Perché gli investitori non dovrebbero scartare un rialzo dei tassi a marzo

Yellen
International Monetary Fund, Flickr, Creative Commons

È dall’ultimo rialzo dei tassi di dicembre da parte della Fed che il mercato sta scontando altri due rialzi nel 2017. La prossima riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) è prevista per marzo e la probabilità implicita di un altro aumento del tasso ufficiale d’interesse è di circa il 25%. “Tuttavia, crediamo che le possibilità si aggirino intorno al 50%”, sostiene Rick Rieder, global Chief Investment Officer of fixed income di BlackRock.

L’esperto chiarisce che il suo scenario tipo non contempla un rialzo effettivo dei tassi nella prossima riunione del FOMC ma sottolinea che “un rialzo a marzo è ancora possibile”. Il pericolo, ancora una volta, è che “i mercati non stiano scontando come dovrebbero questa eventualità”.

Secondo Rieder sarebbero tre i motivi per cui restare vigili. In primo luogo, la Banca Centrale è molto vicina a rispettare il suo doppio mandato di controllo della stabilità dei prezzi (inflazione) e della creazione di posti di lavoro, dal momento che l’economia è molto vicino alla piena occupazione. “Ci aspettiamo che la forza del mercato del lavoro permetta che il tasso di disoccupazione scenda al di sotto del 4% entro la fine dell'anno, e che si crei una pressione al rialzo sui salari”, dice l’esperto. Nel frattempo, sottolinea che sia l’inflazione complessiva sia quella core sono già molto vicino al target della Fed del 2%.

La seconda ragione è la previsione che la crescita degli Stati Uniti aumenti di pari passo con la stabilizzazione la tematica della reflazione. Rieder si sofferma particolarmente sui settori della produzione di beni: “Sembrano emergere da una recessione di lungo termine, di ritorno al territorio positivo della crescita, e crediamo che questo recupero di produzione manifatturiera possa essere un fattore chiave della forte crescita degli Stati Uniti nel 2017”. Tuttavia, ciò che colpisce maggiormente l’esperto è che la fiducia sia del consumatore sia dell’impresa “è migliorata in modo significativo man mano che ha preso forma negli ultimi mesi lo scenario di un Paese guidato dalla reflazione”. L’esperto di BlackRock ci tiene a chiarire che normalmente non dà molta importanza a queste statistiche perché “l’opinione può cambiare velocemente e in modo inaspettato”, anche se specifica che “la persistenza di questo ottimismo è sorprendente” e crede che potrebbe tradursi in “un aumento della spesa per il prossimo anno a livello aziendale e tra le famiglie”.

L’ultimo elemento è il recente cambiamento di tono del FOMC, che ha sottolineato nel suo ultimo comunicato il miglioramento delle condizioni economiche. Nello specifico si legge che “l’attività economica ha continuato a espandersi a un ritmo moderato […] la creazione di posti di lavoro è rimasta solida e il tasso di disoccupazione si è mantenuto ai minimi recenti”, ricorda Rieder che riprende inoltre il riferimento al citato miglioramento della fiducia dei consumatori e delle imprese.

La posizione di BlackRock è che “le implicazioni di questo contesto economico per la politica monetaria non sono pienamente scontate nei mercati. I suoi operatori sono stati piuttosto lenti ad accettare la regolazione monetaria che implica la reflazione”. In conclusione: con la reflazione “potrebbe crearsi un ritmo moderatamente più veloce di normalizzazione di quello che molti si aspettano” e da qui la possibilità che la Fed alzi i tassi in occasione della riunione prevista per il mese di marzo. Se così dovesse essere, “probabilmente vedremo almeno tre rialzi quest’anno, sempre che i dati economici restino favorevoli”, conclude Rieder.

Mark Dowding, co-head of investment grade di BlueBay, vede un “potenziale margine per una sorpresa hawkish”. Se dovesse verificarsi, crede che si potrebbe assistere a un’ondata di vendite all’interno del posizionamento a breve durata e quindi “sarebbe più facile che i tassi fossero spinti al rialzo quando ciò accadrà”.

Dowding si sofferma, inoltre, sul fatto che “l’inflazione è aumentata sorprendentemente a livello globale, e in questo senso gli ultimi dati degli Stati Uniti si sono rivelati particolarmente positivi”,  per cui sostiene che non si sorprenderebbe se l’inflazione aumentasse oltre il 2,5%.

Anche Christophe Morel, chief economist di Groupama AM, si sofferma sul recente cambiamento di linguaggio adottato dalla Fed. In particolare, afferma che durante il suo recente discorso in Senato, Janet Yellen “ha mostrato senza dubbio un tono un po’ più aggressivo rispetto ai suoi interventi precedenti”, perché ha riconosciuto pubblicamente la crescita dei salari, il miglioramento del mercato del lavoro e un rialzo nelle aspettative di inflazione, ha chiarito che la Fed si aspetta un aumento nel tempo dei tassi di riferimento neutro e ha indicato che i rischi sotto i riflettori - cambiamenti nella politica fiscale, evoluzione della produttività, situazione internazionale - sono più tendenti al rialzo che al ribasso. Morel si sofferma anche sul fatto che, mentre nel discorso di gennaio della Yellen la politica monetaria era stata definita “moderatamente espansiva”, nel suo intervento al Senato è diventata “accomodante”.

Per il capo economista “un rialzo dei tassi a marzo sarebbe possibile se il rapporto sull’occupazione fosse eccellente”. Tuttavia, spiega, “ci sembra poco probabile perché potrebbe essere interpretato come troppo aggressivo, nel senso che porterebbe i mercati a prendere in considerazione un pacchetto di quattro aumenti dei tassi nel 2017”.