Rendicontazione sì o no? La bagarre che non aiuta i risparmiatori

si e no
Visionello, Creative Commons, Flickr

La tempistica indicata dall’Esma era "as soon as possible". Eppure forse non accadrà il più presto possibile. Tutto dipende da cosa deciderà Consob in merito alla richiesta inoltrata qualche giorno fa da Abi, Assoreti, Assosim e Assogestioni di aprire un tavolo europeo di consultazione su come rendicontare i costi, sospendendo quindi l’invio dei rendiconti ai risparmiatori. Le quattro associazioni hanno, infatti, presentato una lista di punti sui quali vogliono discutere con l’authority europea. Solo dopo “aver ricevuto tutte le informazioni dai produttori e aver effettuato le elaborazioni che a loro volta richiedono tempi tecnici”, potranno inviare i rendiconti riferiti al 2018. Come a dire, la cosa sarà più lunga del “as soon as possible” indicato.

Una richiesta “intempestiva”, dicono nero su bianco Paolo Galvani e Giovanni Daprà, rispettivamente presidente e Ceo di Moneyfarm. In una lettera inviata a Consob, infatti, la società di consulenza spiega come “fermo restando il diritto delle associazioni di richiedere tutti i chiarimenti del caso, non si può non notare come la richiesta sia stata intempestiva, considerato che MiFID II è entrata in vigore a gennaio 2018, un anno dopo la data inizialmente prestabilita. Gli investitori si aspettano (e ne hanno il diritto) di conoscere al più presto tutti i costi associati ai propri investimenti e di vederli comunicati in modo trasparente e chiaro, come espressamente richiesto dal legislatore”, scrivono. “Dal nostro punto di vista non riteniamo che siano possibili ulteriori indugi”, aggiungono nella lettera. “Proprio Esma ha ricordato recentemente che l’Italia è il Paese in cui i costi associati ai prodotti finanziari sono tra i più alti in Europa: gli investitori italiani pagano molto di più dei loro pari europei per la gestione del proprio patrimonio (senza averne peraltro, nella maggior parte dei casi, alcuna consapevolezza). Le commissioni pagate, inoltre, superano spesso i rendimenti ottenuti: si tratta di una vera e propria emergenza che riguarda gli oltre 4.000 miliardi di euro di patrimonio mobiliare delle famiglie italiane. Una corretta applicazione di MiFID II è un'opportunità unica sia per l'industria del risparmio, per fare un salto di qualità, sia per tutti gli operatori che da sempre credono nei principi di trasparenza e indipendenza, per poter finalmente concorrere in un mercato dove sia semplice per gli investitori comparare costi e modelli di servizio”.

Secondo i calcoli dell’Esma, infatti, nel decennaio 2008-2017, i costi degli strumenti azionari venduti alla clientela retail in Italia hanno impattato per il 37% sulle performance lorde quando la media europea si è fermata ad appena il 24%. La scorsa settimana poi ha fatto scalpore un report di Mediobanca contro molte società del risparmio gestito, tirando fuori i dati di un precedente studio di cui avevamo già parlato. Come a dire, il tema dei costi è sempre più caldo e i risparmiatori non auspicano altro che una maggiore trasparenza.

“Da ben 18 anni i consulenti indipendenti comunicano in totale trasparenza tutti i costi, in particolare quelli che riguardano il proprio onorario, unica fonte di remunerazione legata al servizio di consulenza FeeOnly”, dice sul tema Luca Mainò, cofondatore e direttore commerciale di Consultique e  membro del direttivo di Nafop, associazione nazione dei consulenti autonomi. “Noi continueremo in questa direzione: semplice contratto di consulenza, trasparenza sui costi, possibilità di spaziare su tutti gli strumenti esistenti sul mercato. A questo proposito, tra i servizi maggiormente richiesti c’è la verifica dell’efficienza e la quantificazione dei costi sulle posizioni che gli investitori hanno presso uno o più intermediari”.

A detta di molti, insomma, le associazioni avrebbero potuto elaborare per tempo delle linee guida coerenti o chiedere chiarimenti alla stessa Esma. In questo senso, dopo la divulgazione della lettera delle quattro associazioni, la stessa Associazione bancaria italiana sembra essersi quasi sfilata, mandando una circolare ai sui associati in cui chiarisce come  un'ulteriore richiesta di chiarimenti non possa costituire un motivo per posticipare ulteriormente le comunicazioni ai clienti. Adesso la parola spetta a Consob.