Giancarlo Sandrin, Italy & Spain Country head di LGIM spiega a FundsPeople le linee di sviluppo della società per il prossimo futuro. Al centro nuove partnership distributive.
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Tre linee di sviluppo essenziali. Distribuzione, fund buyer e istituzionali. È questo il mix dei piani di sviluppo di Legal & General Investment Management secondo Giancarlo Sandrin, Italy & Spain Country head della società. “Siamo un gruppo che storicamente è stato molto forte sia nel mercato del Regno Unito che in quello istituzionale, ma nonostante questo già da alcuni anni LGIM ha voluto indirizzare i propri sforzi di business anche in diversi altri ambiti”.
Guardando al mercato europeo, recentemente la società ha puntato sull’Italia, la Germania e la Svizzera. “Per quanto riguarda l’ultimo Paese, tra l'altro, abbiamo aperto un ufficio a Zurigo, dove lavorano al momento due professionisti, uno per la parte istituzionale e l’altro per retail e wholesale, con obiettivi di ampliamento”.
Il professionista si concentra poi sull’Italia “che è stato un progetto nato, come quello tedesco, più marcatamente sul versante retail. Abbiamo aperto l'ufficio nel 2019, a oggi siamo sette persone che operano a Milano. Per noi l'Italia rappresenta un mercato molto interessante perché, e questo lo dicono i dati, c’è una forte ricchezza finanziaria ed è un mercato molto aperto, disponibile a confrontarsi e operare con controparti estere”, commenta Sandrin.
Italia al centro dei piani di sviluppo
Il Paese, come si diceva prima, rappresenta per LGIM un business fondamentale sotto diversi punti di vista, quello della distribuzione, quello dei fund buyer e anche quello istituzionale. “Abbiamo una presenza su tutti e tre i segmenti ma con modalità un po' differenti rispetto ad alcuni dei nostri competitor, sul lato distribuzione ci stiamo sempre più caratterizzando per essere un provider di ETF, tematici o su strategie alternative, che stanno riscuotendo particolare successo tra i consulenti finanziari”, dice Sandrin.
Un altro aspetto particolarmente rilevante è quello delle partnership. “A breve ne verrà annunciata una che stiamo facendo proprio sulla parte ETF con una rete distributiva di medie dimensioni, ma stiamo portando avanti anche altri progetti che riguardano l'inclusione degli ETF su polizze unit linked, il supporto nella creazione di portafoglio modello di tipo tematico e il supporto per la transizione da un utilizzo 100% di fondi attivi a ETF”, commenta il capo dell’Italia.
Gli ETF di LGIM sono strumenti particolari, passivi ma caratterizzati da una ricerca attiva e con un focus tematico perché continua a essere di interesse, nonostante la volatilità dei mercati. LGIM ha creato inoltre una gamma che si chiama “Access” e che dà accesso a dei filoni di investimento, come a esempio il metaverso.
“Anche sulla parte fund buyer, abbiamo iniziato con gli strumenti tematici e poi siamo andati oltre con altre esposizioni sulla parte ETF, sia commodities o fixed income”, indica Sandrin.
L'ultimo aspetto è quello degli istituzionali, “dove vogliamo servire questa parte di investitori sia attraverso mandati che attraverso fondi attivi o indicizzati. Gli istituzionali sono sempre più interessati alla parte dei private market che va anche al di là dell'Italia, con un focus europeo e globale. Inoltre, c’è stato un rinnovato interesse verso i fondi tematici, come transizione energetica o tecnologia, guardando appunto ai long-term trend”, spiega.
Tra normativa e sostenibilità
Inoltre, LGIM continua a puntare sulla sostenibilità. “Come gruppo, lo facciamo attraverso il capitalismo inclusivo, l’obiettivo è che la finanza possa portare, non soltanto un beneficio finanziario, ma anche sociale”, dice Sandrin.
Il professionista poi fa un cenno ai recenti downgrade dei fondi da articolo 9 a 8 secondo l’SFDR. “Questo declassamento potrebbe essere stato fatto da alcuni asset manager, da una parte come un ripensamento sul fatto che alcuni prodotti fossero effettivamente sostenibili. Dall’altra, c'è ancora poca chiarezza dal punto di vista normativo a livello europeo”, commenta.
Infine, per quanto concerne il tema costi e retrocessioni al netto dei recenti accadimenti, “sulla parte retail, bisognerà trovare nuovo approccio per servire la clientela con un patrimonio più basso, perché a mio parere già oggi, con la chiusura di molte filiali, diventa sempre più difficile e complicato servire questa tipologia di clientela”, dice l’esperto. Dunque, non si tratta soltanto di un tema retrocessioni “in questo momento, la clientela retail necessita di un nuovo approccio per quanto riguarda i servizi e i consulenti finanziari giocheranno un ruolo di primo piano in questo senso”, conclude Sandrin.