle ragioni di questo rialzo sono ben note e l'anno prossimo dovrebbe subire una riduzione consistente, suggerendo che l'inflazione sia persistente piuttosto che permanente”, afferma l’esperto.

Nel corso del 2022 a preoccupare i mercati più della pandemia, nonostante la nuova variante Omicron in circolazione, sarà l’aumento dell’inflazione in tutto il mondo. “Le autorità hanno affrontato le possibili ripercussioni del COVID sull’economia globale tagliando drasticamente i tassi di interesse e aumentando la spesa pubblica. La politica monetaria ha sostenuto e poi alimentato la crescita economica, che si è riflessa in un aumento delle valutazioni degli asset corporate” spiega nel suo outlook Chris Iggo, chief Investment Officer di AXA IM Core. Le dinamiche dell’inflazione non sono state altrettanto positive. Le banche centrali negli ultimi anni hanno cercato di far salire l’inflazione, mentre oggi devono ridurla. Per fare questo, secondo l’analisi dell’esperto, i tassi di interesse dovranno salire in diverse economie, con implicazioni assai differenti per il rendimento dei mercati azionari e obbligazionari, nonché per la crescita economica.

“In vista del 2022 gli investitori devono considerare una serie di problematiche relative alla probabile traiettoria dell’inflazione, chiedersi se le banche centrali dovranno fare di più rispetto a quanto è già stato previsto, e in che modo i portafogli andrebbero adattati per essere pronti ad affrontare lo scenario peggiore. Lo scenario peggiore sarebbe un ulteriore rialzo dell’inflazione, con una stretta monetaria ancora più consistente e il conseguente peggioramento delle prospettive di crescita” conclude.

Nonostante la nuova variante Omicron, il nuovo anno continuerà nel segno della ripartenza economica: “Gli USA toneranno ai livelli pre-COVID nel corso del 2022 e l’Europa per la fine del 2022 inizio 2023. Faranno maggiore fatica i Paesi emergenti, perché hanno avuto meno supporto dai vaccini e le loro politiche monetarie e fiscali in risposta alla crisi hanno avuto più limiti”, evidenzia Bruno Rovelli di BlackRock Italia. All’interno del comparto emergente, la Cina rappresenta un caso a parte. Nel corso dell’ultima parte del 2021 ha avuto un rallentamento significativo dell’attività economica che, secondo Rovelli, non può più essere ignorato dalle autorità. “Ci aspettiamo nel prossimo anno una continuazione dell’allentamento monetario e fiscale per favorire il ritorno alla crescita”, dice. L’inflazione avrà un carattere in parte transitorio ed è destinata a scendere dagli elevati picchi attuali, ma in ogni caso dovrebbe assestarsi al di sopra dei livelli pre-COVID, in particolare negli USA. Anche in risposta al rialzo dei prezzi, proseguirà nel corso dei prossimi dodici mesi la normalizzazione delle politiche monetarie da parte della Banche centrali, con la Fed che potrebbe rialzare i tassi già nel prossimo anno: “ma saranno dei ritocchi ridotti. La banca centrale USA sarà più tollerante all’inflazione rispetto a quanto ha fatto storicamente”, avverte lo strategist.

Nello scenario più probabile secondo che la casa di gestione definisce di ‘peak disruption’, le filiere globali vengono ripristinate completamente, non ci sono ulteriori chiusure industriali dovute alla pandemia, le scorte vengono ricostituite per coprire futuri cali della produzione, e il gap tra offerta e domanda di lavoro si colma perché l’aumento dei salari attira i lavoratori verso i settori che presentano le carenze più elevate. In base a questa concomitanza di fattori, “la domanda aggregata sarebbe forte, ma non esplosiva, perché le famiglie scelgono di non spendere i risparmi accumulati in modo significativo. Il risultato è una crescita relativamente sana e, poiché la domanda e l’offerta aggregate si evolvono generalmente di pari passo, non vi è una pressione sostenuta dell’inflazione, che si dimostra transitoria e torna a calare nel secondo trimestre del 2022”, spiega Shamik Dhar. Come conseguenza le politiche monetarie potrebbero essere normalizzate gradualmente, senza effetti dirompenti per i mercati. “I rendimenti dei bond si muoverebbero al rialzo lentamente, mentre i tassi reali resterebbero molto bassi, permettendo ai mercati azionari (e ad altri asset reali) di continuare a fare progressi in linea con una crescita degli utili relativamente robusta. Crediamo che questa visione sia la più vicina a quella delle principali Banche Centrali, come la Fed”, spiega l’esperto di BNY Mellon IM.

Nella prospettiva di Carmignac il rallentamento dell’economia globale dovrebbe rafforzarsi a causa di quattro aspetti negativi: quinta ondata di COVID, shock dei prezzi energetici e dei generi alimentari, rallentamento nel settore immobiliare cinese, e inasprimento monetario sui mercati emergenti e nei paesi anglosassoni. Per la casa di gestione francese, l’economia statunitense è meno vulnerabile a questi shock, e pertanto si intensificherà il suo andamento divergente in termini di inflazione rispetto agli altri Paesi mondiali. D’altro canto, la Fed non può più permettersi un atteggiamento attendista e l’avvio della normalizzazione monetaria comporterà nuovi rischi. “L’economia europea risente dell’aumento dei costi sulle importazioni di energia, e della propria dipendenza dalle catene di approvvigionamento industriali globali, ancora interrotte dalla pandemia. Tuttavia, contrariamente agli Stati Uniti, trarrà vantaggio dall’impulso fiscale positivo del piano NGEU”, fa notare Raphaël Gallardo. Infine, l’esperto mette in evidenza lo stretto legame tra l’andamento economico cinese e le politiche monetarie negli USA. “Data la correzione in atto nel settore immobiliare, la Cina necessita ancora di forti esportazioni per mantenere un’adeguata crescita del PIL. Di conseguenza, Pechino continuerà a opporsi all’apprezzamento del renminbi, accumulando asset esteri. Questi ultimi saranno in gran parte riciclati sul mercato dei Treasury statunitensi, rendendo più difficile l’opera di normalizzazione monetaria della Fed”, prevede.

Per William Davies, vice chief Investment Officer Globale, Columbia Threadneedle Investments quello che sta per arrivare sarà un anno di cambiamenti. “Veniamo da un periodo protratto di stimoli fiscali e monetari, e finché i rubinetti rimangono aperti gli investitori non si preoccupano di quanto i governi e le banche centrali spendano o delle dimensioni del deficit pubblico” spiega. Eppure, nonostante il passato, ora il cambiamento sta arrivando, “che lo si voglia o meno, e andiamo incontro a una fase di risanamento economico in cui i mercati e gli investitori dovranno fare i conti con l'impatto della riduzione degli stimoli fiscali. In quanto gestori attivi, siamo ben attrezzati per navigare questo contesto in evoluzione. Ci aspettiamo che la recente divergenza di performance del segmento growth rispetto a quello value diventerà più modesta. Continueremo a prediligere le aziende di qualità con buoni rendimenti di lungo termine e prassi solide sul fronte dei fattori ambientali, sociali e di governance (ESG), utilizzando le nostre capacità di ricerca di investimento” spiega l’esperto. Un altro tema da monitorare sarà quello relativo ai mercati emergente, sia sul fronte azionario che su quello obbligazionario. “Riteniamo che il 2022 sarà l'anno degli "astri nascenti" nel reddito fisso, in quanto molte società high yield verranno promosse e passeranno nella fascia investment grade” conclude Davies.

L’argomento più discusso sui mercati risulta dunque la fiammata dei prezzi che tuttavia secondo la view di DWS dovrebbe normalizzarsi nel corso dell’anno. "I problemi della catena di approvvigionamento dovrebbero gradualmente rientrare nel 2022, e con essi l'inflazione, anche se dovrebbe rimanere ben sopra il livello visto prima dello scoppio della pandemia", analizza Stefan Kreuzkamp. Per il prossimo anno l’esperto si aspetta che l'inflazione si attesti al 2,8% negli Stati Uniti, al 2,6% nella zona euro e al 2,2% in Cina e che le prospettive di crescita siano buone, anche se lo slancio dovrebbe rallentare. Si profila dunque una situazione impegnativa per le banche centrali con una strada per uscire da una politica monetaria estremamente allentata ancora lunga. “Negli Stati Uniti, la riduzione degli acquisti di obbligazioni dovrebbe essere completata entro la metà del 2022 e il primo rialzo dei tassi potrebbe arrivare nel quarto trimestre. In Europa, invece, non c'è ancora nessun rialzo dei tassi in vista, né l'anno prossimo né nel 2023”, conclude.

Qualsiasi scossone alle aspettative di inflazione colpirebbe sia i mercati obbligazionari che quelli azionari a detta di Benjamin Melman, Global CIO, Edmond de Rothschild Asset Management.

“Preferiamo correre dei rischi sui mercati azionari poiché, a differenza dei mercati obbligazionari, hanno un rialzo più evidente in caso di ripresa. Allo stesso modo, gli asset dei mercati emergenti vengono scambiate a valutazioni relativamente interessanti e a prima vista sembrano offrire opportunità” spiega. Nello specifico, sui mercati azionari, la società di sta concentrando su un approccio geografico e fattoriale ben bilanciato. “Le azioni giapponesi hanno sottoperformato nel 2021 e quindi hanno maggiori possibilità di rimbalzo poiché le società giapponesi sono maggiormente indebitate per il proseguimento della ripresa globale e beneficeranno anche di un pacchetto di stimoli. Anche l'inflazione giapponese è molto bassa, quindi è improbabile che i mercati vengano colpiti dall'inasprimento monetario se l'inflazione globale continuasse a salire” commenta Melman. Durante il prossimo anno, secondo l’esperto anche le azioni europee dovrebbero essere interessanti grazie a una politica monetaria accomodante e alla capacità delle aziende di catturare la storia della ripresa globale.

Guardando oltre le questioni geografiche, la società si sta concentrando sui temi di medio termine che la crisi del COVID-19 ha reso ancora più interessanti. “Si tratta dei Big Data e di digitalizzazione in accelerazione, del capitale umano in una forte mobilità del mercato del lavoro, dell’healthcare e transizione energetica che beneficeranno di ingenti flussi di investimenti”.

Sui mercati del reddito fisso bisogna continuare ad adoperare cautela sul debito societario e ancor di più sui titoli di Stato. “Preferiamo un approccio flessibile nell'ambiente fluido di oggi e ci stiamo concentrando su strumenti di durata più breve e debito finanziario subordinato” conclude.

Il 2022 potrebbe essere l'inizio di un nuovo periodo secolare di crescita nominale più forte del previsto secondo le stime di Richard Bernstein, CIO e CEO, RBA (società di iM Global Partner). “Gli investitori sembrano mal preparati per un tale ambiente e questo presenta opportunità. Preferiamo i settori che storicamente hanno sovraperformato quando la crescita nominale si è rafforzata: energia, finanza e industria. I beni di prima necessità potrebbero essere una buona "ruota di scorta" all'interno dei portafogli nel caso in cui la crescita rallenti inaspettatamente. Anche le azioni non statunitensi di paesi sensibili alla crescita statunitense sembrano interessanti. Le asset class favorevoli all'inflazione come materie prime, oro e immobili potrebbero presentare opportunità” commenta il CIO.

Nell’ambito del reddito fisso, secondo l’esperto la gestione attiva sarà vantaggiosa rispetto alle strategie passive. Le strategie flessibili che hanno la capacità di spostarsi tra qualità/durata/credito potrebbero essere più efficaci. Il tradizionale portafoglio 60/40 potrebbe essere messo in discussione. I Treasury sono stati le peggiori asset class sia negli anni '60 che negli anni '70. I rendimenti sono stati bassi e la volatilità elevata.

“Le strategie a lungo termine legate a tecnologia, innovazione, investimenti disruptive e venture capital, potrebbero essere le classi di attivi più rischiose. Quando i tassi di interesse salgono, le strategie di lunga durata sia nel mercato azionario che in quello obbligazionario tendono a sottoperformare. Le strategie azionarie di lunga durata sono però attualmente anche le strategie più popolari” conclude.

Analizzando lo stato di salute dell’Unione europea è possibile prevedere una ripresa molto accentuata nel 2022 e livelli di PIL in crescita. Secondo quanto evidenziato da Ronald Temple, co-head of multi-asset e head of Us Equity, Lazard Asset Management nel suo outlook “il prossimo anno, con l'eliminazione della carenza di semiconduttori, il settore manifatturiero dovrebbe trarne beneficio. I servizi probabilmente miglioreranno nettamente nel 2022 con una maggiore mobilità. Il 2022 potrebbe essere un anno di cambiamenti politici significativi. Il nuovo governo di coalizione tedesco potrebbe allentare il conservatorismo fiscale. È improbabile che le elezioni francesi portino a grandi cambiamenti, ma potrebbero essere un fattore di sorpresa” spiega l’esperto.

L'inflazione rimarrà ancora una sorvegliata speciale. Quella statunitense dovrebbe attestarsi su una media del 3% dal 2021 al 2023. “Il rischio di un'accelerazione brusca e sostenuta dell'inflazione rimane basso” secondo il professionista.

Le allocazioni del reddito fisso saranno probabilmente messe alla prova da curve di rendimento più ripide e per questo la differenziazione del mercato azionario probabilmente persisterà. Temple è convinto che in questo scenario, gli investitori debbano ampliare la portata degli investimenti alternativi attraverso i real asset per cercare di coprirsi dall’inflazione.

Ninety One sofferma la sua analisi sul tema della decarbonizzazione. “Gli sforzi per ridurre le emissioni di anidride carbonica continueranno nel 2022 ad alimentare la crescita di società selezionate che producono soluzioni per l’abbattimento della Co2. Vediamo molteplici opportunità, a cominciare dai settori dell'energia, dei trasporti, dell'alimentazione e dell'agricoltura”, evidenzia Deirdre Cooper. Nello scenario post COP26, uno degli aspetti più significativi secondo l’esperta è stato che l'attenzione si stesse già rivolgendo alla COP27, che si terrà in Egitto nel 2022. Ciò mostrerebbe quanto la decarbonizzazione stia dominando le agende dei policymaker e di conseguenza quanto questo trend sia diventato importante per gli investitori. I fattori chiave che lo sostegno secondo l’esperta sono: gli sviluppi normativi, i progressi tecnologici e i cambiamenti nelle preferenze dei consumatori “e tutti dovrebbero rimanere molto rilevanti nel 2022”, dice.

NN Investment Partners per il prossimo anno monitora tre elementi chiave: l’aumento dell’ingerenza dello Stato su questioni come gli investimenti pubblici, tassazioni e debito pubblico. In secondo luogo i livelli di inflazione e relativi tassi di interesse e infine la transizione verso un’economia più verde che creerà nuove opportunità di investimento. Da una prospettiva di asset allocation, Valentijn van Nieuwenhuijzen, chief Investment Officer della società, analizza che, nonostante l'incertezza, il contesto di mercato sarà ragionevolmente costruttivo per la crescita e gli asset rischiosi, per esempio le materie prime e le azioni. Nell’azionario, l’asset manager olandese propende per la zona euro, mentre riguardo alle materie prime, le quote di carbonio vengono considerate una nuova asset class interessante da esplorare. Sullo sfondo del quadro macro, i rendimenti USA dovrebbero aumentare moderatamente. NN IP prevede un rialzo dei rendimenti nella zona euro, anche se la BCE è in ritardo rispetto agli USA in termini di ciclo economico e politico. Con l'aumento dei rendimenti governativi, emerge invece una certa cautela sui Titoli di Stato.

Infine, uno sguardo all’Italia che mai come ora pare essere in un’ottima posizione,“le opportunità di crescita sono al loro livello più alto da molto tempo a questa parte. I principali freni per l'Italia per molti decenni sono stati l'alto livello di debito e il lento incremento della produttività; un percorso di crescita più sostenuto è l'unico modo politicamente praticabile in cui l'Italia può ridurre il suo debito sovrano” conclude l’esperto di NN IP.

Secondo Schroders l'emergere della variante Omicron aumenta il rischio di nuove restrizioni delle attività e di rinnovate perturbazioni dal lato dell'offerta. Ma nonostante ciò il 2022 dovrebbe essere un anno di recupero, anche se a un ritmo di crescita inferiore a quanto registrato finora: “Vediamo un raffreddamento della crescita man mano che il massiccio stimolo politico in risposta alla pandemia svanisce. Ci sarà il sostegno della spesa dei consumatori e delle imprese, ma la domanda globale è destinata a diminuire”, osserva Keith Wade. Secondo l’esperto, l'inflazione dovrebbe moderarsi nel corso del nuovo anno, ma probabilmente bisognerà aspettare il secondo semestre per confermare che l'aumento è stato transitorio. "Dopo un'impennata dell'attività nella prima metà del 2021, l’economia mondiale ha subito un vuoto d'aria nel terzo trimestre. I colli di bottiglia nelle catene di fornitura hanno fatto sì che i tempi di consegna aumentassero e le aziende hanno dovuto tagliare la produzione a causa della mancanza di pezzi. Come risultato, la crescita globale si è fermata, mentre l'inflazione è aumentata bruscamente”, illustra Wade. "La nostra visione a breve termine è che il rallentamento della crescita nel terzo trimestre sia temporaneo e che l'economia mondiale riacceleri nel trimestre in corso, guidata dagli Stati Uniti. Un allentamento dei problemi della catena di approvvigionamento sta sostenendo l'industria globale, dove gli ordini rimangono sostenuti”, conclude.

Secondo UBP il 2022 richiederà probabilmente la stessa agilità da parte degli investitori dell’anno che si sta per concludere. E ciò sarà particolarmente vero, quando il ciclo economico globale si normalizzerà dopo la fase di ripresa post-pandemica, sulla falsariga dei minicicli che hanno caratterizzato le riprese economiche sin dall’inizio degli anni Novanta. Per il gestore svizzero la prospettiva economica globale per il prossimo anno rimane nel segno della crescita (seppur in rallentamento): “Nel 2022 si attende una crescita dell’economia globale del 4% circa, dopo la brusca accelerazione che l’ha portata vicino al 6% nel 2021. La maggior parte delle economie ha recuperato la frenata della produzione causata dalla pandemia e il PIL ha raggiunto o già superato i livelli del 2019”, spiega Norman Villamin. L’inflazione che continua a salire, trainata dall’impennata dei prezzi dell’energia, proprio quando le banche centrali hanno dato il via a politiche monetarie restrittive e parlano di prossimi aumenti dei tassi è un fattore di incertezza da tenere in grande considerazione: “Riappare quindi lo spettro della stagflazione: una sfida per la politica economica, che dovrà trovare un equilibrio ancora migliore rispetto alle crisi precedenti, con un incremento della spesa pubblica e il sostegno delle Banche centrali per mantenere la crescita”, osserva.

Secondo UBS AM l’incertezza per la nuova variante del virus è destinata ad avere conseguenze sulle attività sul breve termine, ma alla lunga lo slancio economico costruito fino ad ora dovrebbe essere mantenuto. Gli indicatori del mercato azionario e i rendimenti dei titoli sovrani suggeriscono che gli investitori stanno sottovalutando la possibilità di una crescita economica sopra le aspettative. E in questo contesto, la casa di gestione raccomanda un’esposizione alle materie prime nei portafogli, che potrebbe rivelarsi utile per compensare il rischio per l’inflazione. “L’anno che si sta concludendo – grazie anche agli stimoli fiscali e alla campagna vaccinale che ha permesso la ripartenza dell’economia globale - può essere definito come l’anno della ripresa. Il 2022 partirà quindi da questi presupposti, portando però con sé anche una nuova consapevolezza: il ciclo economico che ci stiamo apprestando a vivere sarà molto diverso rispetto a quelli passati”. Con un elemento guida: “gli investimenti sostenibili continueranno a rappresentare una priorità”, dichiara Papini.

Con la ripresa economica globale prevista per il 2022, Joe Davis, global chief economist, Vanguard prevede che la crescita, sia negli Stati Uniti che nell'area euro si normalizzi al 4%, nel Regno Unito del 5,5% mentre in Cina le attese sono pari al 5%.

Come si sottolinea nelle previsioni pubblicate dalla società, il mercato del lavoro dovrebbe continuare a "restringersi" raggiungendo presto la piena occupazione e che gli effetti ciclici dell'offerta persisteranno sino all'inizio del 2022.  Secondo David l'inflazione tenderà ad aumentare per un po' di tempo prima di rallentare nella seconda metà del 2022.

"Le prospettive a lungo termine di Vanguard per i rendimenti degli asset globali per il 2022 e oltre rimangono prudenti, in particolare per le azioni, dove le valutazioni sono elevate e i bassi tassi d'interesse reali continuano ad agire come una forte attrazione gravitazionale sui rendimenti futuri. È importante che gli investitori non temano un decennio perduto per le azioni statunitensi, ma piuttosto un decennio a basso rendimento" spiega l'esperto. Per il reddito fisso invece i bassi tassi stanno a significare che gli investitori dovrebbero aspettarsi rendimenti più bassi. Il consiglio dell'esperto per gli investitori rimane quello di avere pazienza e resistere a eventuali periodi di sottoperformance, "crediamo che accettare un po' di rischio attivo offra l'opportunità di compensare i bassi rendimenti futuri".

Vontobel rimane a bordo del ‘carro’ dell'inflazione transitoria, come stimato dalle principali banche centrali. Secondo il gestore svizzero questo tema è fondamentale e rappresenta la base per la sua previsione di sostegno alle obbligazioni societarie dei mercati sviluppati. “Crediamo che le attuali pressioni che circondano le aspettative di inflazione dovrebbero ridursi con la transizione verso l'inizio del 2022”, analizza Mondher Bettaieb-Loriot. Per l’esperto questo ritracciamento porterà probabilmente le banche centrali più importanti, ovvero la Federal Reserve degli Stati Uniti, la Banca centrale europea e, in una certa misura, la Banca del Giappone, a continuare a essere pazienti quando si tratterà di alzare i tassi, poiché continuano a credere che la natura del picco di inflazione sia temporanea. “In assenza di un grave rallentamento globale e di un persistente superamento dell'inflazione prevediamo un ambiente favorevole per le obbligazioni societarie dei mercati sviluppati per realizzare un carry stabile nel 2022 - con una volatilità moderata degli spread e rendimenti totali positivi - dato che continuiamo a vivere nell'enigma del ‘lower for loger’ (e la persistenza di rendimenti reali negativi supporta anche questa tendenza a lungo termine)”, spiega.