Pioneer, tra i potenziali acquirenti in testa la cordata di Poste italiane

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foto: autor Kokoro Pictures, Flickr, creative commons

Al termine del Consiglio di Amministrazione dello scorso giovedì tenutosi a Monaco di Baviera, UniCredit ha stretto le maglie dei potenziali acquirenti, ovvero dei soggetti interessati all’acquisto al braccio del risparmio gestito Pioneer Investments. E ne ha ammessi solo quattro, filtrando così le tante manifestazioni di interesse che vedevano in testa Generali, Poste Italiane, Anima Holding e Cassa depositi e prestiti, Amundi, Allianz, Axa, Macquarie, Franklin Templeton e Aberdeen.

Ora, secondo indiscrezioni di stampa, tra i potenziali acquirenti, in pole position c’è la cordata Poste che agisce in consorzio con Cassa Depositi e Prestiti e Anima Holding ma favoriti continuano a essere Generali, il gruppo francese Amundi e la compagnia assicurativa Axa. Pare che Amundi abbia formulato l’offerta economica più alta. UniCredit punta a raccogliere fino a 3 miliardi di euro dalla cessione di Pioneer che ha masse in gestione per 220 miliardi di euro. Entro fine ottobre sono attese le offerte vincolanti.

La cessione di Pioneer, così come quelle della polacca Bank Pekao e FinecoBank, rientra nelle possibili azioni di capital management che il nuovo ceo di UniCredit Jean Pierre Mustier sta valutando nell’ambito della strategic review che a fine novembre porterà a un nuovo piano strategico per la banca. Banca Generali ritorna nel perimetro UniCredit tanto che anche sul dossier FinecoBank, avrebbe manifestato un interesse. Ma sulla cessione pesa il nodo del prezzo. Il mandato per trattare è stato assegnato a Goldman Sachs. Anche Fineco potrebbe essere valutata all’incirca la stessa cifra di Pioneer, ovvero oltre 3 miliardi di euro. Ha fatto sapere un analista che preferisce rimanere anonimo che “se la vendita dovesse realizzarsi, l’intero business di Fineco si valorizzerebbe e UniCredit punta a una operazione tutta cash”.

Tutto ruota, in altre parole, attorno alla sua valutazione, in particolare a causa delle obbligazioni Unicredit che sono in pancia a Fineco e che, secondo gli analisti di Icbpi, rappresentano l’80% degli asset totali della banca multicanale. Che spiegano: “in caso di cambio di controllo, il portafoglio obbligazionario di FinecoBank cesserebbe di beneficiare del trattamento contabile e regolamentare favorevole derivante dal fatto di detenere il debito della controllante”. Generali ha a oggi proposto un’operazione carta contro carta nel tentativo di superare le divergenze sul prezzo mentre UniCredit vuole una transazione cash. E questo è un ostacolo.