Sandrini (Amundi): "Capacità di adattarsi a mercati mutevoli sempre più decisiva"

Francesco Sandrini News
Francesco Sandrini, immagine concessa (Amundi)

L'Amundi Funds Global Multi-Asset Conservative è uno dei gioielli che Amundi ha ricevuto in eredità dall'acquisto di Pioneer Investments. In primo luogo, perché si tratta di una strategia che si distingue per un buon track record, con un rendimento annualizzato di circa il 6,9% negli ultimi tre anni, più del doppio della media della sua categoria (4,8%), come evidenziano i dati Morningstar all’8 ottobre. In secondo luogo, perché la filosofia di questo fondo bilanciato prudente si adatta perfettamente al bisogno degli investitori italiani di prodotti che generino rendimento assumendo un rischio basso, un fattore che è risultato decisivo per la crescita dei flussi in entrata nella strategia nell’ultimo anno. Ed entrambi questi due motivi hanno contribuito in modo determinante a far sì che il fondo abbia ottenuto il Marchio di FundsPeople nel 2021, con i rating (B) Blockbuster e (C) Consistente.  

La strategia è gestita dal team Multi-Asset di Amundi che ha nella sede di Milano l'hub di riferimento a livello globale. Fa parte di una gamma che, in totale, ha un patrimonio di circa 45 miliardi di euro. Nel caso specifico dell’Amundi Funds Global Multi-Asset Conservative, il suo patrimonio attuale ammonta a 3,4 miliardi di euro. L'interesse per la strategia non si limita solo al mercato italiano. "Recentemente, abbiamo registrato afflussi da investitori istituzionali in Asia, Francia, Svezia, Germania e Scozia. La scala che Amundi ci ha conferito è stata il trampolino di lancio perfetto per far decollare il prodotto". Ad affermalo è Francesco Sandrini, head of Multi Asset Balanced, Income and Real Returns Solutions e responsabile del fondo. È uno dei padri fondatori del modello su cui si basa la gestione di questo prodotto: quello della diversificazione effettiva. Il processo d'investimento si fonda su quattro pilastri: strategia macro, copertura macro, strategie satellite e strategie di selezione. Il team utilizza un quadro di budgeting del rischio proprietario per allocare e gestire attivamente il rischio. "Nella gestione non deleghiamo assolutamente nulla a team esterni. È tutto interno, compreso lo stock picking", sottolinea Sandrini. Seguono tre fasi di asset allocation: una a medio termine, che è determinata dall'asset allocation dinamica; una a breve termine, guidata dall'allocazione tattica; e infine un processo di risk budgeting, che alloca il rischio tra le strategie. "Questo processo è ampiamente sostenuto dai nostri modelli di asset allocation proprietari, come l’Advanced Investment Phazer e la metodologia Asset Class Attractiveness. È una caratteristica del fondo, che lo rende unico nella sua categoria", sottolinea.

Sandrini è convinto che il valore aggiunto del prodotto risieda nella capacità del team di abbinare la sua visione macroeconomica alla capacità di selezionare i migliori asset per il portafoglio in ogni circostanza di mercato. "Entrare in un settore e sapere quali titoli hanno maggiori probabilità di performare bene e quelli che invece saranno più colpiti da un certo evento ci permette di discriminare e prendere decisioni rapide, come è successo alla fine del 2020 con la grande rotazione dai titoli growth a quelli ciclici”, sostiene.

La ripresa è scontata

Secondo il team di gestione, la ripresa economica è attualmente già prezzata dai mercati. "Stiamo entrando in una fase tardiva del ciclo, il che ci costringe ad essere prudenti. È un momento in cui le società cicliche e value potrebbero passare il testimone alle società di qualità, data la maggiore visibilità in termini di guadagni offerta da queste ultime. E anche di rimanere cauti sui mercati emergenti. Infatti, nell'azionario preferiamo i mercati sviluppati. Nel reddito fisso, diamo la priorità all'investment grade, ma anche all'high yield europeo e americano".

Sandrini crede che uno dei segreti del successo del fondo stia nella sua capacità di adattarsi alle mutevoli condizioni del mercato. "Siccome i mercati sono in costante evoluzione, bisogna essere molto proattivi nell’asset allocation per generare alfa. Quindi, a seconda dei cambiamenti nella nostra valutazione del rischio, del contesto economico, delle valutazioni, dei flussi o dei dati tecnici, facciamo degli aggiustamenti alle nostre ponderazioni di riferimento. Per esempio, recentemente siamo andati corti sui materiali, poiché la correzione in Cina è strettamente legata a questo settore", dice.

Per Sandrini il mercato è pieno di sfide: "A volte tende ad essere guidato dai fondamentali. Altre volte, è guidato da fattori macro. Ci sono anche dei momenti dirompenti, come quello che è accaduto negli scorsi due anni, con uno spostamento massiccio dei flussi verso l'ESG. Quest'ultimo è stato per noi un cambio importante perché, anche se da quando siamo entrati in Amundi il nostro modo di gestire il fondo non è praticamente cambiato, sfruttiamo tutte le conoscenze e le risorse della casa di gestione per includere nel nostro processo l’analisi dei criteri ambientali, sociali e di governance”, sottolinea. Tutto ciò ha permesso al team di gestione di non rimanere escluso dal nuovo ambiente di mercato in cui la clientela richiede sempre di più dei prodotti attenti alla sostenibilità. In definitiva, non bisogna dimenticare che anche nell'industria del gestito vale la teoria della selezione naturale di Darwin: non è il più forte a sopravvivere, ma quello che si adatta meglio.