Più colombe che falchi: nuova ondata di tagli dei tassi da parte delle banche centrali

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foto flickr: International Monetary Fund, Creative Commons

Una nuova banca centrale ha deciso di tagliare il prezzo ufficiale del denaro. Non è nessuna delle solite note, è la Banca centrale dell’India. Raghuram Rajan (nella foto), governatore della Reserve Bank of India (RBI), ha sorpreso i mercati nel ridurre i tassi d’interesse dal 7,25% al 6,75%, essendo il 7,25% il tasso previsto (il coefficiente di riserva è rimasto al 4%). Con questa è la quarta volta che Rajan riduce i tassi d’interesse in India nel 2015. Il team di analisi di Goldman Sachs AM dice anche che la RBI ha ridotto leggermente il suo obiettivo di crescita per l’anno fiscale 2016, dal 7,6% al 7,4%; ha giustificato questo provvedimento puntando sul fatto che l’attività sottostante continua ad essere debole a causa di una diminuzione delle esportazioni, un periodo più fragile di quel che ci si aspettava nella produzione industriale, nell'attività di investimento e per le poche precipitazioni. Si è ridotto anche l’obiettivo d’inflazione: la RBI stima che l'indice dei prezzi al consumo sarà del 5,8% a gennaio, di fronte al 6% stimato ad agosto, e rivede la previsione per il 2017 fino il 4,8%.

Ma perché questa misura ha un significato internazionale? Molti esperti l’hanno interpretato come un provvedimento in linea con l’ultima decisione della Fed: un modo di contrastare con l’impatto dei fattori esterni come la Cina, che in questo caso è anche l’altra grande economia della regione. Il team di analisi di Goldman Sachs ritiene che, tra le diverse ragioni sostenute dalla banca centrale, ci sono queste: l’influenza su l’inflazione del prezzo del cibo (parte molto importante del paniere in India), che a sua volta si è vista condizionata dai provvedimenti del governo per gestire l’offerta; la debolezza dell’attività globale e il sottoutilizzo della capacità industriali. La società di gestione ha elencato poi una serie di rischi per l’economia indiana: l’incremento programmato degli stipendi potrebbe supporre uno stimolo per la domanda interna, ma il governo non ha l’intenzione di cambiare la visione delle sue riforme in questo settore. Inoltre si è considerato il fatto che non c'è stata una trasmissione completa alle banche dei tagli dei tassi precedenti, perché il tasso del prestito è diminuito soltanto di 30 bps. Infine le aspettative sull’inflazione delle famiglie continuano ad avere doppia cifra, anche se la RBI ritiene che sia dovuto all'aumento del prezzo alimentare negli ultimi mesi. 

Il taglio di 50 bps nei tassi d’interesse è stato maggiore di quello che il mercato si aspettava, ma si tratta di una decisione corretta”, dice Leong Ling Jing, gestore di Aberdeen, che  insiste su un altro annuncio della RBI, l’incremento progressivo dell’investimento permesso su bonds indiani per i gestori di portafogli stranieri. Secondo il gestore “le due decisioni dovrebbero stimolare i flussi”. Sottolinea che allo stesso tempo “sono indicativi della maggior fiducia che la RBI ha nella robustezza dei mercati di capitale in India. Il Paese, soprattutto se paragonato con i mercati emergenti, ha registrato dei flussi di capitale stabili che sono stati affiancati dall’investimento estero diretto e dalla compra di bonds”. Leon Ling Jing pensa che la RBI in futuro potrebbe realizzare nuovi tagli ai tassi “sapendo della debolezza della crescita mondiale e dei prezzi delle materie prime”. Tuttavia, chiarisce, “è probabile che mantenga un atteggiamento prudente fino a raggiungere l’obiettivo provvisorio d’inflazione del 5% e all’obiettivo finale del 4%”, il quale dovrebbe essere una copertura a medio termine per l'azionario indiano. “Frattanto, il taglio dei tassi di oggi è positivo per la crescita, poiché, com'è successo in passato, le banche private trasferiranno i benefici dei tagli in accordo con l’intenzione dell’amministrazione di stimolare una maggiore concorrenza interna”, conclude l’esperto.

“La decisione è stata progettata per fornire una maggiore garanzia all’economia di fronte all’agitazione globale e alla veloce riduzione dell’inflazione”, sostiene Aidan Yao, analista di  AXA IM. Scontando la possibilità che si produca uno shock sostanziale, si aspetta invece che la RBI mantenga gli stessi tassi per il resto dell’anno. “Il percorso a lungo termine della sua politica sarà sottoposto al raggiungimento dell'obiettivo d’inflazione del 5% per il 2016/2017”, ritiene Yao che dice che l’autorità monetaria “continuerà l'inclinazione accomodante nel prossimo anno”.

La sorpresa norvegese

L'RBI non è stata l’unica banca centrale che di recente ha ridotto i tassi, in un movimento che ricorda leggermente quello d’inizio anno (in due mesi si sono verificati 20 riduzioni dei tassi in tutto il mondo). Lo hanno fatto anche le banche centrali dell'Australia, del Canada e della Novergia. La Norges Bank ha realizzato il taglio più clamoroso, una riduzione di 25 bp, fissando il prezzo ufficiale del denaro al minimo storico del 0,75%. Laurent Clavel, analista di AXA IM, ritiene che il comunicato della banca lascia la porta aperta in futuro a più tagli, “per cui di fatto le proiezioni suggeriscono più stimoli monetari per il 2016”.

In più, ritiene che anche se la banca centrale svedese, il Riksbank, questo mese mantenesse il tasso d’interesse invariato, c'è la possibilità che amplii il proprio programma di QE, di 135 miliardi di SEK in debito sovrano, che è cominciato a febbraio e vuole estendere fino alla fine del 2015. L’esperto crede che, “con l’inflazione bassa e pressione rialzista sul tasso di cambio, sia probabile che si attivino misure più flessibili (riduzione dei tassi, QE, intervento sulle divise) in Scandinavia”. Questi provvedimenti, in ogni caso, “possono continuare ad alimentare la galoppate inflazione immobiliare in Norvegia e Svezia”.

Digestione della Fed

Nel frattempo, i mercati continuano ad assimilare il nuovo annuncio della Fed sui criteri che terrà in conto per determinare la direzione dei tassi d’interesse. Franklin Templeton Investments si fa portavoce delle dichiarazioni di vari membri del Federal Open Market Committee (FOMC) realizzate la scorsa settimana. E nello specifico la previsione di John Williams, presidente della Fed di San Francisco, secondo cui i tassi aumenteranno quest’anno. Anche Dennis Lockhart, presidente della Fed di Atlanta, ha lo stesso punto di vista. “Sembra che adesso ci sia un poco più di chiarezza sul pensiero della Fed che a questo punto aumenterà i tassi quest’anno”, concludono dalla società, al tempo stesso ricordano che il FOMC ha due riunioni in sospeso: il 27 e 28 ottobre e il 15 e 16 dicembre 2015.