Prospettive azionarie europee: cosa aspettarsi dal 2017

Charles Clegg, Flickr, Creative Commons
Charles Clegg, Flickr, Creative Commons

Il 2016 è stato un anno difficile per i gestori attivi, con una scarsa dispersione nei mercati e con performance derivanti in primo luogo dalla rotazione settoriale piuttosto che dalla scelta dei singoli nomi. È stato un anno dove i mercati hanno sorpreso e contraddetto ogni tipo di previsione o aspettativa, e il 2017 non sembra certamente da meno, in termini di altri possibili colpi di scena, visto il folto calendario di appuntamenti politici che si terranno in Europa, tra elezioni in Germania, Olanda, Francia ed eventualmente anche in Italia.

Sono quindi diverse le domande che affliggono costantemente i professionisti del settore su cosa potrà accadere nel 2017, ovvero se l’Europa continuerà a rimanere in un ambiente caratterizzato da rendimenti più bassi per periodo di tempo più lunghi, o se il grado e la misura della rotazione settoriale che si può osservare oggi sull’azionario europeo continuerà ad essere una caratteristica predominante nel prossimo anno, o ancora, come reagiranno i mercati alle prossime tornate elettorali, considerate le forti reazioni scatenate dalla Brexit e dalle elezioni americane, e se ci sarà una hard o una soft Brexit.

Molteplici sono quindi i quesiti al riguardo. Mike Buhl-Nielsen, gestore presso Jupiter AM, accenna una previsione sul posizionamento della società nei prossimi mesi, “nel tentativo di costruire un portafoglio che dovrebbe essere “resiliente” rispetto a una serie di esiti diversi, cercheremo di continuare a partecipare ai rialzi dei mercati e di attenuare la partecipazione ai ribassi”. L’esperto inoltre spiega, “se volessimo osare una previsione, sarebbe che alcuni di questi trend potrebbero attenuarsi nel corso del tempo. In quest’ottica, non vediamo ragioni per cambiare radicalmente la nostra esposizione netta o lorda, ma siamo ben lontani dall’essere fermi sulle nostre posizioni. Continuiamo a cercare opportunità d’investimento su posizioni lunghe o corte facendo valutazioni caso per caso, un metodo che abbiamo iniziato ad adottare subito dopo il voto della Brexit. Continuiamo a credere che gli investitori che investono nel lungo periodo e che continuano a focalizzarsi principalmente sui fondamentali societari, possono sfruttare a proprio vantaggio i cambiamenti nel sentiment dei mercati per generare valore nel lungo periodo”.

Salman Ahmed, chief investment strategist di Lombard Odier Investment Managers, afferma che “sul fronte azionario, i titoli Usa sembrano in una posizione migliore rispetto agli omologhi europei, da una parte per la possibilità che nelle elezioni previste per i prossimi 12-18 mesi possano prevalere i voti populisti a danno dell’Unione Europea, che con l’attuale struttura politica non sarebbe in grado di far fronte a uno choc di questo tipo, dall’altra perché gli Stati Uniti possono vantare un policy mix migliore a livello macro”.

Infine, Dominic Rossi, global chief investment officer Azionario di Fidelity International, spiega che “le prospettive riguardanti i mercati azionari degli altri Paesi sviluppati  sono sostenute del fatto che la crescita economica globale trarrà vantaggio da un rafforzamento dell’economia USA. Siamo agli inizi di una nuova ripresa dell’attività e i mercati sviluppati hanno margine per beneficiare di un movimento rialzista supportato dalla crescita globale, tenendo conto del protezionismo come principale fattore di rischio. I mercati europei saranno avvantaggiati dal miglioramento del contesto di crescita, anche se è prevedibile una certa volatilità dovuta a ragioni politiche con l’avvicinarsi delle elezioni in Francia, Paesi Bassi e Germania”.