Portafogli, si stima che il 65% della ricchezza passerà in eredità

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La mancanza di cultura finanziaria ha costi troppo onerosi per la macchina pubblicae per il singolo investitore, tanto che si invoca un coordinamento unico da parte dello Stato. Lo conferma la ricerca condotta dall’istituto Demia e realizzata per Assogestioni dal titolo "I risparmiatori senior" che mostra come il 75 % dei risparmiatori senior (nati cioè tra il 1941 e il 1970) chiede allo Stato, alle istituzioni finanziarie e alla scuola un più incisivo intervento per l’alfabetizzazione finanziaria del Paese. “I risparmiatori oggi hanno compiuto un passo avanti, avendo migliorato il proprio portafoglio di investimento passando dai Btp al mondo gestito”, sottolinea Alessandro Varaldo, (nella foto) ad di Amundi SGR. “E il trend proseguirà con un allargamento del portafoglio e quindi una maggiore diversificazione. Gli analisti prevedono che confluiranno nel gestito 200 miliardi. Ora noi abbiamo il compito di agire con la finanza comportamentale per evitare i bias cognitivi e costruire un portafoglio con un orizzonte temporale non di breve ma di lungo termine”.

Dall’indagine emerge che la generazione di chi investe ritiene che oggi rispetto al passato è molto più difficile risparmiare e soprattutto avere costanza nel risparmio (85% del panel) e se risulta difficile risparmiare ancora di più è l'investimento, visto che per il 72% trovare tassi di interessi adeguati e per il 68% sentirsi sicuro rispetto ai propri investimenti, è oggi molto più complesso. Il 38% dei senior risparmia per i figli, in quanto si rende conto delle difficoltà che essi si trovano a vivere, mentre 31% per se stessi, e la propria pensione. Gli investitori sono quindi preoccupati per se stessi, ma lo sono di più per la generazione futura. Si stima infatti che il 65% della ricchezza passerà in eredità.

Per Andrea Ghidoni, di Ubi Pramerica SGR, “l’educazione finanziaria è fondamentale visto che i dati ci dicono che i rispondenti alla ricerca valutano la propria preparazione non sufficiente, così come quella dei propri amici e dei figli ma buona parte di loro gestiscono i propri risparmi autonomamente”. Infatti il 21% fa da solo, il 29% si rivolge al partner; mentre solo il 29% si rivolge alla banca e il 18% ai consulenti bancari e assicurativi. E tra coloro che si affidano a una gestione professionale, la maggior parte attua una delega in bianco: nonostante siano connessi alla rete per il 93% attraverso un pc, il 78% dichiara di voler avere un contatto di persona con il proprio consulente per pianificare i propri investimenti. “Ciò che emerge dall’indagine è la domanda di una maggiore alfabetizzazione finanziaria: una richiesta che come Assogestioni non possiamo lasciare sospesa”, conclude Walter Ottolenghi, presidente del comitato comunicazione di Assogestioni.