Per difendersi dalla volatilità bisogna essere lucidi

Nell’analisi punta l’attenzione sui settori, piuttosto che sulla geografia. D’altronde l’89% del suo portafoglio è investito in titoli large cap del Vecchio Continente. “In questo momento per quanto riguarda i titoli che consideriamo difensivi siamo positivi sul farmaceutico, sulle telecomunicazioni, piuttosto che su sull’alimentare e sulle utilities”, dice Fabio Di Giansante, head of long/short European Equity di Pioneer Investments. 

“Sul fronte, invece, dei titoli ciclici valutiamo positivamente il settore della chimica e più in generale gli industriali europei”. Non per niente l’esposizione più alta al momento è sull’industria tedesca Bayer. Ma tra i primi dieci titoli quasi tutti appartengono a quei settori privilegiati. “Tutta la strategia d’investimento è guidata da un’attenta analisi bottom up dei fondamentali delle aziende che prendiamo in considerazione. 

Il nostro portafoglio è composto in gran parte da posizioni strategiche, che costruiamo in un’ottica di medio termine e per le quali puntiamo su quelle società che, secondo noi, nel settore in cui operano presentano un vantaggio competitivo, per posizionamento, per tecnologia proprietaria oppure perché sono first mover. Abbiamo anche delle posizioni tattiche, per le quali tendiamo a scegliere storie di ristrutturazioni che secondo noi sono destinate a concludersi con successo”, afferma Di Giansante.

L’analisi al primo posto

Il fondo in questione è il Pioneer Euroland Equity, un azionario che vanta quattro stelle Morningstar e che appartiene alla lista dei Consistenti Funds People. In un momento difficile per i mercati azionari, tra picchi di volatilità e rischi all’orizzonte, il manager non ha dubbi: “L’unica vera difesa dalla volatilità? La lucidità con cui viene eseguita l’analisi di ciascun titolo, unita al rigore del processo di investimento ed alla capacità di lavorare su un orizzonte temporale di medio periodo”, chiarisce. Anzi la volatilità va in qualche modo cavalcata. “Può essere un’opportunità per l’investitore professionale, che forte delle convinzioni derivanti dall’analisi dei fondamentali, può riuscire ad approfittare di situazioni tattiche che portano i titoli di alcune società – pur caratterizzati da un forte valore intrinseco – a raggiungere prezzi relativamente interessanti, rispetto alla crescita sottostante del business in cui queste aziende operano”, afferma. Poi racconta nel dettaglio il processo di selezione che il suo team adotta per investire in una determinata società.

“Il processo di investimento è in qualche modo figlio della filosofia del fondo: lavoriamo moltissimo sull’analisi dei fondamentali di tutte le società che prendiamo in considerazione. Il nostro obiettivo è cercare di capire se l’azienda presenta una crescita sostenibile nel medio periodo e se ha la capacità di generare un ritorno sul capitale investito superiore al costo del capitale stesso.

Ovviamente per noi è fondamentale che il mercato in qualche modo sottostimi questa capacità della società di generare ritorni, perché in questo caso, significa che stiamo analizzando un titolo con potenzialità interessanti in termini di performance”. Sarà per questo che l’errore che considera più grave è “l’incapacità a volte di riconoscere tempestivamente quando un investment case si è rivelato sbagliato e, di conseguenza, quando non si riduce prontamente il peso dell’investimento su un determinato titolo”. Accortezza prima di tutto, in buona sostanza. E la mossa più azzeccata? “La prossima” dice sorridendo.