Rovelli (BlackRock): “L’Europa non ha alternative se non accelerare sul tema delle rinnovabili”

Bruno Rovelli
Bruno Rovelli, immagine concessa (BlackRock)

Continua la forte volatilità sul comparto delle risorse naturali. Nel post COVID-19, i prezzi delle materie prime, dopo il crollo durante il lockdown (nelle fasi più drammatiche della crisi il prezzo del petrolio era arrivato addirittura a essere negativo) hanno sperimentato un forte rimbalzo. Ciò per un eccesso della domanda globale sulla scia della ripresa. Un fattore che, unito ai problemi sulle catene di fornitura globali, ha contribuito al ritorno dell’inflazione. E a questo mix di fattori di turbolenza si è aggiunta la guerra in Ucraina, con un nuovo shock sui prezzi materie prime. Alla luce di questo contesto altamente complesso, BlackRock durante la conferenza di Consulentia 2022, ha presentato i tre elementi chiave da tenere d’occhio per costruire i portafogli.

1 Implicazioni del conflitto sull’inflazione

“Il prezzo del petrolio nel marzo del 2020 era arrivato ad essere in territorio negativo, poi ha sperimentato una fortissima risalita”, spiega Bruno Rovelli, chief investment strategist in Italia del colosso degli investimenti. Ma se fino a ora il prezzo delle materie prime era determinato da un eccesso della domanda per la ripresa, lo scoppio del conflitto in Ucraina ha prodotto uno shock lato offerta. Di conseguenza, secondo Rovelli, il punto nodale della questione è che l’aumento dei costi dell’energia avrà impatti differenti nelle diverse aree del mondo. E l’Europa sarà la regione più penalizzata: “La quota di PIL assorbita negli USA dal consumo energetico si aggira attorno al 4,4 per cento. In Europa questa cifra è del 9,1%”, mette in luce l’esperto. “Il contraccolpo sulla crescita nell’area euro potrebbe essere maggiore. E non è ancora del tutto compreso dai mercati”. Il rischio di stagflazione è quindi soprattutto un'insidia per il Vecchio continente. “La BCE è in una posizione difficile. Deve rispondere a un doppio shock lato crescita e inflazione, che non appare fino in fondo incorporato nelle sue previsioni”, spiega Rovelli.

2 Portata della transizione net zero

Il secondo aspetto su cui concentrarsi è come tutto ciò avrà impatto sul percorso agli albori della transizione energetica. Già prima del conflitto l’obiettivo di raggiungere il net zero entro il 2050 appariva proibitivo. E anche in questo caso la guerra tra Russia e Ucraina ha complicato i giochi. Ancora una volta per Rovelli gli impatti cambieranno a seconda delle aree del mondo. “Mentre gli Stati Uniti sono indipendenti sul lato energetico e sono esportatori di gas e petrolio, l’Europa non ha tante alternative se non accelerare sul tema delle rinnovabili”, spiega. “Per l’Europa la transizione energetica è ora un obiettivo geo-strategico fondamentale”. Insomma, gli investimenti nel green in per il Vecchio continente, oltre che dalla lotta al climate change, saranno catalizzati dalla necessità di differenziare le proprie fonti energetiche, e rendersi il più possibile autonomi dal gas russo.  

3 Importanza della diversificazione

L’ultima parte della conferenza è stato dedicato alle scelte di investimento in questo contesto di elevata volatilità delle materie prime. La domanda principale per gli investitori è: puntare sulle strategie 'tradizionali' sulle materie prime, o anche sulle fonti alternative e rinnovabili?

“La demarcazione tra queste due aree è delimitata”, avverte Rovelli portando l’esempio del settore del mining che contribuisce all’estrazione di materie prime indispensabili alla transizione green. La scelta vincente per i portafogli sembra dunque avere “un’esposizione combinata sia alle strategie tradizionali sulle risorse naturali, che alle strategie sulla transizione verso la net zero e l’indipendenza energetica geo-strategica”, afferma.