“Incoraggiare le nuove generazioni a considerare la previdenza non come un obbligo lontano ma come una risorsa per il futuro”. L’obiettivo è chiaro. Sta alle istituzioni e agli attori della previdenza complementare trovare i “mezzi” per raggiungerlo. Il 25esimo anniversario dalla nascita di Fondo Pegaso, il fondo pensione complementare per i dipendenti delle imprese di servizi di pubblica utilità è stato occasione e, al tempo stesso, “laboratorio” di proposte in tal senso. Anche alla luce dei dati elencati da Lucia Anselmi, direttrice generale di Covip che, intervenuta nel corso della serata di lavori che si è svolta il 28 maggio a Roma, in dialogo con Massimo Giusti, vicepresidente di Pegaso, ha richiamato le cifre della previdenza complementare tra i giovani: gli under 35 non raggiungono il 20% della platea. “Ed è chiaro che quella è una generazione dalla quale ci si aspetterebbe una presenza molto più significativa” afferma Anselmi, sottolineando la necessità di mettere in atto una serie di operazioni non soltanto per “avvicinarla” ma anche per “vincere la diffidenza”.
Focalizzarsi sull’obiettivo
Tra le risposte, in primis, la DG indica la necessità di focalizzarsi sull’obiettivo: “Non possiamo che partire dalla previdenza di base. Gli under 35 devono sapere che il futuro pensionistico si costruisce nel presente. E su questo pesa la continuità lavorativa, il livello e la qualità della retribuzione”. In tal senso, “la previdenza complementare non è altro che uno strumento da affiancare alla previdenza di base il prima possibile, proprio per minimizzare il rischio di avere al momento della cessazione dell'attività lavorativa la sorpresa di una prestazione non adeguata rispetto ai propri bisogni o, quantomeno, non adeguata rispetto alle aspettative”. Anselmi riconosce lo sforzo compiuto dal settore in questi anni, tuttavia evidenzia anche una serie di criticità. In primis la necessità di porre le persone in condizione di compiere una scelta sul loro futuro previdenziale.
Il fattore tempo
“Se seguissimo questa ideale linea di ragionamento ci accorgeremmo che c'è un fattore che, oggi, rema contro: il fattore tempo. Non c'è un tempo da dare ai giovani per poter imparare, ragionare, capire e scegliere. E siccome, quando si parla di accumulazione finanziaria, il tempo ha un ruolo molto positivo se si è dentro, e un costo è implicito (quello dell’opportunità persa) se si resta fuori, per incoraggiare i giovani bisogna passare da interventi concreti”. Il richiamo va anche alle scelte del decisore politico, che può incoraggiare la partecipazione in diversi modi, ma anche in questo caso Anselmi ne individua due. In primis, “si discute di rilanciare una campagna di silenzio-assenso. Elemento che di per sé deve essere, tuttavia accompagnato “da una campagna informativa che consenta alle persone di capire qual è l'obiettivo che si vuole raggiungere”.
Rendite temporanee
Altro elemento è legato al crescente il ricorso, che si fa all'interno delle famiglie nell'iscrizione dei giovani. “Oggi nel sistema sono presenti circa 270 mila iscritti che hanno meno di vent’anno. Solo qualche anno fa queste figure non c’erano”. Questo responsabilizza, dall’altra parte, lo stesso sistema a offrire “qualità” anche ai propri iscritti più giovani e che consenta di “massimizzare la partecipazione”, anche attraverso una “massimizzazione del rendimento atteso netto”. Accanto a questo tema c’è quello “dell’onerosità della partecipazione” e quello legato alla fase di erogazione, “oggi troppo limitata alla scelta tra capitale e rendita”. In tal senso, tra le proposte, emerge anche quella di “un ampliamento delle opzioni di erogazione di quanto è stato accumulato che includono, secondo la nostra proposta, anche rendite temporanee”, soluzione, questa, che porta a “flessibilizzare” l'utilizzo del capitale e contribuisce alla creazione di fiducia da parte dei nuovi iscritti.
Una rotta che unisce
Quella che si è cercato di tracciare, nel corso dell’evento, insomma, è stata una “una rotta che unisce innovazione, flessibilità e solidarietà”, come sottolineato, in chiusura di lavori, da Luca Pasquadibisceglie, presidente del Fondo. Pasquadibisceglie ha ricordato come, tra i vari interventi, si sia data voce “a quattro speaker under 30 che, con le loro prospettive su intelligenza artificiale, sostenibilità, diversità, inclusione, educazione finanziaria e nuovi linguaggi ci hanno ricordato che il futuro non è un destino già scritto, ma un'opera da costruire giorno dopo giorno”; negli interventi delle sigle sindacali si è discusso di come il lavoro del futuro “saprà e dovrà coniugare uomo, tecnologia e rispetto per l'ambiente”, e si è riflettuto “su un welfare integrato capace di promuovere benessere globale e inclusività”. L’evento è stato occasione anche per la presentazione del nuovo logo del fondo. In sintesi, il confronto sulla previdenza del futuro, altro non è stato che l’occasione per ricordare come “la sicurezza economica sia un diritto solido per tutte le generazioni”.