Paesi emergenti: una nuova fase di crescita, ma la FED rimane decisiva

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immagine ceduta dall'entità

I paesi emergenti hanno ottenuto negli ultimi anni delle performance molto deludenti, soprattutto alla luce del rialzo dei mercati che ha carattterizzato gli Stati Uniti, il Giappone e anche l'Europa. Ciò è dovuto soprattutto ad un rallentamento significativo della crescita economica che è passata da tassi del 9-10% della Cina negli anni scorsi, a livelli attuali nettamente inferiori. Inoltre, alcune economie hanno raggiunto quello che puó essere considerato il limite di sviluppo in assenza di ulteriori riforme che possono far progredire il sistema-paese e raggiungere un'efficienza migliore.

A tutto ciò bisogna aggiungere quello che si è vericato l'anno scorso durante il mese di maggio, quando la Fed ha cominciato a far intravedere la possibilità di modificare la proprio politica monetaria particolarmente accomodante, con tutti i riflessi che ciò avrà sui flussi di investimento nei paesi emergenti. Secondo  Michele Cavagna, portfolio manager comparti fondi flessibili/total retur  per i mercati emergenti di Aletti Gestielle SGR, "si può giustificare il ribasso come un riposizionamento degli investitori nei confronti dei mercati che sembravano caratterizzati da una crescita continua ma che invece non lo sono. Per quanto siano stati fatti dei passi in avanti significativi negli ultimi anni soprattutto in paesi come l'Indonesia o l'India che erano caratterizzati da timori per il forte disavanzo delle partite corrrenti e del disavanzo fiscale, ed altri paesi che hanno subito dei cicli litorali giudicati positivamente dagli investitori come il Brasile che andrà alle urne ad ottobre e sul quale gli investitori nutrono delle forti speranze per un cambiamento per la linea di governo".

La crescita economica di questi paesi è ancora particolarmente debole, si è stabilizzata e non sta peggiorando ma finchè non si avrà un'accelerazione gli investitori continueranno a posizionare i propri flussi più sulla base delle aspettative di modifiche o di introduzione di riforme che su dati concreti.

"Il ciclo elettorale è stato fondamentale in questi ultimi mesi", sottolinea il gestore, "soprattutto per paesi come l'India che è risalita del 30% da inizio anno e su cui gli investitori ricominciano ad assegnare una specie di luna di miele al nuovo governo in carica indipendentemente dalle riforme che farà nei prossimi mesi. Anche la Turchia è passate per le urne ma l'attenzione è riposta sull'elezioni del prossimo ottobre in Brasile, che sarà il punto di riferimento per i prossimi mesi dell'universo emergente. Il Brasile è un caso particolare, in quanto come la Cina ha raggiunto il limite del proprio sviluppo economico, nel primo caso basato sui consumi mentre per il gigante asiatico è basato sugli investimenti, e a meno che un governo possa introdurre riforme significative, questo limite non permetterà di raggiungere quella crescita economica che ha caratterizzato il paese negli anni scorsi".

Le performance dei mercati negli ultimi mesi hanno subito dei rialzi significativi, soprattutto a partire dal mese di marzo, e durante aprile e maggio sia per un miglior clima internazionale sui mercati globali e che ha fatto si che alcune tensioni politiche come quelle in Russia e Ucraina, Tailandia ed anche in Argentina venissero tutto sommato superate senza forti scossoni sui mercati e per alcuni paesi si sono riportate sui livelli degli ultimi anni.

La valutaziione dei mercati in questo momento sconta ancora uno scenario particolarmente favorevole per quanto riguarda il rientro della politica monetaria da parte della FED. "In Aletti Gestielle, pensiamo che questo scenario sia un pò troppo ottimistico", spiega Cavagna, "soprattutto perché gli ultimi dati sulla crescita economica degli Stati Uniti e il possibile rialzo dell'inflazione tanto in USA come in Europa potrebbero far sì che la FED cominci prima del previsto a rialzare i tassi di interesse e anche l'entità del rialzo sarà superiore alle aspettative. In questo contesto, con la cresciate economica dei paesi emergenti ancora debole, e con i flussi di investimento che probabilmente verranno reindirizzati verso gli Stati Uniti, riteniamo che l'investimento nei peasi emergenti non sia caretterizzato da uno scenario di rischio/rendimento favorevole,  preferiamo quindi mantenere un approccio cauto", conclude.