Perché la Svizzera ha abbandonato il tasso di cambio fisso e impatto sulle diverse asset class

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foto: autor Davidpc_, Flickr, creative commons

Da tre anni a questa parte, all'inizio sono state la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea a catturare tutti i riflettori. Poi si è aggiunta la Banca d'Inghilterra e la Banca del Giappone con una serie di colpi ad effetto: la prima per l'annuncio a sorpresa di una possibile anticipazione dell'aumento dei tassi di interesse e la seconda con il suo enorme piano di stimolo per rilanciare l'economia giapponese. A questo gruppo si è appena aggiunta una banca che è rimasta silenziosamente in secondo piano dal 2011 ad oggi: la Banca Nazionale Svizzera (SNB). Quattro anni fa, l'autorità monetaria elvetica aveva deciso di fissare un tetto al franco, affinchè non si scambiasse a più di 1,20 euro. Ricordiamo che nel 2011 la crisi del debito sovrano era in pieno auge, e venne adottata questa misura per affrontare il crescente apprezzamento della valuta svizzera verso la moneta europea. ll motivo era che durante la crisi, grandi flussi di capitale si muovevano dall’euro verso valute considerate rifugio, di cui il franco svizzero è emblema.

"Ma salvaguardare la parità del cambio era diventata una strategia sempre più costosa alla luce della crisi russa degli ultimi mesi: massicci flussi di capitale cercavano una fuga dal rublo verso investimenti più sicuri", afferma Tommaso Monicelli, professore ordinario di Economia all'Università Bocconi di Milano. "Era evidente che la Banca Centrale Svizzera non avrebbe potuto sostenere la parità troppo a lungo. L’imminenza della decisione della BCE sul QE ha fatto rompere gli indugi". L'entità, che presiede Thomas Jordan e che ha annunciato anche la riduzione del tasso sui depositi a -0,75% e, ha giustificato questa decisione affermando che la misurada adottata nel 2011 per prevenire l'eccessiva sopravvalutazione del franco ma che già nel 2015 la moneta è ritornata a livelli più ragionevoli.

Per John Greenwood, capo economista globale di Invesco “ la scelta della Banca Centrale Svizzera di abbandonare la politica di difesa del tasso di cambio ad 1,20 rispetto all’euro, ha rappresentato una mossa sensata, dopo sei mesi di deprezzamento dell’euro. Solo tre anni fa la SNB aveva adottato questo tetto perché il franco svizzero era stato sostenuto troppo dagli investitori preoccupati dalla crisi dell’euro”, spiega Greenwood, “minacciando così la produzione industriale svizzera (farmaceutica ed ingegneristica) oltre che il turismo”. Contrariamente a quanto molti possano pensare, mantenere un tetto al cambio non costa quasi nulla alla SNB: era sufficiente acquistare gli eccessi di euro e dollari sul mercato valutario svizzero, stampando franchi per far fronte agli acquisti. Considerando l’attuale avversità al rischio delle banche, questo non ha portato ad un rapido aumento della crescita della moneta circolante e del credito in Svizzera e non ha influito negativamente sull’inflazione, che la SNB prevede ad un livello di -0,1% nel 2015. “Pertanto, dice l’economista di Invesco, “il costo di tali operazioni sull’economia è stato trascurabile”. “Non si tratta di un grande cambiamento a livello mondiale”, conclude Greenwood, “un piccolo stato caratterizzato da un’economia aperta ha riaffermato la propria indipendenza, ma non si tratta nemmeno di un evento significativo per l’Eurozona: la BCE continuerà ad attuare i propri piani nel corso della prossima settimana, probabilmente con un’operazione di QE che sarà implementata con un certo ritardo, noncurante delle decisioni prese dalla Svizzera.

Che impatto ha questa decisione sulle diverse asset class?

Currency

Bill Street, responsabile investimenti EMEA di State Street Global Advisors, ha dichiarato: "ritenevamo costoso il franco svizzero prima che il limite al tasso di cambio euro/franco svizzero fosse rimosso e non abbiamo cambiato opinione. Dal punto di vista del carry, il nuovo tasso negativo fa sì che la moneta svizzera sia la meno attraente per gli investitori rispetto a tutte le altre valute del G10. Mentre l'inflazione core rimane attorno allo zero, un franco svizzero forte potrebbe contribuire alla deflazione e quindi continuare ad avere un impatto complessivo negativo sul mercato. Il binomio EUR / CHF è ancora difficile da valutare, date le aspettative per l’annuncio di un QE su larga scala da parte della BCE la prossima settimana. Abbiamo avuto la prova che la Banca Nazionale Svizzera è ancora disposta a intervenire sul cambio EUR / CHF. Per ora sembra soddisfatta, tuttavia sarebbe interessante vedere se la Banca Nazionale Svizzera interverrà in caso di una nuova rottura della parità”.

Equity

"Non vendete azioni svizzere ai livelli attuali". Così chiaro e conciso è Christoph Riniker, responsabile della strategia azionaria di Julius Baer. L'esperto ritiene che ora è un buon momento per comprare per gli investitori con l'avversione al rischio a causa del forte calo del mercato azionario svizzero dopo la liberazione del franco. Riniker ricorda che "gli investitori stranieri sono parzialmente coperti per queste perdite, dopo aver guadagnato per l'impatto di valuta." Tuttavia, egli ritiene che "data la forte esposizione di vendita internazionale di società svizzere, la dipendenza dei movimenti di prezzo del franco svizzero non deve essere sottovalutata".

Commodities

Il franco svizzero torna ad essere un valore rifiugio e richiama in scena ad un altro vecchio conoscente nei momenti di avversione al rischio, l'oro. In particolare, "a seguito dell'apprezzamento del franco svizzero, il prezzo dell'oro in franchi ha perso circa il 10%, fino ad arrivare  a 1.126 franchi per oncia," riassume Carsten Menke, analista di commodities di Julius Baer. L'esperto attribuisce inoltre, i guadagni dell'oro denominato in dollari ad una maggiore incertezza sui mercati finanziari. "Soprattutto nei mercati valutari, ci vorrà del tempo prima che le implicazioni finali diventano visibili, e ciò manterrà l'oro volatile", avverte. Menke aggiunge che il fatto che il franco sia tornato ad essere un valore rifiugio,  "dovrebbe ridurre potenzialmente il ricorso all' oro per gli investitori". Questa tesi dovrebbe essere sostenuta dai tassi d'interesse negativi stabiliti dalla SNB. Manteniamo la nostra visione ribassista di lungo termine, visto che la graduale ripresa economica dovrebbe continuare a pesare sulla domanda di oro come un valore rifugio", dice l'esperto.

Fixed Income

Da parte di Mirabaud danno due raccomandazioni riguardanti il mercato obbligazionario. In primo luogo, il consiglio è quello aumentare l'allocazione del debito in portafogli denominati in franchi, estendendo la durata. La seconda raccomendazione, per coprire il rischio di cambio, è quella di coprirsi parzialmente dalle fluttuazioni dell'euro per tornare a una posizione neutrale. Per David Stubbs di J.P.Morgan AM.  "la deflazione migliorerà i rendimenti reali nei prossimi trimestri, nonostante i tassi bassi." D'altra parte, osserva che "i titolari stranieri di obbligazioni denominate in franchi svizzeri si sono beneficiate dei moviment i delle valute e le aspettative di apprezzamento potrebbero sostenere la domanda di questi beni in futuro."