Si avvicina un tapering della BCE

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foto: autor MPD01605, Flickr, creative commons

Dopo aver chiarito la situazione politica in Europa, a poco a poco l’attenzione degli investitori è tornata a focalizzarsi sulla tabella di marcia della BCE dei prossimi mesi. Ci sono diversi motivi per prestare maggiore attenzione a ciò che l'istituzione può dichiarare: negli ultimi mesi ha mantenuto una posizione di basso profilo, con annunci poco rilevanti nelle riunioni mensili. Non c'è da stupirsi, visti i segni di miglioramento economico dell’Eurozona: la crescita del PIL si attesta attualmente all’1,7%, l'indice dei prezzi al consumo all’ 1,9% nel mese di aprile (e l'inflazione core all’ 1,2%), la disoccupazione al 9,5% e le aziende europee registrano la loro miglior stagione degli utili negli ultimi sette anni. 

Proprio ieri Mario Draghi, nel discorso tenuto al Parlamento europeo, parlava di una "crescita economica sempre più solida e diffusa fra diversi settori e Paesi". "I rischi al ribasso delle prospettive di crescita economica stanno ulteriormente diminuendo, e alcuni dei rischi di coda che stiamo affrontando dalla fine dello scorso anno sono diminuiti in modo notevole. Poiché il consumo domestico e gli investimenti sono i principali fattori che guidano la ripresa economica, essa è più robusta e resistente ai rischi al ribasso, che sono principalmente relativi a fattori globali", ha detto.

Tutti i dati puntano allora ad un’unica domanda: per quanto tempo ancora la BCE manterrà la sua politica monetaria? Gli esperti cominciano a parlare sempre più chiaramente della possibilità di tapering. “Ci aspettiamo una possibile sorpresa”, dice Larry Hatheway, capo economista di GAM. “L’istituto di Francoforte al momento non sta solo mettendo in atto una politica monetaria estremamente accomodante, ma anche una predisposizione agli acquisti che è probabile subisca una cambiamento nel breve periodo. Il passaggio verso una politica più neutrale potrebbe arrivare anche a giugno, e probabilmente comunque non oltre settembre, fase in cui i mercati anticiperanno il tapering e la possibile la rimozione dei tassi di deposito negativi. Nella seconda metà dell’anno ci aspettiamo che saranno le scelte della BCE a condizionare in maniera significativa l’andamento dei mercati piuttosto che quelle della FED”.

Mark Dowding, gestore di BlueBay AM, crede che la BCE si muoverà più lentamente e che l’annuncio di un cambio di rotta ci sarà solo a settembre e sarà comunque molto graduale, “nel corso del 2018, perché l’economia europea ha degli squilibri che è necessario chiudere”. “La BCE continuerà a comprare bond nel 2018, e il volume dei bond nel suo bilancio continuerà ad aumentare anche se si riducono le quantità  degli acquisti”, aggiunge Dowding.  Secondo le sue previsioni “i tassi non si sposteranno di molte nel 2018”, e non crede che torneranno a 0% “almeno fino al 2019”. Perciò “la banca centrale avrà bisogno di tempo per alzare i tassi e ridurre il volume del suo bilancio. Cosa che non sarà negativa in termini di supporto tecnico per l’obbligazionario europeo”. Dowding, che gestisce il BlueBay Investment Grade Euro Aggregate Bond Fund – un fondo Consistente Funds People – ribadisce che “sarebbe sbagliato mettersi in una posizione ribassista troppo presto”.

Mauro Ratto, gestore di Pioneer Investments, si mostra critico: “La politica di QE ha dimostrato di essere capace di evitare l’aggravarsi della crisi bancaria, ma non è stata capace di generare più crescita. La velocità di circolazione del denaro praticamente è crollata in Europa”. Ma non solo. "Il QE della BCE ha generato distorsione nei mercati obbligazionari, gonfiando i prezzi. Questo sta influenzando la capacità di calcolare il risk-based pricing. Se la BCE ritira gli acquisti, sarà più facile calcolare il rischio/rendimento dei bond. La situazione attuale deve essere normalizzata", insiste manager.

L’esperto poi fa una riflessione per il futuro: “La FED sta già aumentando i tassi di interesse, per cui se la BCE va verso la normalizzazione e i tassi d’interesse salgono allora ci sarà un cambio nel differenziale Europa/USA”.  Ad ogni modo per Mark Dowding “l’unione monetaria non è completata, finché non ci sarà anche un’unione bancaria e fiscale”.