Per Morningstar gli emergenti conquistano la fiducia

Cristo_Brasil
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A giugno, migliora decisamente il sentiment dei gestori sui mercati emergenti, sia azionari sia obbligazionari. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio mensile condotto da Morningstar tra le principali case di investimento che operano in Italia. Nel complesso, l’indice Morningstar Italy Investment Sentiment index (Miisi), costruito sulla base delle probabilità attribuite a diversi scenari (mercati in salita, stabili o in discesa) su un orizzonte di sei mesi, mostra che permane un atteggiamento favorevole alle Borse, soprattutto europee, mentre aumentano i gestori che prevedono un calo della divisa comunitaria rispetto al dollaro.

Eurozona, fiducia ai massimi

L’indicatore di sentiment sulle Borse dell’Eurozona sale a 75,2, il livello più alto dall’inizio dell’anno. Le misure annunciate dalla Banca centrale nell’ultima riunione hanno sorpreso in positivo i mercati. Gli analisti si attendono che possano tradursi in un aumento dei prestiti alle imprese e quindi in un trasferimento della liquidità all’economia reale che, seppur lentamente, sta registrando segnali di ripresa. Inoltre, il fatto che il presidente, Mario Draghi, abbia lasciato la porta aperta a nuove azioni per raggiungere l’obiettivo di un’inflazione inferiore (ma vicina) al 2%, è un ulteriore motivo di rassicurazione per gli operatori. Il mix di misure non convenzionali ha avvantaggiato soprattutto i listini periferici, tra cui Piazza Affari per la quale, il giudizio dei manager è allineato a quello del resto d’Europa.

Wall Street ha ancora benzina

A giugno, l’indice Miisi sulla Borsa statunitense è salito a 62,6 punti dai 59 di maggio. L’S&P500 continua a macinare record e gli analisti sono convinti che le valutazioni abbiano raggiunto valori equi (fair value). Tuttavia, le aspettative sugli utili rimangono positive e la volatilità dei mercati è in discesa. Infine, la politica monetaria accomodante favorisce gli asset rischiosi.

Tokyo ringrazia l’Abenomics

Migliora ulteriormente il sentiment sulla Borsa giapponese, salendo a 68,6 punti dai 64 di maggio. I prezzi sono attraenti e l’Abenomics (pacchetto di misure di stimolo all’economia e riforme strutturali) sta dando i suoi frutti nella direzione di un’uscita dalla deflazione e una crescita guidata dai consumi privati interni. Dopo la correzione subita dal listino nipponico all’inizio dell’anno, a causa delle prese di profitto, ora le condizioni sono favorevoli a un apprezzamento dei corsi azionari.

Borse emergenti pronte a ripartire

I mercati azionari emergenti passano da uno scenario improntato alla neutralità a uno rialzista. L’indice Miisi sale a 66,15 punti, il livello più alto da gennaio 2014. Nel 2013, i titoli hanno subito una correzione, accentuata dall’annuncio della fine della politica monetaria ultra-espansiva da parte della Federal Reserve, che li ha resi più attraenti dal punto di vista delle valutazioni.

Bond, non è più tempo di periferia

Le decisioni della Bce hanno avuto riflessi sul mercato dei titoli di Stato, dove è proseguita la marcia di avvicinamento dei titoli italiani e spagnoli al Bund tedesco, con la discesa dei rendimenti ai minimi storici. Come si legge in una nota di Exane Derivatives (Bnp Paribas), “Per un investitore internazionale, il debito periferico in euro (senza copertura dal rischio di cambio), soprattutto quello spagnolo e italiano, presenta un profilo di rischio/rendimento sempre meno interessante. Il calo del tasso di rendimento necessario per compensare quello dell'euro diventa impegnativo (dell'ordine di circa -40 punti base, per una riduzione del 3% del tasso di cambio Euro/dollaro). In questo contesto, nonostante il rialzo da inizio anno, l'high yield europeo e il debito emergente sono divenuti delle alternative più interessanti: sia per l'effetto carry (prendere a prestito denaro in paesi con bassi tassi per impiegarlo dove i rendimenti sono più alti, Ndr) sia per il maggiore potenziale di riduzione degli spread su livelli più elevati a fronte di un calo della volatilità delle valute emergenti”.

Per queste ragioni, l’indice di sentiment sui mercati obbligazionari emergenti è salito a 56,82 punti a giugno, dai precedenti 53, mentre lo scenario per il Btp decennale italiano rimane neutrale. Per quanto riguarda i titoli core, è in leggero aumento il Miisi per il Treasury americano (da 35 a 39,17), i cui prezzi sono sostenuti dagli acquisti degli investitori istituzionali.

Euro giù

A giugno, è peggiorato il sentiment sul cambio tra euro e dollaro, con un aumento dei gestori che si attendono un deprezzamento della divisa comunitaria. Nei mesi scorsi, l’euro aveva smentito le previsioni di un suo indebolimento, ma recentemente ha iniziato a perdere terreno. Le valute reagiscono in modo pronunciato alle decisioni di politica monetaria e un euro forte non aiuta il Vecchio continente ad uscire dalla crisi.

Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 3 e il 9 giugno, 25 gestori e strategist delle principali case di gestione e intermediazione operanti sul territorio. I partecipanti appartengono alle seguenti società: AcomeA, Aletti Gestielle, Bnp Paribas IP, Bny Mellon, Boost Etp, Carmignac Gestion, Consultinvest Sgr, Exane Derivatives, FIA AM, Financière de l’Echiquier, GAM, Generali Investment Europe, Investec AM, Investitori Sgr, La Française des Placements, Lemanik AM, M&G Investments, MoneyFarm Sim, Petercam Institutional AM, Pioneer Global AM, Sella Gestioni, Swiss&Global AM Sgr, Threadneedle Investments, Union Bancaire Privée, VG asset management.