Segno più per le azioni europee. Mentre è di nuovo tempo di emergenti

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Le principali aree economiche sono in transizione. Lo sguardo ora punta a paesi come Cina e India perché, con le valutazioni correnti, sono quelle con migliori attese di rendimenti nel medio e lungo termine. Ecco cosa ne pensa Giordano Lombardo, Group CIO di Pioneer Investments.

A che punto siamo?

Siamo di fronte a vari gap (quantità del debito complessivo, assenza di domanda aggregata) e a un divario tra valori elevati degli asset finanziari e condizioni economiche globali deboli. La necessità di attuare riforme strutturali è riconosciuta sia nel mondo sviluppato sia in quello emergente e potrebbe determinare interessanti opportunità di investimento nei singoli paesi. 

E quale sarà il ruolo delle banche centrali?

Continueranno a esercitare un ruolo cruciale nei mercati finanziari. Crediamo, tuttavia, che i loro interventi saranno meno efficaci che in passato, essendo quasi esaurita la potenza di fuoco delle loro politiche non convenzionali. Auspichiamo una progressiva riduzione dell'intervento delle banche nei mercati, affinché i divari globali possano colmarsi gradualmente.

Sta funzionando secondo lei la politica della BCE?

La politica monetaria ha raggiunto la soglia finale in termini di ribasso dei tassi, mentre gli effetti della decisione di procedere con gli acquisti di asset del settore privato (ABS) sono alquanto limitati dalle dimensioni esigue del mercato (poche centinaia di miliardi di euro). Non escludiamo che la BCE possa annunciare un vero e proprio QE prima della fine dell’anno (ad esempio un piano di acquisto di titoli di Stato del valore di diversi trilioni), ma è importante non sottovalutare le difficoltà politiche che la decisione deve superare all’interno del Consiglio direttivo della BCE. Riteniamo, pertanto, che l’effetto principale delle misure annunciate di recente si avvertiranno attraverso il deprezzamento dell’euro, che potrebbe attestarsi tra l’1,20-1,25 rispetto al dollaro Usa. Non siamo molto ottimisti sugli altri due aspetti, cioè uno stimolo fiscale forte e un coraggioso piano di riforme nei paesi che fino a ora sono stati riluttanti ad adottarle (nello specifico, Francia e Italia). Il motivo principale del nostro scetticismo è nell’opposizione politica.

Qual è la vostra strategia di investimento in questa fase?
La confermiamo, ovvero: asset rischiosi in sovrappeso, con ampia diversificazione. 

Azioni. Meglio Europa o Usa?

Sul fronte azionario, un ulteriore deprezzamento dell’euro è sicuramente positivo. Inoltre, permane il divario di valutazione tra mercati azionari europei e statunitensi, che giustifica una chiamata “value” sui primi. Naturalmente, il rischio è che questo divario diventi strutturale se le condizioni economiche sottostanti in Europa non dovessero migliorare. Al momento, manteniamo una posizione di sovrappeso sull’azionario europeo, contando sul fatto che le possibili sorprese possano essere positive (annuncio di un piano fiscale e di decise riforme nazionali), mentre lo scenario deflazionistico in cui la BCE è l’unica opzione in campo è già in qualche modo scontato.
Sul fixed income, le varie implicazioni suggeriscono una posizione corta di duration… 
Sì ma con un approccio più neutro a medio termine poiché non ci aspettiamo che i tassi reali tornino alle medie di lungo termine del periodo precedente alla crisi. Allo stesso tempo, crediamo che la fase rialzista del mercato USA sia ormai matura, considerando che la sostenibilità degli utili potrebbe venir meno, soprattutto in vista di margini di profitto molto elevati.

E passando ai mercati emergenti?
In base alle valutazioni correnti, crediamo sia probabilmente quella con migliori attese di rendimenti nel medio e lungo termine. Il quadro è frammentato, in quanto la maggior parte dei paesi si trova in fasi di transizione diverse. Manteniamo la visione positiva sull’India e sulla Cina. In Cina, l’attuazione del programma di riforme sta proseguendo, soprattutto sul piano finanziario e fiscale. Questo, a nostro avviso, consentirà lo sviluppo di un contesto più favorevole al mercato. I rischi principali sono correlati al settore immobiliare e agli eccessi nelle concessioni di credito che le autorità cinesi stanno tentando di frenare. In India il rischio principale è associato ad un’eventuale disattesa delle aspettative in termini di attuazione delle riforme strutturali. Il risultato elettorale ha spinto verso l’alto il livello di fiducia, ma il Primo Ministro Modi verrà presto chiamato a rendere conto degli impegni assunti.