Indagine del Forum per la Finanza Sostenibile, presentata in apertura delle Settimane SRI: il 79% dei risparmiatori conosce gli investimenti sostenibili e il 22% (contro il 18% del 2021) ha sottoscritto prodotti SRI.
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Cresce l’interesse per la finanza SRI tra i risparmiatori italiani e aumenta la quota di quanti sottoscrivono investimenti socialmente responsabili. È quanto emerge dall’indagine “Risparmiatori italiani e transizione energetica” realizzata dal del Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con BVA Doxa e presentata in apertura dell’11^ edizione delle Settimane SRI. La survey, realizzata con il sostegno di BPER Banca, Gruppo BCC Iccrea, LGIM e Sella SGR, e condotta tra maggio e settembre, ha coinvolto 1.400 risparmiatori che hanno investito nell’ultimo anno almeno mille euro, di cui 510 individui con almeno 20 mila euro investiti. “In questa undicesima edizione delle Settimane SRI, il Forum si rinnova promotore delle tematiche legate alla sostenibilità, alla transizione e all'inclusione con una serie di importanti eventi dedicati al futuro” dichiara Gian Franco Giannini Guazzugli, presidente del Forum per la Finanza Sostenibile. Giannini Guazzugli rimarca “quanto sia aumentata (direi evoluta) l'attenzione dei risparmiatori agli investimenti sostenibili. Di certo, la normativa che inserisce nei questionari di profilatura domande specifiche sulle preferenze di investimento in prodotti ESG e l'aumentata formazione di chi deve porre le domande hanno favorito questa evoluzione. Ora è fondamentale che il contesto normativo generi sempre più elementi di certezza a supporto delle scelte degli investitori, con un particolare focus sul contrasto al greenwashing”.
I numeri
I numeri, d’altronde, danno conto di un aumento della consapevolezza sul settore, con il 79% dei rispondenti che conosce “o, quantomeno, ha sentito parlare” di investimenti sostenibili. Migliora anche il dato di quanti mettono in pratica tale conoscenza con il 22% degli intervistati che dichiara di aver già sottoscritto prodotti SRI (era il 18% nel 2021). Tra le motivazioni di questa maggiore conoscenza del settore, l’indagine chiama in causa una maggiore proattività da parte degli operatori finanziari: il 47% di chi conosce i prodotti SRI ha ricevuto una proposta di sottoscrizione (+6%) e il 53% ha ricevuto più informazioni dalla banca (+7%). A questo cui si associa la percezione, da parte dei risparmiatori, di maggiori competenze SRI in capo agli operatori stessi.
I timori dei risparmiatori
Crisi energetica, inflazione e cambiamento climatico catalizzano l’attenzione dei risparmiatori. Oltre l’80% degli intervistati, infatti, conferma una preoccupazione (molto o abbastanza) per l’aumento dei costi dell’energia e per l’inflazione. La crisi energetica si conferma in testa alle preoccupazioni (il 62% delle risposte) seguita dal carovita (48%) e dal cambiamento climatico (33%).
Le incertezze dei risparmiatori si riflettono anche sull’attitudine a investire. La maggior parte degli intervistati predilige investimenti a basso rischio o a rischio moderato, con un orizzonte temporale tendenzialmente più lungo rispetto al 2021. Soltanto il 4% dei rispondenti si orienta su investimenti a rischio elevato, percentuale che sale al 9 per chi ha almeno 20 mila euro investiti.
Il risparmio SRI
L’incertezza ha, tuttavia, un effetto importante anche sugli investimenti socialmente responsabili. Oltre il 60% degli intervistati ritiene che i recenti eventi (dall’inflazione al conflitto in Ucraina al climate change) abbiano dato maggiore risalto agli investimenti sostenibili. Nel 2022 raggiunge l’87% (contro l’82% del 2021) la quota di risparmiatori che giudicano molto o abbastanza rilevante il ruolo dei temi ESG nelle scelte di investimento. In particolare, il 77% (contro il 72% del 2021) degli intervistati reputa importanti i rischi legati al cambiamento climatico. Come detto, la quota di chi ha sottoscritto prodotti SRI passa dal 18% del 2021 al 22% del 2022 e, tra gli altri dati, emerge come per quanto riguarda il livello di informazione sul tema, il 52% dei risparmiatori giudichi carente la copertura mediatica di questi aspetti, mentre il 16% la ritiene adeguata (in aumento rispetto al 12% del 2021).
Sale anche la percentuale di chi dichiara di affidarsi al supporto di un consulente, che passa dal 71 del 2021 al 76 per cento. Il dato cresce all’83% tra chi ha almeno 20 mila euro investiti.
Transizione energetica
Il tema della transizione energetica (centrale anche sul fronte dei fondi europei messi in campo con il PNRR) stenta a decollare tra le competenze dei risparmiatori: soltanto due su dieci dichiarano una conoscenza approfondita, oltre la metà (55%) afferma di avere una conoscenza superficiale e il 22% ne ha solo sentito parlare. Tuttavia, oltre la metà dei rispondenti (51%) la vede come una “trasformazione necessaria”, i cui vantaggi e opportunità nel medio-lungo termine supereranno di gran lunga i costi nel breve termine.
Il 35% degli interpellati associa poi al processo di transizione la possibilità di raggiungere l’autosufficienza energetica e un risparmio sulle bollette, e la maggioranza del campione (l’80%) concorda sul fatto che la transizione energetica potrà offrire opportunità di investimento e di lavoro, con la creazione di nuove competenze, anche se il 70% è convinto che gli effetti positivi della transizione energetica si vedranno solo in futuro. Tra gli ambiti di intervento considerati prioritari l’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili (fondamentale per il 55% dei rispondenti) e lo sviluppo delle tecnologie collegate sia a queste ultime sia all’efficientamento energetico (rilevanti per quattro rispondenti su diesci). “Per noi la transizione ecologica è un processo di cambiamento positivo verso una drastica riduzione delle emissioni, una riduzione delle disuguaglianze e un rinnovato ruolo proattivo dei risparmiatori e degli investitori responsabili”, sottolinea Francesco Bicciato, direttore generale del Forum per la Finanza Sostenibile riportando come siano necessari “tempi certi, obiettivi chiari e una roadmap che sposti crescenti volumi di finanza sostenibile verso progetti e interventi concreti per affrontare l’emergenza climatica, economica e sociale”.