Porro (Jupiter  AM): “L’obiettivo di lungo termine è diventare un punto di riferimento per gli investitori italiani nella gestione attiva”

Andrea Porro_news
Andrea Porro. Foto concessa (Jupiter AM)

Un punto di riferimento per gli investitori italiani nel mondo della gestione attiva. È questo, in sintesi, il principale proposito di Andrea Porro. Il professionista, in Jupiter AM dal 2016, alla fine dello scorso anno è stato nominato come nuovo Country head per l’Italia della società.

“Questo rappresenta per noi l'obiettivo di più lungo termine. Per quel che riguarda invece la conoscenza del brand da parte del cliente finale, nonostante siamo in Italia da relativamente poco, quasi sette anni, il nostro posizionamento è già molto buono”, spiega Porro raggiunto da FundsPeople negli uffici di Milano che ospitano un team di cinque persone.  

In questi anni, a detta del professionista, la crescita è stata constante poiché si partiva già da una base solida. “La nostra è una realtà che ha alle spalle tanti anni di storia estremamente peculiare, siamo un gestore attivo senza una view della casa, con una solida base nel Regno Unito ma che con il tempo si è fatta sempre più internazionale”.  

Il valore della gestione attiva

Il 2023 secondo Porro potrebbe essere l’anno di svolta per la gestione attiva. “Torna la consapevolezza del valore aggiunto rappresentato proprio dall’essere gestori attivi. Questo è un elemento veramente importante da sottolineare, dopo anni in cui l'intervento delle banche centrali e le dinamiche del mercato hanno di fatto spostato l'attenzione su fattori macroeconomici. Si può tornare a fare la differenza su tutte le asset class, dopo un anno molto difficile com’è stato il 2022 per i mercati in generale”, spiega.

Invece, dal punto di vista più squisitamente del business, Porro sottolinea due leve. “Da una parte stiamo continuando a crescere sul mercato istituzionale e questa è una cosa molto importante perché ovviamente noi nasciamo con un DNA molto diverso e questo completa la nostra offerta. Dall’altra parte c’è la volontà di crescere dal punto di vista geografico, l’obiettivo è quello di proseguire con una crescita internazionale, puntando sull’Italia come uno dei mercato principali”, rivela.

Quello dei canali distributivi rappresenta per tutta l’industria un terreno di confronto particolarmente rilevante. “Negli ultimi anni abbiamo notato un cambiamento sostanziale, con il venir meno di tante distinzioni prestabilite e rigide che si avevano in passato”, commenta.

Un tempo il processo distributivo era chiaro e graduale, “adesso in qualche modo il mercato si sovrappone, con l’espansione del ruolo del fund selector che ora non è più strettamente legato alle logiche del singolo canale distributivo”, prosegue il professionista di Jupiter AM.

Un altro aspetto da sottolineare è quello della competitività che caratterizza il  mercato, in particolar modo quello nostrano. “Quello italiano è un mercato che per per lo stock di risparmio estremamente elevato e la soddisfazione che ha dato a tanti attori dell’asset management è finito per diventare uno di quelli centrali in cui tutti vogliono operare direttamente o indirettamente. Quindi anche dal punto di vista dei prodotti è sempre più raro riuscire a offrire qualcosa di veramente innovativo o diverso”, ammette Porro. Dunque, la carta vincente per una società del risparmio è disporre di prodotti distintivi, quindi con un chiaro posizionamento, assieme al fornire un buon servizio al cliente.

In questo senso,  uno dei prodotti che ha meglio ha rappresentato l’offerta di Jupiter in questi anni sul mercato italiano è il Jupiter Dynamic Bond, fondo che ha ottenuto il Rating FundsPeople 2023 e gestito da Ariel Bezalel. “Il successo delle nostre strategie flagship ci ha permesso di dare visibilità al resto della nostra offerta, in un’ottica di diversificazione, concetto che ha una grande importanza sia per noi come asset manager che per i nostri clienti”, aggiunge. Non avendo una view della casa, nell’asset manager britannico ha sempre prevalso l’idea di pluralità “tante voci unite in un unico investment floor a Londra”. Il mercato italiano si distingue per alcune caratteristiche: l’avversione al rischio e un approccio conservativo. Ma nonostante questo, è stato uno degli hub in cui sono nate delle tendenze che poi si sono propagate anche nel resto del mercato europeo.

Gestione passiva, un prezioso alleato

Per un gestore attivo, la controparte passiva potrebbe rappresentare una sorta di “minaccia”. Non è così per Porro che spiega “la gestione passiva è una componente complementare del portafoglio. Avere un approccio che separi alfa e beta e che possa affiancare al passivo strategie con una forte connotazione attiva, per noi rappresenta una dinamica di diversificazione molto sana”.

Inoltre, come si diceva all’inizio, quest'anno sarà uno degli anni giusti per dimostrare che la gestione attiva ha un valore aggiunto e quindi “andiamo a complemento non in sovrapposizione della passiva”, aggiunge.

Un altro importante proposito è quello di aiutare i propri clienti nella costruzione di un portafoglio che possa essere il più possibile resistente e diversificato. Due caratterizzazioni che, come ha insegnatolo scorso anno, in uno scenario di mercati incerti diventano fondamentali. “E in questo senso uno dei temi su cui stiamo prestando attenzione sono i metalli monetari, quindi oro e argento. Veniamo da un periodo di inflazione estremamente alta, abbiamo visto acquisti storici dello scorso anno da parte delle principali banche centrali proprio in questi mercati”, commenta.

Sostenibilità e cautela

Si parlava prima di un fondo flagship per Jupiter. Lo scorso anno è stato lanciato il Jupiter Dynamic Bond ESG è lo strumento che canalizza la visione ‘verde’ del team di Bezalel, nonostante il suo fratello maggiore fosse già ben consapevole della rilevanza dei fattori ESG.

Dal punto di vista della classificazione tra articolo 8 e 9 quello di Andrea Porro e, in generale, di Jupiter è un approccio cauto. “Siamo partiti da lontano, nel 1988, con la gamma ecology che oggi è classificata articolo 9, a testimonianza del fatto che l’attenzione per l’ESG è sempre stata nel nostro DNA”, spiega. La regolamentazione in questo senso gioca un ruolo di primissimo piano e fondamentali saranno gli sviluppo in questo senso nel prossimo futuro, per chiarire le zone d’ombra, intensificare il controllo sul greenwashing ma anche rendere più facile la reportistica e utilizzare sempre più un linguaggio comune tanto in favore degli asset manager quanto del cliente finale.