È in arrivo una valanga di liquidità. Tanto per cominciare, a beneficiarne sono le banche sebbene, nelle migliori intenzioni della BCE, l’obiettivo sia quello di farla arrivare (almeno in parte) all’economia reale, dunque alle imprese e, a cascata, alle famiglie. Sta di fatto che oggi saranno annunciati i risultati della prima operazione di fondi chiamati in gergo tecnico Tltro (l’acronimo inglese di operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine) e, in tema di assegnazione, le stime viaggiano tra 260 e 400 miliardi di euro.
I numeri, per l’appunto, sono molto aggressivi: fino a 400 miliardi da qui a fine anno e altri 600 nei successivi due anni. In rampa di lancio, quindi, ecco in arrivo i tanto attesi finanziamenti targati BCE. Parte così la prima tranche di Tltro, ieri le banche dell’area euro hanno presentato le richieste alle banche centrali dei rispettivi paesi e oggi è giornata di assegnazione. “Dopo il taglio dei tassi, la BCE mette in campo un’altra potente arma dal suo arsenale per scongiurare lo spettro della deflazione”, spiega Massimo Baggiani, responsabile portfolio manager di Symphonia SGR. E continua: “Così, se tutto va come da programma, la banca centrale europea riapre i rubinetti del credito verso le banche che saranno vincolate a impiegare la liquidità per finanziare imprese e famiglie (esclusi i mutui). Draghi ha indicato che nell’arco dei due anni del programma Tltro l’iniezione di liquidità potrà arrivare a mille miliardi di euro e le maggiori richieste sono previste nelle prime due assegnazioni (oggi e il prossimo 4 dicembre). In prima fila le banche italiane. Nella prima asta di oggi dovrebbero essere previste richieste per circa 160-200 miliardi”, conclude il money manager.
Le aste di Tltro sono il primo tentativo con cui la BCE intende portar fuori dalle secche della deflazione e della crisi senza fine l’area euro; a seguire ci sarà l’acquisto di titoli ABS (asset backet securities), che in molti considerano (o sperano sia) un pre quantitative easing. Alle prime due aste le principali banche italiane parteciperanno chiedendo circa 37 miliardi. Ma arriveranno davvero alle imprese? Le perplessità non mancano dato che non è per forza immediato il legame tra i finanziamenti e il loro uso e sono in molti a temere il rischio che una parte di quei fondi distribuiti alle banche venga poi utilizzato per fare carry trade (e comprare titoli di Stato). Del resto, il massimo rischio che corrono le banche è di dover restituire prima del tempo i finanziamenti (dopo due anni invece che dopo quattro) con una verifica che non avverrà prima dell’aprile del 2016.
L’agenzia di rating Fitch, infatti, ha fatto sapere che queste manovre “rischiano di avere effetti limitati sul tanto invocato rilancio degli investimenti”. L’ammontare di questa prima ‘iniezione’ potrebbe anche raggiungere livelli di spettacolarità utili a un effetto mediatico. Ma secondo gli analisti di Fitch “è improbabile che impartiscano una svolta ai finanziamenti” dove servirebbe di più: nell’Europa meridionale. Secondo i dati della società di revisioni contabili Deloitte, secondo i dati del Financial Times, l’insieme delle società quotate nell’area di Europa, Medio oriente e Africa ha liquidità per mille miliardi di euro. Trattasi di 300 miliardi in più rispetto ai livelli del 2007, prima che esplodesse la crisi finanziaria globale. E solo nell’ultimo anno, le 1.200 società che compongono l’indice Bloomberg Emea hanno aggiunto ulteriori 47 miliardi di euro alle loro disponibilità di cassa. E il punto è proprio qui: perlopiù questi fondi non si muovono. Restano in cassa, fungono da riserva, o sono parcheggiati in investimenti finanziari di breve periodo.