Regola numero uno: non ignorare il Giappone

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Negli ultimi anni, la corporate governance asiatica è in una fase di evoluzione. Una maggiore diversificazione a livello dirigenziale, la partecipazione lavorativa femminile e l’attenzione a temi sociali sono punti di maggiore attenzione per la regione. In questo contesto è importante non ignorare il Giappone, come ha spiegato Raymond Chan, CIO Equity, Asia Pacific di Allianz Global Investors, in occasione della decima edizione dell’Allianz Global Investors Asia Conference

Secondo l’esperto, il trend ESG nella regione asiatica sta attraversando un’importante fase di miglioramento, ma c’è ancora margine per crescere, e il Giappone rappresenterà il pioniere di questa tendenza. “Nonostante i venti contrari macro, l’azionario giapponese ha offerto buoni rendimenti (non solo in yen). Il contesto globale poco favorevole sta creando delle ottime opportunità di stock picking in Giappone”, afferma Chan. Bisogna quindi considerare due punti chiave che riguardano il Paese: 

  • Gli investimenti ESG;
  • Negli ultimi cinque anni, il mercato nipponico ha performato come, se non meglio, rispetto ad altri mercati globali.

Focus ESG

“Diverse sono le forze che spingono verso i temi ESG in Asia, come le pressioni provenienti dagli investitori, i fondi pensione governativi, società e regolatori. Tutti questi attori ‘forzano’ le aziende asiatiche nel considerare questi temi con maggiore serietà e rigore. Il fondo pensione nazionale coreano, con 123 miliardi di dollari di AuM (l’11% del mercato coreano) adotterà lo Stewardship Code nel 2018; per la prima volta, quest’anno, il Giappone includerà i requisiti di diversità nella bozza rivista del suo codice di corporate governance; Hong Kong finalmente diventerà un audit regulator indipendente nel 2018”, afferma Chan. Tutti questi avvenimenti fanno si che gli investimenti socialmente responsabili si ritaglino un ruolo sempre più centrale nei mercati asiatici.

“Il tema della governance è particolarmente importante in Giappone. Le aziende nipponiche detengono molto cash nei loro bilanci. Vi è un importante accumulo di risparmi nel corporate, e l’allocazione del capitale è un fattore chiave nella determinazione del ROI. Le società giapponesi non dispongono di un buon track record, date le bolle degli anni ’80 e ’90, ma da allora c’è stato un accumulo di denaro generale. Una corretta corporate governance per il management risulta quindi fondamentale in questa fase. Infine, un cauto monitoraggio è necessario al fine di buone decisioni di investimento o per il rimborso agli azionisti”, spiega il manager.

Ma non solo governance. Secondo il CIO, il Giappone vede notevoli progressi anche in ambito ambientale e sociale. Alcuni esempi illustrati dal manager ricadono su Kubota, azienda di attrezzature agricole, che ha prodotto una mietitrebbiatrice addirittura in grado di testare il riso attraverso dei sensori che monitorano l’ammontare di acqua e proteine contenute per ogni chicco di riso; oppure la produzione del trattore del futuro a conduzione automatica. Un altro esempio è invece quello di Daifuku, azienda nel campo dell’automazione di magazzino che dispone del più grande sito al mondo di attrezzatura logistica e di movimentazione di materiali (1,2 milioni di metri quadrati, l’equivalente a 224 campi di football americano).

Performance nipponiche

Chan spiega inoltre come l’azionario giapponese abbia negli ultimi cinque anni performato positivamente nonostante i numerosi e recenti avvenimenti macro. “I total return (euro) dell’MSCI Japan degli ultimi cinque anni ha sovraperformato l’MSCI Europe di circa il 35%, grazie fondamentalmente al poco re-rating del Giappone rispetto alle altre aree sviluppate, nonché alla crescita degli utili e dividendi delle aziende del Paese. Dopo il 2000, il Sol Levante sta vivendo una fase di ritorno ai fondamentali che vede una netta ascesa di entrambi l’indice TOPIX e dei profitti operativi (esclusi i finanziari) rispettivamente superiori al 400 e 450 al 31 dicembre 2017”, afferma l’esperto.

Guardando agli investimenti dell’asset manager in Giappone, una strategia focalizzata sull’azionario nipponico è quella dell’Allianz Japan Equity, portafoglio con processo di investimento bottom-up ESG integrated che negli ultimi cinque anni ha sovraperformato il TOPIX di circa il 20% (performance lorda, in dollari, annualizzata a 5 anni pari all’80% - dati al 31 marzo 2018). Il team di gestione è composto da cinque professionisti basati in Tokio, di cui tre portfolio manager e due analisti. Il fondo comprende 40 titoli all-cap, con active share superiore all’80%, con la stock selection a fungere da driver principale di performance.

Reporter worldwide

Oltre ai meeting con il management delle società, Allianz GI ha sviluppato un'ulteriore forma di ricerca di informazioni e dati sulle aziende, complementare, attraverso una serie di reporter globali che incontrano direttamente i clienti delle potenziali società di interesse per il team, ponendogli una lista di domande. Il risultato, a detta di Chan, è l'ottenimento di una market intelligence derivante direttamente da chi acquista i prodotti delle aziende. "Una maniera, quindi, di guardare anche l'altro lato della medaglia, e dar vita ad un processo che non si focalizzi solo sul top management aziendale ma anche sulla clientela", conclude il CIO.