Prodotti ESG: attenzione al ‘greenwashing’

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kzgunea Erandio, Flickr, creative commons

I fondi socialmente responsabili riscuotono sempre maggior successo tra gli investitori. Ma quanto siamo effettivamente certi che quello che consideriamo un prodotto esg in realtà non lo sia? Occorre porre molta attenzione ad eventuali operazioni di greenwashing, cioè l’insieme di attività o politiche messe in atto per cercare di ritrarre la propria offerta fondi secondo criteri ESG, al fine di attirare più clientela. Infatti una recente notizia del Financial Times ha riportato una lista compilata dal l'UNPRI (United Nations Principles for Responsible Investment) di 185 investitori che potrebbero essere esclusi dal gruppo dei firmatari dei Principi per l’investimento responsabile a causa di un potenziale greenwashing. Per una corretta selezione di investimenti ESG diviene fondamentale ed imprescindibile fare delle accurate analisi.

A tal proposito Sebastien Thevoux-Chabuel, ESG analyst/portfolio manager di Comgest commenta che: “conduciamo ricerche approfondite in modo da distinguere quelle realtà che a nostro avviso hanno un approccio ESG serio e trasparente. Crediamo non abbia senso sostenere di fare engagement se un titolo viene tenuto in portafoglio mediamente per un anno o meno. Approfondire la frequenza del turnover del portafoglio è un buon inizio per valutare quanto davvero l’approccio ESG sia importante per migliorare il profilo rischio/rendimento degli investimenti di un gestore”, aggiunge.

Un altro aspetto importante è capire se le ricerche sui criteri ESG sono proprietarie o si basano su provider esterni. Thevoux-Chabuel spiega che “non esiste alternativa alla ricerca interna se le tematiche ESG sono di primaria importanza, proprio come sarebbe difficile per un gestore veramente attivo basare la propria opinione e le proprie azioni solamente sulla ricerca di broker, senza utilizzare competenze proprie. Inoltre, a nostro avviso, una delle prime responsabilità di un investitore è quella di votare. Infatti, il diritto di voto di un investitore può dare un segnale forte o addirittura forzare il cambiamento nel consiglio di amministrazione, in particolare quando esso viene esercitato con una chiara spiegazione della sua logica. Di conseguenza, un investimento responsabile e sostenibile dovrebbe in teoria risultare in portafogli che si discostano e sono in una posizione migliore rispetto ai benchmark comparativi, in termini di varie metriche ESG, come l’impatto ambientale, la creazione netta di posti di lavoro o le aliquote fiscali che le società in portafoglio pagano rispetto alle imposte dovute. Se i portafogli non rispondono a queste caratteristiche "responsabili", è plausibile che il portafoglio stesso sia oggetto di greenwashing”, conclude l’esperto.

Secondo Manuel Noia, country manager per l’Italia di Pictet Asset Management “Le società che migliorano le proprie credenziali di sostenibilità possono generare rendimenti significativi. Alcuni studi associano ai criteri ESG una ridotta volatilità degli utili e un aumento del ROE, che a lungo termine dovrebbe sostenere le valutazioni di mercato. Per gli investitori questo tende a tradursi in un calo della volatilità dei rendimenti. I timori legati agli ESG influiscono anche sul costo del capitale sia azionario che obbligazionario Standard & Poor’s ha citato i rischi ambientali come uno dei principali motivi delle revisioni dei rating effettuate su 299 aziende su un periodo di due anni”.

Anche Noia ritiene che siano necessarie delle attente analisi, in particolare gli investimenti sostenibili dovranno basarsi sulla selezione di di aziende solide e ‘a prova di futuro, soprattutto saper individuare quelle società che hanno saputo evitare un intervento imprevisto delle autorità, potenzialmente oneroso. “Le società tecnologiche, per esempio, stanno già rafforzando i controlli sulla privacy dei dati; in futuro potrebbero autoregolamentare i propri contenuti e collaborare con i governi sui temi legati alla sicurezza nazionale. I produttori di alimenti e bevande sono chiamati a ottemperare alle disposizioni in tema di salute pubblica tramite tasse sul cibo spazzatura e target per l’apporto calorico. L’ascesa dei criteri ESG non si ferma qui. Le tasse sui robot potrebbero compensare la perdita di posti di lavoro dovuta all'automazione e le società potrebbero svolgere un ruolo significativo nel garantire un reddito minimo per combattere le disuguaglianze. Esiste quindi la possibilità di creare un circolo virtuoso, dove l’attenzione alla sostenibilità premi aziende e investitori e mitighi parte delle tensioni attualmente in atto a livello globale: ma ciò sarà possibile solo se i criteri ESG non resteranno semplici parole, ma verranno applicati efficacemente. Le sfide da affrontare includono la necessità di una rendicontazione standardizzata e rigorosa per le aziende pubbliche e private che misuri accuratamente gli obiettivi di sostenibilità”, conclude.