Di certo non vi è nulla tranne, forse, il taglio dei tassi di 25 punti base da parte della BCE, in occasione della prossima riunione in agenda per giovedì 17 ottobre.
"Dal momento che l'inflazione sembra essere tornata sotto controllo, ci aspettiamo che l'attenzione dei policymaker si sposti perlopiù verso l'attività economica e l'occupazione. Tuttavia, i funzionari non sono del tutto soddisfatti dell'attenuazione delle pressioni inflazionistiche generate a livello nazionale", spiega Felix Feather, economista di abrdn.
Secondo l'esperto, la Banca centrale europea per ora rimarrà cauta e non annuncerà rapidi tagli dei tassi, nonostante il deterioramento delle prospettive di crescita a breve termine della zona. "Di conseguenza, per il momento i singoli tagli dei tassi saranno probabilmente limitati a incrementi di 25 pb, con possibili pause tra un taglio e l'altro", prosegue.
Inoltre, con il taglio di ottobre la BCE si troverebbe a ridurre i tassi per due riunioni consecutive, "il che rappresenta un'accelerazione del ritmo di allentamento", sottolinea Michael Krautzberger, Global CIO Fixed Income di AllianzGI.
Ancora un taglio prima della fine dell'anno
L'esperto dunque, nonostante Lagarde verosimilmente sottolineerà che le prossime decisioni dipenderanno dai dati, ritiene altamente probabile un ulteriore taglio a dicembre. "È probabile che i tagli rafforzino la tendenza all'irripidimento della curva dei rendimenti che stiamo osservando nei mercati dei titoli di Stato", ammette.
Tomasz Wieladek, Chief European economist di T. Rowe Price ricorda come solo un paio di settimane fa, questo risultato non era atteso né dai mercati né dai policymaker. "Ciò che è cambiato oggi rispetto ad allora è l'indebolimento dei principali sondaggi aziendali, in particolare i PMI di settembre. L'indebolimento dell'inflazione dei servizi sullo IAPC a settembre ha poi sigillato l'accordo", ci tiene a rimarcare. L'esperto sottolinea come il mercato del lavoro rimanga teso, il tasso di disoccupazione ai minimi storici e la fiducia dei consumatori molto forte e in aumento. "Ciò significa che la BCE probabilmente continuerà a indicare che i tagli saranno decisi riunione per riunione, non solo perché potrebbe voler mantenere l'opzionalità nel processo decisionale in futuro. Ma anche perché l'opportunità di tagli sequenziali dei tassi non è così ovvia come nei precedenti cicli di tagli sequenziali", commenta.
Ultimamente si è discusso sul perché la BCE si sia resa conto così tardi che l'equilibrio dei rischi tra inflazione e crescita si è spostato. "Potrebbe avere a che fare con lo stile di leadership orientato al consenso della presidente Lagarde. Tuttavia, la costruzione del consenso richiede tempo, tanto che la BCE sembra reagire più tardi ai punti di svolta economici rispetto ad altre banche centrali", dice Karsten Junius, CFA, Chief economist di J. Safra Sarasin. "La sua lenta uscita dalla politica di quantitative easing e la sua risposta ritardata allo shock inflazionistico globale del 2022, insieme alla sua posizione eccessivamente restrittiva per combattere l'inflazione, mostrano chiaramente gli svantaggi di questo orientamento al consenso", ammette.
L'esperto, inoltre, ricorda come la BCE sia meno influente nella comunità delle banche centrali globali di quanto potrebbe essere date le sue dimensioni e le sue risorse. "Sembra invece seguire le altre banche centrali. Decidere più lentamente di altri potrebbe avere il vantaggio di commettere meno errori. Allo stesso tempo, però, spesso implica la necessità di intraprendere azioni più incisive in un secondo momento. Ciò rende la politica della BCE più volatile del necessario", conclude.