PIR: anno nuovo, opportunità nuove

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Nine Köpfer, Unsplash

Il 2017 è stato un anno di grande fervore per l’industria del risparmio gestito grazie all’introduzione dei Piani individuali di risparmio sui quali i riflettori del settore sembrano destinati a rimanere accesi ancora a lungo. Recenti stime, infatti, hanno parlato di una raccolta vicina ai 9 miliardi di euro per il 2018. Insomma, nei prossimi mesi continueremo a sentir parlare di questa soluzione d’investimento che tanto piace agli italiani e per la quale è prevista qualche novità sia sul piano degli investimenti che su quello delle regole. A spiegarle è Francesca Cerminara, responsabile bond e valute di Zenit SGR.

Più diversificazione e benefici per le imprese

Con la Legge di bilancio 2018 viene aperta anche alle società immobiliari la possibilità di essere investimenti qualificati, ampliando così l’universo investibile e permettendo una maggiore diversificazione degli investimenti.  Ma non è tutto. Dal punto di vista delle regole di partecipazione, il dipartimento delle finanze del MEF offre un’interpretazione più flessibile sulle regole di movimentazione. “Rimangono invariati l’ammontare investibile massimo e il periodo di detenzione minimo dell’investimento pari a cinque anni ma si apre la possibilità di disinvestire un PIR senza perdere il beneficio fiscale qualora il controvalore venga reinvestito in un nuovo PIR”, commenta Cerminara. Un’opzione che Zenit offre ai propri clienti permettendogli di effettuare degli switch sui suoi due prodotti PIR compliant.  

“Se con i PIR si offre un beneficio fiscale all’investitore per finanziare l’impresa, quest'anno viene introdotto un beneficio fiscale all’impresa che va comunque anche a vantaggio dell’investitore”. Con la legge di bilancio 2018 si offre un credito d’imposta del 50% dei costi di consulenza a tutte le PMI che intendono quotarsi in Borsa. “Uno studio effettuato da IR Consulting sul mercato dell’AIM ha stimato che i costi legati a una IPO possono pesare circa l’11% sulla raccolta mentre con questo beneficio il costo si abbatterebbe al 5-6%”, spiega Cerminara.

“Se poi si calcola che è stato fissato un tetto di 500.000 euro per ogni impresa e che sono stati messi a budget 80 milioni di euro, nel triennio 2018-2020 potremmo assistere ad almeno 160 nuove IPO”. Un dato importante per gli investitori che hanno più possibilità per allocare le proprie risorse finanziarie. “Non dimentichiamo”, conclude l’esperta, “che un mercato ampio e liquido è un beneficio per tutto il sistema Paese”.