Selectra, nasce la prima sicav-SIF interamente dedicata allo sviluppo di strategie impact investing

Marco_Cipolla
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"Si tratta di una vera e propria rivoluzione nel modo di intendere la finanza", esordisce così Marco Cipolla, direttore di Selectra Management Company S.A., società di creazione, gestione e distribuzione di fondi d’investimento armonizzati (UCITS) ed alternativi (AIF) del Gruppo Farad, annunciando il lancio del il comparto pilota di EIIP - European Impact Investing Platform, la prima sicav-SIF al mondo interamente dedicata allo sviluppo di strategie d’investimento a impatto. La sicav, si rivolge a una clientela evoluta (banche, enti previdenziali, società di gestione, enti amministrativi, etc.), interessata allo sviluppo di comparti dedicati a una strategia di investimento a impatto all’interno di una struttura completamente funzionale ed operativa. In particolare, il primo fondo investirà in un asset consolidato nell’ambito dell’Impact Investing a livello europeo: il social housing

Come è nata l'idea di lanciare una piattaforma dedicata all'impact investing?
Il business model che Farad Group incorpora è da sempre attento ai principi di sostenibilità ESG. In particolare, nell’ambito dei fondi di investimento, Selectra Management Company, GEFIA del gruppo, gestisce dal 2011 fondi dedicati alle energie rinnovabili. Il lancio di un fondo di investimento ad impatto è stato per noi il naturale proseguimento di questo percorso: il management, ed in special modo il CEO Marco Caldana, ha colto l’opportunità offerta da questo nuovo tipo di strategia per posizionarsi sul mercato con un prodotto dedicato, in modo da integrare quello che è stato fino ad ora un approccio di gestione interna in un vero e proprio prodotto da lanciare sul mercato. Con European Impact Investing Platform S.C.A. sicav-SIF (EIIP), il gruppo Farad diventa intermediario di riferimento, creando un ponte tra promotori di iniziative ad impatto e investitori responsabili che altrimenti il mercato non sarebbe in grado di connettere. Essendo EIIP la prima piattaforma al mondo dedicata allo sviluppo di strategie impact promosse da soggetti terzi, essa agevola i promotori di tali strategie nell’accesso alla raccolta di capitali, ampliando di fatto il mercato dell’impact investing sia dal lato dell’offerta sia da quello della domanda.

Quali sono gli elementi innovativi di questa piattaforma?
L’elemento innovativo di questa è la capacità di garantire a ogni promotore di progetti social impact, la disponibilità di uno strumento efficace e chiavi in mano per lo sviluppo e il finanziamento delle proprie iniziative. Il progetto consentirà lo sviluppo di importanti sinergie, prima tra tutte quella tra il fondo dedicato al social housing e il prossimo fondo in pipeline dedicato al green building. Inoltre, il costo per accedere alla piattaforma è tale da considerarsi come la miglior soluzione, in termini di opportunità di finanziamento e competenze di strutturazione e gestione del progetto, per tutte quelle organizzazioni per le quali lanciare un proprio veicolo risulta complesso in termini di risorse ed expertise.

Nel lungo termine, come sono i rendimenti di questo tipo di investimento rispetto a quelli tradizionali?
I recenti report di settore hanno dimostrato che non esiste una sostanziale differenza in termini di ritorni tra investimenti ad impatto ed investimenti tradizionali. Infatti, il ritorno dei fondi ad impatto si colloca in un range che va dal tra il 5% e il 12%. La differenza profonda sta nella definizione stessa di impact investing: affiancare al ritorno finanziario quello non-economico è una vera e propria rivoluzione nel modo di intendere la finanza. L’investitore impact oltre al profitto riceve, dunque, anche una serie di indicatori relativi agli effetti sociali e ambientali che il suo investimento ha prodotto. Tale è, quindi, l’importanza di avere informazioni credibili e dettagliate, che per EIIP è stato scelto un misuratore di impatto professionale e indipendente - Deloitte & Touche - che andrà a quantificare gli effetti tramite un sistema di metriche internazionalmente riconosciuto e ben strutturato: il catalogo IRIS promosso dal GIIN (Global Impact Investing Network).

La finanza deve essere a supporto dell'economia reale?
Certo, crediamo che oggi più che mai sia necessario distrarre parte dei capitali internazionali dai mercati finanziari all’economia reale, in modo da rilanciare i consumi e l’occupazione. L’instabilità sui mercati e i rendimenti obbligazionari bassi, se non a volte negativi, offrono una grande occasione per andare in questa direzione, sebbene ci sia diffidenza nell’investire nell’economia reale, vista la stagnazione della domanda aggregata soprattutto nel sud Europa, accompagnata da tendenze deflattive.

In quali mercati ci sono le maggiori/migliori opportunità di impact investing?
Sicuramente i paesi in via di sviluppo offrono un terreno fertile per questo tipo di strategie, poiché vi è la possibilità di raggiungere impatti importanti utilizzando capitali relativamente ridotti. Ma non bisogna cadere nell’errore di limitare l’impact investing a questi mercati: in Europa, ad esempio, vi è un crescente problema di accesso ai servizi essenziali per le fasce di popolazione economicamente svantaggiate, sul quale è possibile intervenire con efficacia attraverso strategie a impatto come ad esempio il Social Housing. Inoltre, i recenti accordi sul clima di Parigi hanno evidenziato la necessità di investimenti diretti all’efficientamento energetico delle strutture produttive e amministrative europee, e incoraggiato la comunità internazionale a proseguire nella direzione delle energie rinnovabili.

Quali i vantaggi per gli investitori di questo tipo di investimento?
Attraverso la nostra piattaforma, che è soggetta alla direttiva europea sui fondi di investimento alternativi (AIFMD), ampliamo il target dei potenziali investitori a impatto: infatti, se ad oggi si limitano principalmente a istituzioni pubbliche ed alcuni investitori istituzionali, tramite EIIP sarà possibile ampliare il target degli investitori, coinvolgendo anche altre categorie di investitori (fondazioni, fondi pensione, family officer, etc.), i quali risultano essere sempre più sensibili e attenti ai temi della sostenibilità sociale e ambientale, spinti soprattutto dalle preferenze di HNWIs e dei cosiddetti “millennials”, ovvero gli investitori del futuro.