Cresce l’ammontare investito nelle operazioni initial che raggiunge i 489 milioni di euro. Diminuisce l’ammontare investito in follow on che scende a 106 milioni di euro rispetto ai 161 milioni dello scorso anno.
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È stato presentato oggi il Rapporto di ricerca Venture Capital Monitor – VeMTM 2020 sulle operazioni di venture capital in Italia. Lo studio è stato realizzato dall’Osservatorio Venture Capital Monitor – VeMTM nato nel 2008 dalla collaborazione tra AIFI e Liuc - Università Cattaneo, attivo presso la Business School dell’Università e realizzato grazie al contributo di Intesa Sanpaolo Innovation Center ed E. Morace & Co. Studio legale e al supporto istituzionale di CDP Venture Capital SGR e IBAN, con l’obiettivo di sviluppare un monitoraggio permanente sull’attività di early stage istituzionale svolta nel nostro Paese.
Numero di operazioni
Il 2020 si è chiuso con 234 operazioni (initial e follow on); erano 148 lo scorso anno (+58%). Se si guarda solo ai nuovi investimenti, initial, questi sono stati 200 rispetto ai 121 del 2019. Le operazioni follow on salgono a 34 rispetto alle 27 del 2019. Per quanto riguarda l’ammontare investito totale, questo è stato pari a 595 milioni di euro, in linea con i 597 milioni dell’anno precedente. Cresce l’ammontare investito negli initial che passa da 436 milioni di euro del 2019 ai 489 milioni di euro del 2020. Diminuisce l’ammontare investito nei follow on che passa da 161 milioni a 106 milioni di euro.
“Il dati del VeM mostrano come si possa fare innovazione mettendo a fattor comune tutte le opportunità presenti nel nostro Paese: tech transfer, business angels, sistema pubblico e privato, corporate e venture capital; tutti soggetti che hanno permesso, lavorando insieme, di far crescere questo segmento”, afferma Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI, “Questa strategia è vincente e se ne vedono già i primi risultati: l’innovazione è uno dei driver imprescindibili per la crescita dei Paesi industriali perché permette di restare competitivi e fungere da stimolo per nuovi investimenti e nuovi consumi”.
“Il 2020 ha visto un rallentamento delle operazioni nel primo semestre, dovuto all’emergenza pandemica che ha visto gli operatori concentrarsi sul portafoglio; la seconda parte, al contrario, ha mostrato una accelerazione dell’attività, chiudendo l’anno con 200 deal initial e un incremento pari al 65% rispetto al 2019”. Afferma Anna Gervasoni, professore Liuc - Università Cattaneo. “Questo dimostra come l’attività di venture capital non si è fermata”.
“Nel 2020 abbiamo confermato il nostro ruolo di motore e connettore dell’ecosistema italiano delle startup", afferma Guido de Vecchi, direttore generale Intesa Sanpaolo Innovation Center. "Anche in un anno molto particolare, in un contesto difficile che ha messo a dura prova la capacità di adattamento delle aziende innovative, abbiamo contribuito con continuità al raggiungimento dei risultati riportati dal VeM: i venture capitalist partecipati da Intesa Sanpaolo e da Neva SGR e Indaco SGR hanno incrementato complessivamente il numero e il controvalore degli investimenti; i percorsi di accelerazione quali Techstars Smart Mobility e Startup Initiative sono stati completati come da programma in una rapidissima trasformazione digitale, che ha consentito l’accesso di nuovi investitori extraeuropei; inoltre la collaborazione industriale con BackToWork Crowdfunding ha realizzato a inizio anno l’operazione record in Europa, superando i 7 milioni di euro di raccolta. Siamo certi che il prossimo VeM registrerà ancora una volta il nostro apporto positivo per l’innovazione e ci impegneremo ad amplificarne la portata valorizzando al meglio quanto verrà messo a disposizione dal piano di contributi e investimenti di Next Generation EU”.
"Nel 2020 i business angel italiani hanno mostrato un grande dinamismo, anche grazie agli incentivi fiscali previsti dal Decreto Rilancio” dichiara Paolo Anselmo, presidente di IBAN. “Le operazioni in sindacato con i fondi di venture capital sono più che raddoppiate, arrivando a un valore di 325 milioni di euro, a cui si aggiungono i 51 milioni investiti dai business angel senza i fondi. Nel 2020 più della metà degli investimenti di venture capital realizzati in Italia vedono coinvolti i business angel, un traguardo importante che va di pari passo con il riconoscimento ottenuto quest’anno come investitori qualificati e che li colloca tra i protagonisti dell’ecosistema dell’innovazione in Italia. In questo contesto la percentuale di business angel donne è stabile all’11%, un livello che può e deve crescere nei prossimi anni”.
“La pandemia sta cambiando il paradigma di investimento nell’innovazione; Il differente scenario può offrire la possibilità di innovare e le startup, per loro natura, sono i soggetti più adatti per creare il nuovo, senza retaggi mentali derivanti da un passato”, dichiara Pierluigi De Biasi, partner dello studio legale E.Morace & Co. “Il quadro giuridico di riferimento, in passato forse troppo statico in Italia, appare pronto a consentire di decollare a queste generazioni di imprenditori-innovatori. È lecito sperare che anche l’apparato amministrativo semplifichi l’approccio, perché il volano di innovazione è la speranza per il domani”.
Focus su Technology Transfer, Corporate venture capital e filiera dell'early stage
Il totale degli investimenti in TT (Technology Transfer) dal 2018 al 2020 è stato pari a 258 milioni di euro su 101 operazioni. Questi risultati sono arrivati grazie anche all'impatto dei fondi della piattaforma ITAtech che a oggi hanno raccolto complessivamente 285 milioni di euro realizzando, dal 2018, 62 investimenti per un ammontare totale pari a oltre 75 milioni di euro (compresi i co-investitori).
Con riferimento all'attività di corporate venture capital, nell’anno, si conferma l'evidenza recente che vede una notevole presenza di imprese nei round di venture capital. In particolare, è stata registrata la partecipazione delle corporate negli investimenti a supporto delle realtà imprenditoriali nascenti o nella fase di primo sviluppo in oltre 40 round, in linea con il 2019.
Complessivamente venture capital e corporate venture capital hanno investito 270 milioni di euro su 126 round, le attività di sindacato tra venture capital, corporate venture capital e business angel hanno fatto registrare investimenti pari a 325 milioni di euro su 108 operazioni e i soli business angel hanno investito 51 milioni in 96 round. Il totale di queste attività porta la filiera dell’early stage ad aver investito 646 milioni di euro su 330 round.
“Il Venture Capital è un fenomeno in crescita. È di primaria importanza una maggiore condivisioni delle informazioni sul tema per poter stare al passo con i cambiamenti”, spiega Cipolletta. “In questo settore il capitale privato e pubblico vanno a braccetto: la ricerca è finanziata dai tutti i Paesi e sarà compito dei privati sviluppare le opportunità di business.
Distribuzione geografica e settoriale
Come per gli anni passati, a livello di investimenti initial, la Lombardia è la Regione in cui si concentra il maggior numero di operazioni, 83, e che continua a crescere coprendo il 42% del mercato (era il 37% nel 2019). Seguono Lazio (11%) e Campania (9%).
Dal punto di vista settoriale, l’Ict monopolizza l’interesse degli investitori di venture capital, rappresentando una quota del 46%. L’Ict è costituito per un 30% da operazioni su startup nel comparto dei digital consumer services, e per il 70% su società con focus su enterprise technologies. A seguire, il 12% degli investimenti initial è stato diretto verso servizi finanziari e il 10% verso Healthcare.