SGR internazionali geografia di una presenza rilevante

Duemila miliardi di euro. È la soglia del patrimonio gestito che l’industria italiana delle case d’investimento ha già superato da inizio anno ad oggi. Negli ultimi sei anni il patrimonio è praticamente raddoppiato (secondo i numeri targati Assogestioni a fine 2010 si contavano poco più di 1.000 miliardi) e la geografia del gestito diventa sempre più complessa. Nel corso di questi anni il mercato degli investimenti si è sviluppato a ritmi a dir poco sorprendenti, accelerato dalla crescita dei business di distribuzione ad architettura aperta. Una tendenza che ha permesso alle società di asset management straniere di costruirsi una solida presenza nel Paese. Secondo gli ultimi dati disponibili, dei 942 miliardi gestiti in fondi aperti, 346 sono ascrivibili a gruppi di diritto estero: oltre un terzo delle masse. Senza contare che la raccolta in fondi aperti dei gruppi internazionali nel semestre ha quasi raggiunto quella delle case italiane. Non a caso, fa intendere la maggior parte dei country head, l’Italia è una tappa fondamentale, tra i mercati più promettenti in Europa. Da una parte infatti ci sono gli italiani, grandi risparmiatori, che poco a poco stanno muovendo le proprie disponibilità: l’investimento in fondi e prodotti pensionistici è ancora il più basso rispetto alla media europea. Dall’altra c’è un mercato domestico che va incontro ad una serie di sfide e cambiamenti che, per chi saprà approfittarne, potrebbe offrire buone opportunità. L’industria, in buona sostanza, sta attraversando una fase di profonda trasformazione: cambiano i bisogni, aumentano le regole, evolvono le tecnologie. E sebbene il profilo del risparmiatore italiano sia ancora difensivo, coi prodotti obbligazionari a guidare la raccolta, cominciano a farsi spazio nuovi metodi e nuove soluzioni come i multiasset o le strategie alternative long/short. “Ci aspettiamo che questa importante fase di crescita possa continuare, in un contesto di maggiore competitività, maggiore trasparenza, crescita nelle conoscenze degli operatori di mercato, controlli ulteriormente rafforzati, innovazione nei prodotti e nei servizi offerti”, afferma ad esempio Lorenzo Alfieri, country head per l’Italia di J.P. Morgan AM. “Di tutto ciò ne beneficerà maggiormente l’investitore finale che avrà a disposizione un mercato ormai pronto ad affrontare le sfide future”. 

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