Sette mesi dopo il Covid-19: un confronto con le crisi Lehman e l'11/09

CDC, Unsplash
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Sono trascorsi sette mesi dall'inizio dell’impatto della pandemia sui mercati europei, ed è un buon momento per rivedere quanto accaduto, confrontando la situazione attuale con quanto successo dopo la crisi di Lehman del 2008 e gli attacchi alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001.

Abbiamo diviso l'analisi in tre tronconi: il primo è costituito dal totale di questi sette mesi, il secondo dal mese successivo al 23 febbraio 2020 (la data della chiusura della Lombardia) e il terzo è relativo a quanto accaduto nel periodo compreso tra il 23 marzo e il 23 settembre.

Partiamo con l'evidenziare quanto resta della brusca caduta del primo mese.

Nel reddito fisso, sia le obbligazioni ad alto rendimento europee che quelle statunitensi che l'indice europeo delle obbligazioni societarie sono ancora in rosso, anche se hanno registrato una ripresa quasi totale, tranne nel caso dell'alto rendimento europeo. I Titoli del Tesoro statunitense hanno funzionato come un rifugio sicuro per tutto il periodo.

Per l’azionario, a sette mesi di distanza, il rosso continua a prevalere con una sola eccezione: l'indice del mercato azionario cinese, che è salito del 10,5% nel periodo in esame e del 10,8% da inizio anno. La migliore gestione della crisi nella regione asiatica si riflette nell’indice Nikkei 225, che ha recuperato quasi tutto e perde solo lo 0,17%.

Il mercato azionario italiano è sceso di oltre il 21% tra la fine di febbraio e la fine di settembre, con un picco di caduta di quasi il 37%, il secondo peggior risultato dopo il mercato spagnolo. Dal 23 marzo in avanti il FTSE MIB ha poi recuperato il 21,6%, con un rialzo che si situa nella media dei principali listini mondiali.

Per quanto riguarda l'oro e il petrolio greggio, il metallo prezioso è salito del 14% in questi sette mesi e il greggio ha recuperato gran parte del suo netto calo. L'oro è il miglior asset di quelli analizzati finora quest'anno con un ritorno del 23,7%.

Dal canto suo, il dollaro, misurato rispetto a un paniere di valute, è salito del 3,25% nel primo mese per scendere di poco più dell'8% tra la fine di marzo e la fine di settembre, anche se ha recuperato un po' in quest’ultimo mese.

Se c'è qualcosa che richiama l'attenzione nella tabella qui sotto è il rosso quasi generalizzato accumulato nei 23 giorni di settembre. La sola nota positiva è il reddito fisso che è stato maggiormente risparmiato. La correzione può essere interpretata come una pausa nei mercati, più vistosa in alcuni casi come per l'S&P 500 per le incertezze su quanto ancora possano crescere i titoli tecnologici dopo aver guidato la ripresa. Suona però anche come un avvertimento che la seconda ondata del virus è arrivata. I timori del suo impatto economico si riflettono nei prezzi.

Le grandi crisi del passato

Il confronto con quanto accaduto sui mercati sette mesi dopo la caduta di Lehman è abbastanza favorevole. A fine aprile 2009, le obbligazioni ad alto rendimento e la maggior parte degli indici di borsa accumulavano ancora perdite superiori al 20% in media, anche se il peggio era passato. Anche in questo caso, c'è un'eccezione, ed è l'indice del mercato azionario cinese.

Per quanto riguarda il post 11 settembre, a sette mesi, il tono era quello di una ripresa più o meno generalizzata.

Le tre crisi coincidono in quanto, sette mesi dopo, l'oro e i titoli del Tesoro statunitense sono aumentati e il petrolio è diminuito.

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