Russia, default sul debito estero per la prima volta dal 1918. Ecco le implicazioni sui mercati

Cremlino News
Michael Parulava, immagine ceduta (Unsplash)

La Russia è in default sul debito estero per la prima volta dal 1918. L'altra sera Mosca non ha effettuato i pagamenti in scadenza su due obbligazioni in valuta estera. La giornata di domenica indicava l'ultimo giorno utile di un periodo di "grazia" di 30 giorni (inizialmente infatti la scadenza era segnata per il 27 maggio, poi prorogata al 26 giugno) poiché il Paese avrebbe dovuto pagare l'equivalente di 100 milioni in dollari ed euro agli obbligazionisti.

Il default, come noto, è la conseguenza dei pacchetti di sanzioni imposti a Mosca dai Paesi occidentali a seguito dell'invasione dell'Ucraina che risale allo scorso 24 febbraio. Le misure punitive adottate hanno di fatto tagliato fuori il Paese dal sistema finanziario globale e reso i suoi beni intoccabili per molti investitori internazionali.

Andando a ritroso nel tempo, l'ultima volta che la Russia non è riuscita a pagare i suoi prestiti esteri è stata durante la rivoluzione bolscevica, quando Vladimir Lenin ripudiò il debito della Russia imperiale. Dal Cremlino la risposta non ha tardato ad arrivare. "Queste affermazioni su un default russo sono completamente illegittime e il pagamento è stato effettuato a maggio" ha tuonato Dmitry Peskov, portavoce del presidente Putin.

Una questione reputazionale

"La mancata capacità della Russia di far fronte ai propri obblighi sarà evocata a livello nazionale come strategia esterna per imporre ulteriori sanzioni finanziarie. Tuttavia, nonostante le ampie risorse, questo è un colpo alla credibilità della Russia nel mantenere la normalità nei suoi rapporti con i mercati finanziari globali. Potrebbe anche essere considerata un'anticipazione pratica delle sfide che la Russia dovrà affrontare con la scadenza di ulteriori rimborsi" spiega Dwyfor Evans, head of APAC Macro Strategy di State Street Global Markets.

Nel breve periodo l'impatto del default per il Cremlino sarà molto limitato. Questo invece avrà "conseguenze molto peggiori per i creditori che dovranno decidere se passare immediatamente alle vie legali, o aspettare di capire se le sanzioni saranno allentate nel medio periodo o se la Russia riuscirà a trovare una via alternativa per fare arrivare i fondi ai propri creditori" spiega Filippo Diodovich, Senior Market strategist di IG Italia.

Per altro, secondo il professionista, il mercato aveva ampiamente scontato questo evento. "Le autorità finanziarie di Mosca hanno cercato mezzi alternativi di pagamento per evitare il danno di immagine e un probabile aumento dei costi per finanziarsi in futuro. Le agenzie di rating avevano già ritirato i giudizi sul debito russo quindi anche da questo punto di vista non ci saranno conseguenze. A causa delle sanzioni economiche la Russia non può ricercare finanziamenti sui mercati dei capitali tradizionali. Il miglior finanziamento per il Cremlino rimane al momento il forte aumento dei prezzi delle materie prime (petrolio e gas)" conclude Diodovich.

Anche Levon Kameryan, associate director di Scope Ratings, è dell'avviso che il default avrà delle implicazioni finanziarie limitate nel breve termine. "La Russia continua a beneficiare di sostanziali guadagni inaspettati dalle esportazioni di petrolio e gas grazie agli elevati prezzi dell'energia, riducendo la necessità di contrarre prestiti sui mercati esteri del debito. Per il momento, l'accesso della Russia ai mercati esteri è per lo più precluso" spiega.

Guardando invece a una prospettiva di più lungo periodo, "il default limita la flessibilità di finanziamento della Russia e rappresenta un ulteriore colpo alla fiducia degli investitori, che probabilmente scoraggerà ulteriormente gli investimenti esteri. La Russia ha estremo bisogno di investimenti esteri per migliorare le sue scarse prospettive di crescita nel medio periodo. Secondo le nostre stime, le ripercussioni della guerra in Ucraina hanno ridotto la crescita potenziale del PIL all'1-1,5% annuo" commenta Kameryan. Infine secondo l'esperto di Scope Ratings, "il default complica anche i pagamenti del debito e l'assunzione di prestiti da parte del settore privato, il cui debito estero è circa quattro volte quello dello Stato russo".