Se anche ai consulenti piacciono gli investimenti SRI

David
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Quello degli SRI (Sustainable and Responsible Investment) è un tema quanto mai attuale e che catalizza sempre di più l’attenzione di numerosi attori del settore degli investimenti: dagli asset manager, impegnati a offrire nuovi prodotti che siano in linea con i criteri ESG, a società di ricerca come Morningstar, che proprio un anno fa lanciava il primo rating di sostenibilità per oltre 20 mila fondi a livello globale, passando per chi nella quotidianità professionale consiglia questi prodotti ai propri clienti. Stiamo parlando dei consulenti finanziari, la cui propensione per gli investimenti SRI è decisamente in crescita.

A dimostrarlo è l’indagine “La percezione degli operatori sulla finanza SRI” condotta da Candriam Investors Group, in collaborazione con EticaNews e realizzata da MoneyMate grazie al supporto del professore Duccio Martelli, esperto di finanza comportamentale, docente di Finanza presso l’Università di Perugia e visiting professor alla Harvard University. I risultati dello studio sono stati presentati in occasione del Salone del Risparmio 2017, durante la conferenza “Usa la testa, investi responsabilmente! Quando la finanza comportamentale rende sostenibile il rendimento”.

Dal sondaggio emerge una spiccata sensibilità al tema della finanza sostenibile da parte dei consulenti, i quali dichiarano che allocherebbero in strumenti SRI una percentuale del portafoglio dei loro clienti ben superiore rispetto a quella attuale. Il 13% del campione intervistato (che contempla soprattutto professionisti di lungo corso, con un’esperienza superiore ai 20 anni) sostiene di aver investito in prodotti SRI tra l’11% e il 30% del portafoglio dei suoi clienti mentre un altro 15% ha destinato a queste strategie tra il 6% e il 10%. Solo l’1% ha allocato in fondi SRI più del 30% del portafoglio.

Per quanto riguarda, invece, l’esposizione consigliabile agli SRI, il 33% del campione suggerirebbe di investire una percentuale compresa tra l’11% e il 30% per portafogli inferiori ai 500.000 euro mentre per quelli più grandi la percentuale di partecipanti che consiglierebbe quest’allocazione sale al 43%. L’11% degli intervistati suggerirebbe ai suoi clienti una percentuale superiore al 30% del portafoglio ma per oltre 1/3 di essi la percentuale ideale supera il 60%. Inoltre, il 50% del campione coinvolto ha affermato che i prodotti SRI aiutano a gestire e ridurre il rischio di portafoglio.

Stando ai dati, è piuttosto evidente che le strategie SRI racchiudono un grande potenziale ad oggi ancora inespresso, probabilmente per via di una conoscenza non del tutto approfondita delle caratteristiche della finanza sostenibile da parte dei consulenti finanziari, che auspicano attività informative e formative sempre più efficaci in futuro per migliorare il servizio offerto ai propri clienti. Da un punto di vista pragmatico, tuttavia, emerge una diffusa comprensione dei criteri sui quali si basano le strategie SRI e una totale consapevolezza del modo ideale per portare tali strategie all’interno del portafoglio: il 94% dei consulenti intervistati, infatti, indica i fondi comuni d’investimento gli strumenti ideali per investire in SRI.  

Per colmare il ‘gap’ esistente tra l’allocazione attuale di strumenti SRI e quella che i consulenti reputano ideale, le richieste di questi ultimi si indirizzano verso una maggiore diffusione dell’informazione relativa ai prodotti SRI (82%), la valorizzazione della valenza sociale di queste strategie (62%), l’aumento dell’offerta di prodotti SRI (45%) e dell’interesse da parte dei clienti finali (41%).

Analizzando le risposte fornite al sondaggio dalla prospettiva della finanza comportamentale, secondo il professore Martelli emergono degli errori di tipo cognitivo, dovuti a un’errata percezione ed elaborazione delle informazioni disponibili (il 72% del campione ha confuso il concetto di ‘finanza responsabile’ con quello di ‘finanza etica’), ed emotivo (la tendenza a non cambiare le scelte effettuate in passato per paura di rimpiangerle). Si tratta comunque di bias comportamentali che sembrano in parte già razionalizzati dagli stessi consulenti, il che getterebbe le basi per un’assimilazione maggiore da parte loro dei plus reali di un approccio SRI agli investimenti finanziari.  

“L’indagine ha evidenziato un forte interesse dei consulenti finanziari italiani per la finanza sostenibile, ma anche l’esigenza di una maggiore assistenza che li aiuti a superare dei bias comportamentali che ancora generano confusione, avere delle basi conoscitive più solide e dei supporti formativi e informativi che consentano loro di essere più convincenti con i clienti. Professionalità nella gestione dei rapporti con le reti, profonda expertise gestionale e completezza della gamma in campo SRI sono i tre elementi chiave per gli asset manager che vorranno beneficiare di questo trend di crescita”, ha affermato Matthieu David, head of Italian Branch di Candriam Investors Group.