Donald Trump presidente. I mercati sono troppo ottimisti?

trump_inauguration
foto: Thomas Cizauskas, Creative Commons, Flickr

Se l’arrivo di Barack Obama alla Casa Bianca nel 2009 è stata una pietra miliare nella storia di un Paese che per la prima volta si trovava ad avere il suo primo presidente afroamericano, alla cerimonia di apertura ufficiale della nuova amministrazione è stato lo stesso Donald Trump a voler sottolineare il cambiamento di registro del suo mandato: "Non stiamo semplicemente trasfererendo il potere da un’Amministrazione all’altra o da un partito all’altro, stiamo trasferendo il potere di Washington DC a voi, il popolo americano”. Nel suo discorso inaugurale il tycoon utilizzava un mix di frasi populiste e nazionaliste per far capire al mondo cosa aspettarsi dagli Stati Uniti nei prossimi quattro anni. Sui mercati la reazione più importante è stata quella del peso messicano, che si posizionava come la valuta con il miglior andamento rispetto al dollaro, salendo fino ad 1,8%. Le principali borse americane hanno registrato poi leggeri rialzi. Le reazioni alle parole di Trump da questa parte del mondo saranno visibili nel corso di questa giornata, visto che il discorso si è tenuto quando già le borse europee erano chiuse.

Didier Saint-Georges, membro del Comitato Investimenti di Carmignac, analizza le differenze nella percezione del nuovo mandato negli Stati Uniti rispetto al resto delle aree geografiche. Negli USA "il mondo degli affari vede le cose in maniere semplice: Trump, l'uomo d'affari diventato presidente, rappresenta il ritorno della supremazia del capitalismo, che porterà, tra le altre cose, tagli alle tasse, regolamenti più permissivi e incentivi per gli investimenti”. Ma anche “come una forma palesemente mercantilista del capitalismo, volto a promuovere la creazione di ricchezza negli Stati Uniti". Per queste ragioni, per Saint-Georges non c’è nessuna sorpresa rispetto ai già buoni indicatori di fiducia dei consumatori e delle aziende, fin dallo scorso 9 novembre. La situazione è diversa per i mercati finanziari: “"Sebbene la promessa di accelerare il ciclo economico degli Stati Uniti inizia a riflettersi sui mercati azionari - in particolare nei suoi settori più ciclici -  e sul dollaro, la forza di questi movimenti può creare un proprio antidoto", afferma. Probabilmente l’esperto di Carmignac crede che la ripresa del ciclo economico “potrebbe cominciare a svanire nella seconda metà dell'anno, dal momento che settori come l’energia, le risorse e la manifattura hanno registrato unna performance molto forte nel corso dell'ultimo anno." La sua conclusione è che "i mercati finanziari potrebbero essere tentati di cominciare a raccogliere i profitti nei prossimi mesi".

"Il 2017 è cominciato sull’onda di vari movimenti contraddittori, che devono essere chiariti per far sì che le prospettive di mercato vengano soddisfatte. L'ottimismo è aumentato rapidamente e subito dopo le elezioni americane, allo stesso tempo, l'incertezza è rimasta a livelli elevati. Come al solito, i mercati vanno oltre i fatti e scontano una crescita maggiore nel 2017", afferma Witold Bahrke, macro strategist senior di Nordea AM. L’esperto spiega che l’ottimismo "richiede un certo livello di certezza per realizzarsi in investimenti concreti, assunzioni e quindi in crescita". In conclusione o l'ottimismo o l’incertezza devono diminuire: "Quanto più a lungo l'incertezza rimarrà a livelli elevati, maggiore sarà la probabilità di delusione nei mercati finanziari”.

Brendan Mulhern, strategist globale in Newton (parte di BNY Mellon IM), spiega che "il comportamento delle borse dopo il risultato delle elezioni USA suggerisce che, in generale, gli investitori si aspettano che l'amministrazione Trump, formata da figure dell'industria e del mondo della finanza, riesca a spingere verso una crescita economica reale e un aumento dell'inflazione". Mulhern ricorda che "i mercati hanno già mostrato una maggiore propensione al rischio prima della vittoria di Trump, e che già avevano scontato livelli più elevati di crescita e inflazione in risposta al miglioramento dei dati economici globali". Il primo passo fatto da Trump subito dopo aver giurato è stato simbolico: firmare un decreto esecutivo per limitare l’Obamacare. Senza entrare nel merito della questione, l’esperto di Newton afferma che se le proposte di Trump vengono analizzate in maniera isolata, è possibile che possano “sembrare reflazionistiche (o inflazionistiche) per gli Stati Uniti, almeno per qualche tempo”. Tuttavia, ritiene che "è difficile che i tagli alle tasse, gli incentivi fiscali e le altre misure proposte possano essere approvate prima del quarto trimestre del 2017".

Cosa c’è e cosa non c’è di reale

"Molti dei problemi che Trump e i repubblicani del Congresso vogliono risolvere nel 2017 sono di natura complessa e richiedono tempo, anche con la maggioranza repubblicana in entrambe le camere del Congresso", concorda Libby Cantrill, a capo delle politiche pubbliche di PIMCO. A suo parere, "c’è la possibilità che alcuni di questi temi in agenda vengano posticipati al 2018”. Cantrill comincia dallo smantellamento dell’Obamacare. Anche se il nuovo presidente è perfettamente in linea con il partito repubblicano sulla necessità di sostituirlo, l'esperto spiega che "c'è meno accordo su ciò che verrà dopo la sua cancellazione", nel senso che Trump e alcuni repubblicani chiedono la sua abrogazione e sostituzione, mentre altri sono a favore di una revoca e dopo di ritardarne la decisione.

"Se la proposta di Trump sarà accettata - cosa più probabile -  ci sarebbero delle ripercussioni sul resto della sua agenda", prevede Cantrill, che si basa sul fatto che "la legislazione sanitaria è notoriamente complessa e richiede tempo; per approvare l’Obamacare il Congreso ha impiegato 14 mesi, dopo più di 100 udienze al Senato e 80 alla Casa Bianca. E nonostante questo l’Obamacare è passato solo coi voti dei democratici”. A questo bisogna aggiungere che le commissioni incaricate per progettare la sostituzione della legge dovranno inoltre affrontare la riforma fiscale, "un altro progetto difficile”Anche su questa seconda riforma, l'esperto mette in evidenza la mancanza di consenso: "I repubblicani alla Casa Bianca vogliono procedere con una riforma delle imposte alle persone fisiche e alle società, mentre Trump ha avanzato un piano che si concentra sulla riduzione delle tasse”. "La riforma fiscale è notoriamente più difficile e più lunga di una riduzione delle tasse”, conclude Cantrill.