Il fondo PIR Soprarno Ritorno Assoluto, che ha ottenuto Rating FundsPeople 2025, si caratterizza per una composizione 60% obbligazionario e 40% azionario, con forte attenzione verso azioni ed emissioni obbligazionarie di aziende italiane large o mid cap
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Un fondo di dimensioni ridotte (27 milioni di euro in termini di masse) ma che ha mantenuto una performance positiva e costante nel tempo poiché “la sua forza sta nella composizione”. Nel descrivere l’evoluzione di Soprarno Ritorno Assoluto, fondo PIR bilanciato che nel 2025 ha ottenuto Rating FundsPeople, Marco Seveso, responsabile direzione investimenti di Soprarno SGR e gestore del fondo, indica le peculiarità della strategia, la cui prima classe risale al 2008 e che ad agosto del 2017 ha introdotto la classe PIR pur “con l’idea di mantenere un fondo bilanciato”. In questo, il fondo PIR si distingue, all’interno della categoria, per una scelta precisa: “Le PMI italiane erano molto illiquide (e in molti casi lo sono ancora), per questo motivo avevamo preferito una composizione 60% obbligazionario e 40% azionario, rispettando i vincoli del PIR, quindi con l’utilizzo di emissioni obbligazionarie di aziende italiane large o mid cap in funzione del mix che la normativa richiede (ossia almeno il 70% del portafoglio investito in azioni o obbligazioni emesse da società italiane, ndr.)”.
La precisazione dell’esperto è motivata anche dalla forte prevalenza di azionario in questo tipo di strumenti, ma che in Soprarno Ritorno Assoluto vede una componente obbligazionaria maggioritaria, “quasi esclusivamente corporate, il restante azionario prevalentemente italiano”. A questo si aggiunge una piccola componente Europa e Stati Uniti, ossia la quota parte prevista per questo tipo di strumenti, utilizzata in questo caso “per investire in titoli di Stato o in titoli azionari di Paesi al di fuori dell'Italia”.
La performance nel tempo
Data la forte prevalenza di emissioni obbligazionarie, la scelta di orientarsi su una duration “contenuta” ha avuto un impatto determinante sulla performance del fondo nei tre anni. “Nel periodo dei tassi vicino alla zero, quindi ancora nel 2021 e 2022, la duration era di un anno – afferma Seveso –. Adesso dopo l’aumento dei tassi, l’abbiamo portata a tre anni e mezzo”. Il manager spiega che la società ha scelto di mantenere un approccio prudente alla duration anche su altri fondi, “si è scelto di rinunciare all’extra rendimento dettato da una duration più lunga nel periodo dei tassi a zero, ma nel momento in cui tale condizione è venuta meno la nostra posizione è stata premiante e i mancati extra rendimenti degli anni precedenti non si sono trasformati in perdite in conto capitale”. Con i tassi ai livelli attuali, tuttavia, “è giusto ed è opportuno avere una duration un po' più elevata”.
Il fronte azionario
Mentre sul fronte azionario, Seveso richiama il buon andamento del mercato italiano negli ultimi anni, con il settore bancario a fungere da traino. “Il fondo ha avuto sempre un’esposizione importante al settore finanziario, anche se lievemente al di sotto del livello del benchmark, e una forte attenzione su mid cap appartenenti più al settore industriale o delle utility; ‘storie’ positive, slegate dai trend tradizionali, che negli anni hanno dato parecchie soddisfazioni”. Il riferimento va a titoli come Fila o Technogym, “mentre un altro settore che ha un suo peso specifico nel nostro Paese, ma su cui siamo andati molto cauti, è quello dei semiconduttori”. Perché? “Per l’assenza di esposizione significativa ai nuovi sviluppi, ad esempio, in termini di intelligenza artificiale, e uno sbilanciamento su settori più maturi dove la competizione è un po’ più aggressiva”.
Certo è che, a oggi, una maggiore esposizione sull’Europa può confermarsi premiante. “Siamo positivi sull’Europa e sull’economia italiana (a sua volta molto esposta all’attività economica europea)”. Da un lato gli investimenti in termini di difesa e infrastrutture possono aprire occasioni di investimento; dall’altro l’eventualità di una (auspicabile) risoluzione del conflitto in Ucraina, o la normalizzazione dei rapporti con la Russia, a detta dell’esperto si risolverebbe in “un’ulteriore spinta per l’economia europea, con effetti positivi non soltanto sul Paese in guerra ma anche sugli Stati limitrofi dell'Est Europa”. Quello europeo, inoltre, è un mercato “ancora molto cheap” con valutazioni ancora basse rispetto ad altre aree geografiche come USA e Giappone, di conseguenza, conclude Seveso, “un cambiamento di aspettative di crescita tra Europa e Stati Uniti potrebbe portare a uno spostamento di capitali che aiuterebbe a sostenere la rivalutazione dei mercati europei”.