Post Election Day: le prospettive per le maggiori asset class

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Rednuht, Flickr, creative commons

In un’America divisa e in fibrillazione per la corsa presidenziale, due sono le cose finora davvero certe. La prima è che l’ondata blu dei democratici (ipotizzata dai sondaggi, nazionali ed internazionali) non c’è stata. La seconda è che gli stessi sondaggi (così come quattro anni fa) non funzionano. Tra Joe Biden e l’uscente Donald Trump i giochi sembrano ormai fatti in favore del candidato democratico, ma con ogni probabilità la battaglia legale riguardante in particolare il voto per posta durerà ancora per giorni. Tuttavia il mercato sembra mantenere i nervi saldi: le borse europee, dopo una partenza in netto calo, hanno chiuso la giornata di ieri tutte in positivo, mentre il dollaro si rafforza sulle altre valute (il peso messicano ha sofferto fortemente con perdite temporaneamente di quasi il 4%). Bene anche Wall Street. In rialzo anche i treasury americani.

Eppure l’incertezza domina, benché nel corso del tardo pomeriggio il mercato sembra scommettere su una soluzione più rapida, visto il leggere vantaggio di Biden che guadagna il Wisconsin e sembra favorito in Michigan. “Commentare i mercati adesso è poco utile” dicono gli esperti di Eurizon. “La vittoria facile di Biden ipotizzata dai sondaggi non si sta materializzando, non nel voto ‘in presenza’. Trump si è aggiudicato molti degli Stati che erano considerati ‘Swing’ (in bilico tra i due candidati) in base ai sondaggi. Ma è probabile che alla fine il risultato sarà determinato da chi si aggiudicherà i 20 grandi elettori della Pennsylvania". Trump non appare certo sconfitto, "ma il voto postale potrebbe ribaltare le cose”, dicono gli esperti di Eurizon. Per contare tutti i voti potrebbero però volerci alcuni giorni. Nel frattempo, Biden si è pronunciato dicendo di attendere il conto di ogni scheda. Trump, invece, ha già evocato la truffa e il ricorso alla Corte Costituzionale.

Uno sguardo alle asset class nel post Election Day

Nonostante, dunque, l’esito ad ora ancora sospeso (con il rischio di un severo e lungo conflitto legale) per gli analisti di Generali Investments qualche considerazione per le principali asset class può essere già delineata. “Nel breve termine, l’andamento dei rendimenti Usa sarà in gran parte legato all'evoluzione politica. Il rischio di una severa controversia, la minore probabilità di un massiccio stimolo fiscale e la difficile situazione legata al Covid sostengono lo scenario di rendimenti stabili o inferiori. Oltre la fine dell'anno, i fattori fondamentali (vaccino, crescita, offerta) probabilmente spingeranno i rendimenti”, fanno sapere.

La mancata vittoria dei democratici al Senato ridurrebbe di molto, infatti, le probabilità di un importante stimolo fiscale (2 mila miliardi di dollari). Tuttavia, un pacchetto di dimensioni più piccole (fino a mille miliardi) rimane fattibile anche con un Congresso diviso. Al contrario, con un Senato repubblicano, qualsiasi inasprimento normativo e aumento delle tasse apparirebbe molto meno probabile. Guardando ai mercati azionari l’asset managment sottolinea perciò come l'esito della corsa al Senato riduca notevolmente la probabilità di un brusco cambiamento delle tasse e della regolamentazione, “che avrebbe potuto mettere sotto pressione i settori finanziario, energetico, pharma e tecnologia. Allo stesso modo, la prospettiva di una spinta fiscale molto più ridotta, sotto un Congresso diviso, può indurre una rotazione più lenta da growth a value (finanziari in particolare) e ciclici, o dagli Stati Uniti e dal Nasdaq agli indici ex-Usa, soprattutto l'Europa. Tassi più bassi dovrebbero continuare a sostenere le valutazioni, in particolare per lo stile growth. Anche senza un'onda blu, i temi globali (Esg, energie rinnovabili, digitale, fintech, invecchiamento della popolazione, infrastrutture, ecc.) continueranno ad attirare l'attenzione degli investitori”.

Per quanto riguarda invece il mercato del credito, gli esperti di Generali Investments riconoscono come la bassa probabilità di un’onda blu sia meno positiva di quanto si aspettassero inizialmente. "Di conseguenza adottiamo una posizione leggermente più cauta, con prospettive future ancora positive, ma in gran parte indirizzate verso titoli investment grade grazie al sostegno della banca centrale. Per il segmento high yield è necessaria maggiore chiarezza, anche se un Senato repubblicano significherebbe anche meno pressione sui produttori di gas di scisto, settore che è protagonista dei default negli Stati Uniti”. Sui mercati emergenti, invece, la questione principale ruota attorno all’idea di politica estera americana: “Gli esportatori di materie prime e i paesi del CCG potrebbero beneficiare in caso di vittoria di Trump”, dicono. “Detto questo, il posizionamento era limitato prima delle elezioni e, date le incertezze, il movimento dovrebbe essere contenuto. La questione principale per i mercati emergenti rimane il cambiamento o meno nella geopolitica Usa, nelle relazioni con la Cina e alcuni grandi paesi emergenti. In questa misura, manteniamo le nostre prospettive positive sui titoli sovrani dei mercati emergenti, ma con una preferenza per i titoli IG rispetto a HY”.