Risparmio gestito e Pir, tendenza in rialzo?

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Foto Igor Ovsyannykov, Unsplash

I Pir tornano in terreno positivo. Almeno secondo quanto rilevato dalla mappa trimestrale di Assogestioni. I segnali di una ripresa sono dati dai numeri: a giugno questi prodotti avevano raccolto 65 milioni, a luglio 60. Certo, ancora cifre lontane dal colmare le perdite complessive registrate da inizio anno (quasi 300 milioni). Eppure qualcosa si muove. Forse nei prossimi mesi (anche su spinta dei Pir alternativi) si potrebbe registrare un’inversione di tendenza.

Secondo i dati ufficiali, nel secondo trimestre dell’anno i Pir hanno raccolto 105,6 milioni di euro, rispetto ai 316,4 milioni persi nel primo trimestre e ai 403,3 milioni in meno dell’ultimo trimestre 2020.

Gli AuM totali promossi dai 68 fondi Pir (70 a fine 1Q21 e 72 a fine 2Q20) sono pari a 19.7bn, in significativo aumento QoQ (+5.9%) grazie all’andamento positivo dei mercati. In termini di AuM il leader dei Pir rimane Banca Mediolanum con una market share del 21.3%, davanti al gruppo Intesa SanPaolo (20.6%), Amundi (15%), Arca (12%) e Anima (10%). In termini di singole categorie, è leggermente aumentata l’incidenza sul totale AuM dei prodotti azionari al 29% (dal 28% del 1Q21), mentre si riducono leggermente i bilanciati al 44% (dal 45%) e i fondi flessibili al 27% (dal 26%). Nel comunicato di Assogestioni, viene segnalato che anche i Pir alternativi hanno registrato flussi in entrata per 349 milioni. Secondo Luigi de Bellis, co-responsabile Ufficio studi di Equita, “sui Pir tradizionali stimiamo una raccolta netta FY21E di circa 500 milioni, mentre per i Pir alternativi (dove la Legge di Bilancio 2021 ha introdotto ulteriori benefici fiscali, i.e. credito d’imposta sulle minusvalenze) di circa +2/+3bn all’anno (per raggiungere 10-15bn di AuM in cinque anni)”.

 “A nostro avviso i Pir restano degli strumenti molto attraenti e vanno nella direzione di canalizzare il risparmio in partecipazioni che creino valore economico e sostenibile per le pmi (sia quotate che non quotate) e per gli investitori” continua de Bellis. “Inoltre, grazie alla combinazione Draghi + Recovery Plan, riteniamo che l’Italia sia tra i Paesi più interessanti in cui investire al momento, anche alla luce di un profilo di rischio drasticamente migliorato, e questo potrebbe portare un ritorno di capitali verso l’Italia (ancora poco detenuta nei portafogli degli investitori istituzionali). I PIR sono degli strumenti che investono sul mercato italiano, a nostro avviso tra i più promettenti nei prossimi anni. Gli strumenti, inoltre, continuano a registrare delle performance molto positive (ampiamente a doppia cifra da inizio anno, i.e. in media >+15%, e >+25% a 1 anno). Proprio sulle pmi italiane, anche grazie ai fondi in arrivo dal PNRR, vediamo maggior valore (in particolare sui settori legati al digitale, transizione ecologica, infrastrutture)”.

I primi dieci gruppi per raccolta nel secondo trimestre

Tornando alla mappa di Assogestioni, Anima, Arca e Poste italiane sono i gruppi che nel secondo trimestre ottengono una raccolta netta promossa più alta, rispettivamente con 51,9, 39,4 e 36,4 milioni di euro di sottoscrizioni.

GruppoRaccolta netta (II trimestre 2021)Raccolta netta (da inizio anno)Numero fondiPatrimonio (milioni di euro)
Anima Holding51,951,841.881
Arca39,443,952.351
Poste italiane36,477,7197
Lyxor31,372,72338
Kairos 17,422,2183
AcomeA1618,72127
Allianz9,40,42311
Gruppo Generali5,79,7237
Sella4,726,83285
AXA IM4,42,71348
Fonte: Assogestioni. Elaborazione propria.