Regno Unito, Boris Johnson si dimette. Le (poche) incertezze dei mercati

downing street
Nick Kane (Unsplash)

Tanto tuonò che piovve. Il premier britannico Boris Johnson ha annunciato ieri, 7 luglio, le sue dimissioni da leader del partito conservatore e dal governo, precisando tuttavia che rimarrà in carica fino a quando il partito Tory non avrà scelto il nuovo leader. Il premier dimissionario ha affermato che il processo comincerà subito e che il calendario per l'elezione sarà reso noto già la prossima settimana.

Sterlina osservata speciale

L'incertezza politica tende a riflettersi sulle valute. La sterlina non fa eccezione anche se "ha registrato un modesto deprezzamento dall'inizio della settimana" spiega Laura Foll, UK portfolio manager di Janus Henderson. "In un'ottica di più lungo periodo - afferma l'esperta -, la valuta britannica continua a essere scambiata a un livello significativamente più basso rispetto a quello precedente al voto sulla Brexit nel 2016, per cui ogni ulteriore indebolimento esaspera le tendenze preesistenti, ad esempio aumentando il prezzo dei beni importati e quindi esercitando un'ulteriore pressione al rialzo sull'inflazione, il che non è positivo visti gli attuali livelli di quest’ultima"

Non soltanto considerazioni sulle valute. L'incertezza politica arriva in un momento in cui il sentiment nei confronti dei titoli azionari britannici è già non particolarmente positivo, spiega Foll "come dimostrano le valutazioni delle società britanniche, in molti casi più basse rispetto a quelle estere, e i recenti dati sui flussi netti delle azioni britanniche". Potrebbe accadere che, una volta insediato un nuovo leader, "il rischio politico aggiuntivo percepito associato all’azionario del Regno Unito venga eliminato. In questo modo, l'incertezza politica che ha costituito parte dell'incognita sui titoli azionari del Regno Unito viene 'superata'" afferma la portfolio manager.  

Un nuovo candidato

Eppure le conseguenze delle dimissioni del premier dovrebbero avere un impatto limitato nei mercati secondo alcuni gestori, almeno nel breve periodo. "È probabile che l’economia registri una contrazione netta e visibile quando il nuovo premier assumerà l’incarico. Inoltre, il nuovo premier dovrà utilizzare il primo bilancio per lasciare un segno. Ciò che rimane incerto è la composizione dell'impulso fiscale" spiega Elliot Hentov, head of Macro Policy Research di State Street Global Advisors.

Tra i nomi ipotizzati già nelle prime ore come possibili successori per Downing Street c'è Rishi Sunak, che è stato capo del Tesoro dal febbraio 2020 (e dimessosi soltanto alcuni giorni fa). "Canditati come lui propendono per sgravi fiscali che dipendono dalla crescita o sono neutrali per il bilancio, mentre altri candidati propendono per sgravi fiscali finanziati dal debito. Dal punto di vista politico, ciò si ricollega al fatto che gli strateghi del partito vedono una maggiore minaccia nell'Inghilterra meridionale ricca, sfida da parte dei LibDem centristi, o nell'Inghilterra settentrionale meno ricca, sfida da parte dei laburisti" commenta Hentov.

Il governo di Johnson inoltre, secondo Azad Zangana, senior european economist and strategist di Schroders si è spesso orientato verso politiche populiste. "È possibile che ciò abbia favorito la crescita nel breve termine, ma ha anche contribuito a un aumento dell'inflazione e del debito pubblico. La recente decisione di aumentare le imposte sulle aziende invece di quelle sulle persone fisiche o sulle vendite ne è solo un esempio" spiega l'esperta.

Anche secondo Zangana molto dipenderà da chi sarà il sostituto di Johnson. "Un ritorno alla politica conservatrice tradizionale porterà probabilmente a una certa austerità nei prossimi anni, ma anche a politiche più favorevoli per le imprese. Tuttavia, se il nuovo Primo Ministro sarà un altro politico populista, potremmo vedere un approccio più simile per l'economia" conclude.