Inflazione, pandemia e azione delle Banche centrali si confermano al centro dello scenario macro. Elementi che consentono di gettare uno sguardo oltre le prime settimane del 2022 e di definire le basi su cui si incardineranno le scelte del mondo finanziario, al netto dei colpi di coda riservati dall’emergere di nuove varianti o di squilibri a livello internazionale. Dopo un 2021 in cui l’azionario ha mostrato una capacità di rimbalzo importante, per gli esperti italiani il 2022 si prepara a una crescita meno prorompente e a una maggiore volatilità. Tuttavia l’asset class resta ancora attraente, e in molte analisi l’Europa si candida come ingrediente geografico “ideale” per un portafoglio efficiente. La conferma (in questo caso meno positiva) è anche sull’obbligazionario, reduce da un anno poco brillante e fortemente impattato dall’andamento delle politiche monetarie. L’Italia, intanto, si conferma osservata speciale, in attesa dell’attuazione del PNRR e in vista dei cambiamenti in campo politico. FundsPeople ha interrogato alcune tra le principali realtà finanziarie nel nostro Paese e raccolto le analisi di diversi interlocutori, suddividendo il lavoro in due puntate. Oggi online la prima.
Scenario 2022, le previsioni degli esperti delle società italiane (1)
Nel suo outlook sul 2022, Anima SGR prevede un’ulteriore espansione del PIL globale a un ritmo del 4,4%, dopo il 5,8% del 2021, e la prosecuzione nell’accelerazione degli indici dei prezzi al consumo. “Manteniamo la convinzione che l'inversione degli effetti di base, la flessione dei prezzi dell'energia e l’allentamento delle pressioni sui prezzi dei beni core alimenteranno un calo dell’inflazione dal secondo trimestre, seppur graduale, sia negli Stati Uniti che in Area Euro”, spiega Fabio Fois, head of Investment Research & Advisory della società. Di conseguenza “gli investitori continueranno a evitare di prezzare uno spostamento verso l’alto della dinamica inflattiva di lungo periodo fino a quando ci saranno narrative macro plausibili che giustifichino le dinamiche in corso”. Il riferimento va agli “squilibri” emersi negli ultimi mesi del 2021 “provocati da forze temporanee che frenano l'offerta in un contesto di domanda eccezionalmente solida, sostenuta da stimoli monetari e fiscali senza precedenti”. Sul fronte pandemico resta alta l’attenzione sulla variante Omicron, in uno scenario che, soprattutto negli ultimi mesi, sconta ancora le conseguenze della variante Delta, mentre l’analisi sull’azione delle banche centrali mette in luce come abbiano reagito in modo diverso ai recenti sviluppi. Da un lato la FED, che ha adottato un orientamento più restrittivo, dall’altro la BCE, che “potrebbe posizionarsi a metà strada, essendo disposta a offrire ulteriore supporto solo nel breve termine, mentre la People’s Bank of China è diventata nettamente più accomodante, vista la perdita di slancio dell’attività economica e lo scenario per l’inflazione”. In questo scenario Anima resta “strategicamente costruttiva” sulle asset class rischiose come l’azionario, anche se si prepara a una volatilità elevata soprattutto nelle prossime settimane. Occhi puntati sul settore tecnologico e sui titoli energetici e finanziari. Con riferimento ai mercati obbligazionari, la società mantiene “una esposizione prudente al rischio tasso in chiave strategica, più negli Stati Uniti che in Area Euro, dove i rischi legati al COVID sono in aumento e la BCE resterà più accomodante della FED”.
1/5Crescita in Europa, USA e Cina, Inflazione e azione delle banche centrali sono al centro dell’analisi di Generoso Perrotta, responsabile Advisory Finanziaria di Banca Generali. L’esperto sottolinea come la crescita europea (particolarmente tonica in Italia e Francia), proseguirà nei prossimi anni “seppur con una minore portata”, con la previsione della Commissione del 4,3% nel 2022 e del 2,4% nel 2023. Stessa dinamica, secondo i dati OCSE, per USA (5,6% nel 2021 e 5,2% nel 2022) e Cina (8,1% nel 2021 e 6% sia per il 2022 che per il 2023). In questo scenario “L’inflazione dei prezzi al consumo si sta dimostrando persistente e su livelli molto superiori ai target delle banche centrali”, sottolinea Perrotta indicando come il picco che si pensava raggiunto nei mesi scorsi, “è stato superato nelle più recenti letture” sia in Europa sia negli Stati Uniti, mentre in Cina il fenomeno sembra ancora sotto controllo. Banca Generali a sua volta evidenzia la “divergenza di politica monetaria” tra le banche centrali (seppur “complessivamente ancora accomodante”) con un approccio più restrittivo nei Paesi sviluppati e i primi rialzi dei tassi di riferimento tra i Paesi emergenti (anche se la Cina mostra ancora una posizione in controtendenza). Tra le asset class, le attese sono ancora positive per l’azionario, che però potrebbe scontare una “maggiore volatilità sui mercati finanziari” per le incertezze legate alla pandemia, per cui Banca Generali predilige “un posizionamento neutrale” con preferenza per i titoli azionari europei, e nel 2022 saranno “da preferire strategie di investimento più orientate alla creazione di Alpha rispetto a quelle tese a seguire i trend di mercato”. Restano negative, invece, le prospettive per i mercati obbligazionari, su cui l’istituto mantiene una posizione di sottopeso prediligendo titoli con ridotta duration e High Yield. “Le politiche monetarie delle banche centrali potrebbero accelerare l’uscita dalle operazioni di quantitative easing e anticipare i rialzi dei tassi a seguito della risalita dell’inflazione che si sta rivelando meno temporanea di quanto giudicato in precedenza”, afferma Perrotta.
2/5Nel descrivere le attese per il 2022, Andrea Conti, responsabile Macro Research & Product Specialist di Eurizon Capital parla di “ulteriore passo verso la normalità”. Conti indica tre variabili che incideranno sui prossimi mesi: l’impatto del virus sull’economia; il mix tra crescita e inflazione; la normalizzazione delle politiche monetarie da parte delle banche centrali. Quest’ultimo punto sarà determinante per “centrare lo scenario che riteniamo essere quello positivo di riferimento”, afferma l’esperto sottolineando come in questo caso l’attenzione sarà principalmente sulla FED. Se si realizza il mix di crescita e inflazione, “è probabile che i tassi sul lungo periodo vengano rivisti verso l'alto, significa che anche gli investitori sono disposti a puntare su un ciclo economico lungo e sostenibile. Diversamente è possibile che la FED debba rivedere i suoi piani”. Per la BCE si può assumere un’agenda simile, ma spostata in avanti di alcuni mesi. Nello scenario centrale, poi, i mercati confermerebbero tendenze pro-cicliche. “I tassi governativi di USA e Germania dovrebbero essere spinti verso l’alto dalla rimozione degli stimoli monetari. Le prospettive di rendimento assoluto per le obbligazioni a spread appaiono modeste e limitate al carry. Per le azioni i rendimenti attesi sono positivi, ma inferiori al 2021; la crescita degli utili ritornerà infatti ai livelli medi storici (+8% / +10%) dopo la fiammata dell’ultimo anno (+50% per S&P 500, +70% per Eurostoxx)”. Conti ricorda come tra i temi politici del 2022 rientrino le elezioni presidenziali in Italia e in Francia, in particolare il nostro Paese da fine gennaio si misurerà con l’elezione del Presidente della Repubblica e dopo questo passaggio, l’attenzione del governo si concentrerà sul PNRR. “L’incertezza politica, combinata con la riduzione degli acquisti titoli da parte della BCE, saranno elementi da considerare per valutare l’andamento dello spread BTP – BUND”. Considerazioni simili si possono fare sulle altre attività spread: “almeno per la prima parte del 2022, i titoli High Yield appaiono più interessanti di quelli dei mercati emergenti”, afferma Conti che sottolinea come si confermi l’interesse per i titoli governativi cinesi. Sui mercati azionari, invece, la tendenza al rialzo proseguirà anche nel 2022 “anche se a un ritmo inferiore rispetto al 2021”. Inoltre, “avendo aspettative di rendimenti attesi nel 2022 inferiori al 2021 ci aspettiamo che ci possano essere più frequenti momenti di volatilità”.
3/5Il 2022 come “anno della normalizzazione” ritorna anche nell’analisi di Arca Fondi SGR. “La crescita globale sarà ancora superiore al potenziale, anche se probabilmente risulterà meno sostenuta rispetto al 2021”, commenta Federico Mosca, head of Multiasset della società. Mosca sostiene che il successo delle campagne vaccinali e gli effetti degli stimoli fiscali pregressi dovrebbero sostenere un aumento della domanda, mentre lato offerta “ci sarà la necessità di ripristinare un adeguato livello delle scorte e di investire per assecondare le esigenze dettate dai programmi di transizione energetica e digitale. Gli stimoli fiscali saranno ancora presenti, ma in traiettoria di diminuzione rispetto agli anni precedenti”. Il focus sull’Europa porta al centro della scena l’Italia, che beneficerà in particolar modo dei programmi legati a Next Generation EU “grazie all’implementazione del PNRR, i cui finanziamenti sono legati a una forte condizionalità”. Secondo l’esperto deriva da qui l’enfasi sul futuro ruolo di Draghi, “che finora ha dato avvio al piano e molto probabilmente continuerà a fornire una garanzia per la sua futura implementazione indipendentemente dal mandato istituzionale che andrà a ricoprire nel prossimo futuro”. Lo sguardo al di fuori dell’Europa, in particolare sulla Cina indica come il rallentamento nel settore immobiliare e l’effetto negativo di eventuali nuove restrizioni per il contenimento del Covid-19 “dovrebbero essere contrastati con nuovi stimoli fiscali e monetari”. Un punto centrale anche nell’analisi di Arca Fondi va all’aumento del tasso d’inflazione, definito come “la più grande sorpresa dell’anno passato”. “Il dibattito sulla sua transitorietà è ancora vivo tra gli economisti – spiega Mosca –. I problemi causati dalla pandemia alle catene di approvvigionamento dovrebbero risolversi nel corso del 2022, man mano che la situazione pandemica verrà superata su scala globale. Le banche centrali hanno già comunicato la loro intenzione di normalizzazione della politica monetaria e di uscita dal regime di gestione dell’emergenza, minimizzando i rischi di interrompere la ripresa in atto”.
4/5“Il 2021 sarà ricordato come un anno di forte crescita e ripresa, con i mercati azionari che hanno fatto registrare una delle performance migliori degli ultimi anni”, afferma Roberto Rossignoli, portfolio manager Moneyfarm. L’esperto indica i fondamentali azionari come “la più grande sorpresa dell’anno”, mentre per l'obbligazionario, dopo una prima parte dell’anno in sofferenza, si è assistito a una situazione per lo più stagnante. L’inflazione si conferma uno dei temi più importanti anche perché ha contribuito a modificare le aspettative sulla politica monetaria: “La convinzione che si sarebbe rivelata strutturale ha reso molto più probabili aumenti dei tassi tra il 2022 e il 2025”. Un altro fenomeno evidente nel 2021 è stato quello dell’espansione fiscale e monetaria, con le misure di stimolo degli ultimi anni che hanno influito sull’azione delle banche centrali. Alla luce di questa analisi, Moneyfarm si attende “un 2022 di consolidamento in cui le aspettative di crescita, seppur buone, vedono una normalizzazione rispetto a un biennio fuori dal comune”. Tra le variabili chiave ancora una volta l'esito della pandemia, su cui grava una diffusione dei vaccini diseguale: “un PIL più elevato, in generale, corrisponde a tassi di vaccinazione più elevati”. La seconda variabile è l’inflazione, che se resterà forte inciderà sulla politica monetaria e sul potere di acquisto delle famiglie. “Ciò dipenderà in gran parte da quale sarà il driver inflazionistico. Il nostro caso base rimane quello di una graduale riduzione del tasso di inflazione”. La terza variabile è, appunto, la politica monetaria: “Le aspettative dei mercati sono per una riduzione dell'acquisto di titoli e due o tre rialzi dei tassi da parte della Fed, mentre in Europa il rialzo dei tassi dovrebbe avvenire solo nel 2023”. Questo percorso (“a meno di sorprese inflattive”) dovrebbe “supportare le valutazioni dell’azionario ed essere poco invasivo nei confronti dell’obbligazionario”, afferma Rossignoli. Da un punto di vista tattico, dunque, “l’obbligazionario governativo continuerà a rendere meno delle sue alternative più rischiose a duration più contenuta, e l’azionario potrà ancora pagare un premio al rischio positivo”.
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