Siete pronti per le elezioni di Mid-Term?

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foto: autor jdelta, Flickr, creative commons

Le tanto attese elezioni di Mid-Term sono alle porte. Il 6 novembre gli americani andranno alle urne per eleggere l'intera Camera dei Rappresentanti (che conta 435 seggi) e un terzo dei 100 seggi del Senato, oltre a 36 governatori statali. 

Il partito repubblicano di Trump controlla attualmente entrambe le camere del Congresso, anche se i sondaggi danno come favoriti i Democratici per la maggioranza alla Camera, mentre le probabilità di vittoria si riducono per quanto riguarda il Senato. “Il nostro scenario di base è un Congresso diviso, che metterebbe un freno ad alcune promesse di Trump, come ad esempio la costruzione del muro al confine del Messico, dato che i Democratici non appoggeranno mai una manovra di questo tipo. Il presidente sarebbe quindi rallentato almeno nei suoi piani più estremi”, spiega Léon Cornelissen, chief economist di Robeco. “Sarà tuttavia facile per Trump trovare un terreno comune con i Democratici nel generare ulteriori stimoli fiscali, aumentando i rischi inflazionistici ed esercitando una pressione al rialzo sui rendimenti obbligazionari a lungo termine. La Fed rischia di trovarsi indietro, suscitando un irripidimento della curva dei rendimenti”.

Parlando della Fed, la Banca centrale sembra intenzionata a continuare nel suo percorso di rialzo dei tassi finché i dati macro non evidenzieranno segni di debolezza. “E a quel punto il danno potrebbe essere già fatto”, come affermano da DoubleLine Capital, manager delle strategie US Total Return Bond e US Bond Opportunities di Nordea. Il ritmo di riduzione degli asset a bilancio ha raggiunto ora il suo picco, con punte fino a 50 miliardi di dollari al mese, e ciò a prescindere da chi voteranno gli americani. “Sul fronte commerciale, poi, crediamo che le iniziative dell’amministrazione Trump siano molto significative per l’economia globale”, spiega il manager. Nel 2018 si è vista infatti un’ampia divergenza tra l’azionario Usa e gli altri mercati, in particolare in alcune delle regioni più legate alle esportazioni. “Finora la Casa Bianca non ha avuto bisogno dell’appoggio del congresso per procedere con la sua politica, e con le presidenziali a soli due anni di distanza non crediamo che vi sarà una corsa nel chiedere il supporto dell’organo legislativo”. 

Per ironia della sorte, qualsiasi potenziamento delle sue politiche commerciali sarà probabilmente destinato a danneggiare il nucleo della base elettorale di Trump. “Molti dei suoi elettori lavorano infatti per quelle aziende che saranno più direttamente interessate dalle tariffe doganali che Stati Uniti e Cina si stanno imponendo reciprocamente”, spiega Stephanie Kelly, political economist di Aberdeen Standard Investments. “Quegli stessi elettori che beneficiano delle merci importate a basso costo dalla Cina, con prezzi più elevati a causa dei dazi doganali, saranno dunque le classi meno abbienti le più colpite”.

Possibili reazioni del mercato

Nel caso di un’impasse politica (ipotesi meno ottimistica relativamente a uno scenario di vittoria totale dei Democratici), gli investitori non potranno contare sull’agenda riformista dei Repubblicani per sostenere prezzi delle azioni più elevati. “Le loro scelte di investimento si concentreranno quindi maggiormente sulla crescita degli utili societari”, Aresh Upadhyaya, director of currency strategy, US portfolio manager di Amundi. “Se da un lato crediamo che gli utili societari USA potrebbero crescere del 10% o più nel 2019, il tasso di crescita potrebbe essere circa la metà di quello che ci aspettiamo nel 2018 a causa dell’assenza di ulteriori vantaggi fiscali”. 

Viceversa, nello scenario di base con la declinazione ottimistica e in quello di status quo i mercati azionari potrebbero salire ancora. “In questo scenario, l’aumento della spesa per le infrastrutture dovrebbe compensare in parte l’indebolimento degli stimoli generati dalla riforma fiscale, contribuendo così a mantenere l’economia americana ben al di sopra della crescita tendenziale. Inoltre, la spesa per infrastrutture dovrebbe stimolare il relativo settore USA e quello dei produttori mondiali di cemento che hanno un’esposizione agli USA”, conclude il gestore.