Un’analisi di Candriam mette in luce che aggiungendo il 30% di strategie alternative il portafoglio classico migliora sia sui parametri di rendimento che su quelli di rischio.
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Il classico portafoglio 60/40 può essere migliorato grazie alle strategie alternative. Queste soluzioni, un tempo accessibili solo agli istituzionali, nel tempo sono state rese disponibili agli investitori finali dando nuova linfa al modo tradizionale di concepire un portafoglio diversificato. Una ricerca di Steeve Brument, global head of Alternative Investments di Candriam, conferma questa tesi. L'esperto ha analizzato l’andamento di portafogli modello dal 1990 a oggi, mettendo in luce che l'introduzione del 30% di strategie alternative (con un mix che varia a seconda del regime economico) ottimizza il profilo del portafoglio tradizionale, sia sui parametri di rendimento che su quelli di rischio. La conclusione è che quindi: il portafoglio 40/30/30 è una valida alternativa al classico 60/40.
L’analisi
La casa di gestione mette a confronto le performance storiche del portafoglio modello 60/40 e di una serie di portafogli ottimizzati che, partendo dal portafoglio 60/40, introducono un 30% di strategie alternative, cioè un mix dei quattro principali stili di strategie degli hedge fund (Global Macro, Directional, Event-Driven e Relative Value) e una strategia diversificata di fondi di fondi hedge.
Più nel dettaglio, la metodologia utilizzata è stata la seguente: adottando il modello di costruzione del portafoglio media-varianza di Markowitz e partendo dal portafoglio di riferimento 60/40, si effettuano una serie di ottimizzazioni vincolate del portafoglio succitato, con le seguenti caratteristiche:
- Il portafoglio di riferimento ha un peso compreso tra il 70% e il 90%;
- Le strategie alternative hanno un peso totale fino al 30%, con un minimo del 2,5% su ciascun segmento per garantire una diversificazione sufficiente all'interno del segmento alternativo;
- Le strategie alternative sono rappresentate dai seguenti indici: Indice BARCCTA (Global Macro e Direzionale), Indice HFRIEDI (Event-Driven), Indice HFRIEMNI (Equity Market Neutral, che rappresenta strategie di valore relativo), l'indice HFRIFOF (Fondi di fondi).
I risultati
Guardando a un arco temporale che parte dal il 1990 e arriva ad oggi, il confronto evidenzia che, a sostanziale parità di rendimento annualizzato, un portafoglio che avesse incluso il 30% di strategie alternative (7,5% CTA, 6,6% Event-Driven, 13,4% Equity Market Neutral e 2,5% Fondo di fondi) avrebbe migliorato lo Sharpe Ratio del portafoglio 60/40 (0,48 vs. 0,36) e abbassato il Max Drawdown (29,57% vs 36,93%). In altre parole, a parità di rendimento, rispetto al portafoglio 60/40 un portafoglio 40/30/30 così costruito avrebbe ridotto la volatilità del 2,3% e il drawdown massimo del 7,36 per cento.
L’arco temporale ultratrentennale è certamente significativo. Ma va riconosciuto che se si riduce al periodo 2009 - oggi, il tradizionale portafoglio 60/40 ha registrato una performance eccezionale, un risultato che non può essere eguagliato quando si introducono asset alternativi diversificati.
L’apparente anomalia è legata al fatto che questo arco temporale è stato dominato dal paradigma ‘whatever it takes’ e l’intervento delle banche centrali ha creato un contesto di mercato unico, che si è concluso con il 2022. Ma se l’analisi si concentra non sul puro rendimento ma sul miglior profilo rendimento/rischio, allora anche in questo caso l’introduzione di strategie alternative offre un risultato interessante. Ecco:
L'indice di Sharpe più alto in questo periodo (0,68) è raggiunto da un portafoglio composto dal 70% di Portafoglio di riferimento, 5,1% di CTA, 19,9% di Event-Driven, 2,5% di Equity Market Neutral e 2,5% di Fund of Fondi. Come vediamo nella tabella, questa allocazione migliora solo marginalmente lo Sharpe Ratio; il miglioramento più significativo si ottiene con la riduzione del drawdown massimo (16,93% anziché 21,73%), cioè a un calo massimo del 22 per cento.