Quanto è esposta l'Italia verso la Grecia?

4138171350_624dbf8c76_z
foto: autor the rik pics, Flickr, creative commons

L’esposizione verso Atene delle banche italiane è bassa. E il peso del paese ellenico sui loro bilanci è pari allo 0,03% del totale attivi in Italia e allo 0,16% di quelli in Germania. Gli istituti di credito, però, temono possibili effetti indiretti, come per esempio il rialzo dello spread BTP-Bund. E, secondo le stime di Mediobanca Securities, questo impatto potrebbe dare i suoi effetti sui conti del secondo trimestre, soprattutto sul fronte del capitale. Nel dettaglio, ogni riduzione dell’1% del prezzo dei BTP a quattro anni (che è la duration media dell’esposizione delle banche italiane) erode il capitale Cet 1 di 25 punti base, con massimi di 35 punti per MPS e Creval. Il 29 giugno il prezzo del BTP con scadenza dicembre 2019 è calato dello 0,8%, vicino quindi all’ipotesi di Mediobanca.

Ora bisogna vedere se le paure dei mercati potrebbero essere spazzate via da un sì al referendum greco, peraltro l’esito più probabile secondo i sondaggi e da progressi nella strada dell’integrazione europea. Gli investitori continuano a pensare che la crisi greca troverà una soluzione last minute favorevole. E sono in molti, tra esperti, gestori ed economisti, che proprio in questi giorni stanno parlando di Grecia come occasione d’acquisto. Gli analisti di Barclays, per esempio, dicono che “l’attuale crisi greca, qualunque sia l’esito, probabilmente non danneggerà le prospettive di medio-lungo termine per i mercati azionari europei. Lo stesso dicasi per UBS che vedono nei ribassi addirittura “delle opportunità d’acquisto”. La maggior parte, insomma, è convinta che se non venisse trovato l’accordo e la Grecia dovesse uscire dall’euro per i mercati europei il problema sarebbe comunque contenuto. Per il momento, però, a vincere è l’incertezza e questo di per sé non piace agli investitori. Il programma Bce, definito per far risalire l’inflazione, ha l’effetto di contenere il contagio attraverso ingenti acquisti di titoli (per 60 miliardi al mese, di cui 45 pubblici). Inoltre Francoforte ha fatto sapere che a giugno il ritmo degli acquisti sarebbe aumentato in vista della pausa estiva. E ha predisposto dal 2012 anche la protezione del piano OMT: non è mai stato attuato, ma prevede acquisti illimitati di titoli di Stato in caso di emergenza, anche se a fronte di un programma di riforme.

Ma quanto è esposta l’Italia verso la Grecia? Ha un’esposizione diretta (35,9 miliardi, di cui 25,7 attraverso garanzie Efsf e 10,2 di prestiti bilaterali, con effetti lontani nel tempo). L’esposizione diretta delle banche italiane non è preoccupante: è pari a 1,3 miliardi, di cui circa 400 milioni verso titoli di Stato greci, secondo i dati BRI. Gli istituti francesi sono esposti per 1,6 miliardi, mentre quelli tedeschi arrivano a 13,2 miliardi (di cui solo 219 milioni in bond sovrani): cifre pressochè azzerate rispetto all’esposizione che le banche francesi e tedesche avevano prima del piano di aiuti alla Grecia. Oggi oltre il 75% del debito di Atene è detenuto da BCE, UE e FMI.

Ora a prendere la scena è il timore di entrare nel grande buio rappresentato da un’ipotetica uscita di un Paese dall’Eurozona, che farebbe aumentare i dubbi anche sugli altri Stati, con conseguenze per i costi di finanziamento. Inoltre l’uscita della Grecia dall'euro avrebbe corposi effetti sull’economia reale, ovvero sulla fiducia di imprese e consumatori e sull’economia europea. Per questi timori, sottolineano gli esperti, “la volatilità resterà probabilmente piuttosto elevata fino al giorno del referendum, soprattutto per i titoli bancari”. Di certo, aprirebbe scenari imprevedibili e, per riprendere le parole del presidente della BCE Mario Draghi, con l’uscita della Grecia dall’euro “si entrerebbe in un territorio inesplorato”.