PIR, il 2018 si chiuderà decisamente sottotono

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Foto di Bernard Hermant, Unsplash

Un rallentamento si era già visto a fine secondo trimestre: i piani individuali di risparmio, secondo i dati Assogestioni, raccoglievano 1,3 miliardi (contro i 3,3 da inizio anno). A poco più di un mese dalla fine dell’anno, è possibile cominciare a tirare le prime somme del 2018, cercando di capire se questi strumenti, entrati in vigore con la legge di bilancio 2017, abbiano seguito il boom del primo anno.

A tracciare un primo quadro ci pensa Morningstar: secondo la sua banca dati, a fine ottobre sono censiti una settantina di fondi e cinque ETF conformi alla normativa PIR. “La maggior parte è classificata nella categoria Azionari Italia ed ha quindi una prevalente componente equity. Seguono i prodotti che rientrano nelle diverse tipologie bilanciate, soprattutto quelle con una quota predominante di obbligazioni (cosiddetti 'prudenti') e i moderati. I comparti tradizionali puramente obbligazionari sono solo due, uno diversificato e uno high yield (cui si aggiunge un ETF). Ci sono poi un paio di alternativi (Multistrategy e Long/short) e un Azionario Europa mid-cap”, dicono.

Guardando ai lanci dell’anno, rispetto al boom del 2017 che ha visto arrivare sul mercato circa cinquanta fondi, nei primi nove mesi i debutti sono molto inferiori, considerando che 13 erano prodotti già esistenti che sono diventati PIR-compliant. Se analizziamo poi la raccolta, la differenza è piuttosto evidente: il 2017 si chiudeva con flussi netti pari a circa 8,4 miliardi di euro. Nei primi nove mesi di quest’anno, invece, la raccolta di questi prodotti si è fermata a 3,3 miliardi, come già accennato. Difficile immaginare che questo quarto trimestre possa rivoluzionare i livelli di sottoscrizioni.

Il rallentamento probabilmente è anche dovuto alla volatilità dell’azionario italiano registrato quest’anno. La borsa ha subito diversi crolli, mentre lo spread saliva, soprattutto dopo la presentazione del Def di governo all’Unione Europea. Probabilmente questo ha fatto desistere gli investitori dalla categoria Azionari Italia. Ad ogni modo, secondo i dati Morningstar, i PIR che superano il miliardo di euro per masse gestite sono solo quattro: Mediolanum Flessibile Sviluppo Italia (2,44 miliardi di euro al 16 ottobre 2018), Amundi Risparmio (1,49 miliardi al 28 settembre), Mediolanum Flessibile Futuro Italia (1,38 miliardi al 16 ottobre) ed Eurizon Progetto Italia (1,31 miliardi al 28 settembre).

I sei ETF PIR

AmundiLyxor, Invesco e iShares. Sono i quattro emittenti che hanno seguito l’onda dei piani individuali di risparmio quotando in Piazza Affari i primi replicanti PIR compliant. In totale, oggi si contano sei ETF, di cui tre targati Lyxor. E proprio il primo prodotto lanciato da Lyxor, il Lyxor Ftse Italia mid cap PIR, è anche il più grande a livello di masse gestite con 314 milioni. Nel 2017 era stato campione di raccolta con circa 542 milioni di flussi netti, mentre da inizio anno segna riscatti netti pari a circa 208 milioni. L’asset manager francese è stato il più attivo in questa tipologia di prodotti. Non solo ha lanciato un secondo ETF azionario di questo tipo, il Lyxor Italia Equity PIR, ma anche uno obbligazionario, unico nel suo genere, il Lyxor Italia Bond PIR. Il primo, che ha debuttato il 12 maggio 2017, ha masse gestite per 12,6 milioni; il secondo, più giovane (il lancio risale al 6 febbraio 2018), ha un patrimonio di poco più di 9,7 milioni di euro (tutti i dati sono al 17 ottobre 2018). A guardare i risultati, tutti gli ETF PIR nel 2018 hanno però segnato rendimenti negativi.