Secondo la ricerca Melbourne Mercer Global Pension Index, sul podio salgono Paesi Bassi e Danimarca. Mentre la Finlandia è terza in classifica. Il Belpaese invece si piazza al 27esimo posto.
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Le complesse tematiche demografiche continuano a rappresentare una sfida per i sistemi pensionistici di tutto il mondo. La ricerca Melbourne Mercer Global Pension Index, giunta alla decima edizione, si pone l’obiettivo, attraverso il confronto, di suggerire best-practice internazionali. L’Indice, per sistema pensionistico, intende la somma complessiva di previdenza pubblica, complementare e del risparmio previdenziale, anche attraverso strumenti assicurativi e di risparmio gestito. Sul podio salgono Paesi del Nord Europa – quest’anno vincitori risultano i Paesi Bassi e la Danimarca. La Finlandia è al terzo posto, seguono l'Australia e la Svezia.
La situazione italiana
L’Italia occupa quest’anno la ventisettesima posizione della classifica; è quattordicesima per Adeguatezza, diciannovesima per Integrità e trentaquattresima per Sostenibilità.
- I punti di forza
La ricerca valorizza positivamente, per quanto riguarda la macro-area Adeguatezza, il livello medio delle pensioni erogate in Italia, così come – per la macro-area Integrità - la chiarezza delle informazioni agli aderenti e gli standard obbligatori di governance richiesti agli enti previdenziali. In particolare, il punteggio fatto registrare dall’Italia per Adeguatezza (67,72 punti indice) la avvicina alla Svezia (67,6 punti) e supera il punteggio medio (61,1 punti indice). Vengono attribuiti valori elevati, anche pari al valore più alto della scala, al tasso di sostituzione medio, al mantenimento del valore reale dei benefici pensionistici rispetto all’inflazione ed alla possibilità di trasferire asset tra diversi fondi. Anche nella macro-area Integrità al sistema italiano vengono assegnati punteggi pari a 10 decimi. Italia tra i primi della classe, quindi, per i requisiti di conformità richiesti ai Fondi e alle Casse rispetto ai profili dei propri decisori e per le informazioni fornite agli aderenti. Il punteggio italiano è pari a 74,5 punti indice, un valore che supera la media pari a 71,6.
- I punti di debolezza
È la Sostenibilità di medio-lungo periodo l’area dove il sistema pensionistico italiano risulta più debole (con il valore più basso della scala, pari a 20,1, contro gli 81,8 punti della Danimarca, prima in classifica, ed i 52 punti indice medi) dove l’adesione a fondi pensione individuali è obbligatoria per tutti i lavoratori attivi. Le ragioni sono da ricercarsi:
- nella ancora bassa adesione a piani pensionistici privati: un tasso effettivo del 28,9% della popolazione in età lavorativa (dato Covip, Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione, Relazione 2017), pur con disparità tra macro-regioni;
- nel conseguente basso livello di investimenti nelle pensioni private, pari solo al 7,7% del PIL (dato in costante incremento anno dopo anno - nel 2017, le risorse accumulate si sono incrementate di circa 11 miliardi di euro - ma distante dai valori di Australia (120,4%), Paesi Bassi (182,5%), Svizzera (147,8%) e Regno Unito (105,5%);
- nel contesto demografico caratterizzato dalla ancor limitata partecipazione alla forza lavoro dei lavoratori più senior (seppure la crescita del tasso di occupazione in questa fascia d’età sia tra i motivi della crescita di 2 punti indice tra l’edizione 2017 e 2018 della ricerca), dal tasso di anzianità della popolazione e dal tasso di fertilità inferiore a 1,5 figli per donna.
"L’ Italia, la Spagna e l'Austria ottengono buoni risultati in materia di Adeguatezza ma scarsi in termini di Sostenibilità futura, a motivo di una impostazione di base del sistema simile", spiega Marco Valerio Morelli, amministratore delegato Mercer Italia. "Si tratta cioè di sistemi a ripartizione, in cui sono i contributi versati dai lavoratori attivi a pagare le pensioni di coloro che si sono ritirati dalla vita lavorativa, con peso preponderante della pensione erogata dallo Stato, esposti alle contrazioni del mercato del lavoro interno ed agli shock demografici". In un contesto con queste caratteristiche la bassa partecipazione alla forza lavoro dei lavoratori di età più matura – seppure in aumento nelle 5 edizioni in cui l’Italia ha preso parte al ranking - il livello di anzianità della popolazione ed il tasso di fertilità inferiore a 1,5 figli per donna, i dati aggregati da fonte internazionale (OCSE, OECD, Banca Mondiale, ILO et al), individuano per l’Italia altrettanti punti di attenzione.
"In un Paese in cui storicamente, per una vecchiaia serena, è sempre bastata la pensione pubblica oggi, in una prospettiva di medio-lungo periodo, è arrivato il momento di cercare un nuovo equilibrio, che è sia finanziario che culturale, e che prevede la diffusione della consapevolezza della necessità di una previdenza integrativa per garantire il benessere finanziario degli individui in età avanzata, in un mercato del lavoro del futuro che si prospetta molto diverso rispetto al passato. Potrebbe essere opportuno avviare quanto prima un ampio dibattito sulle finalità del sistema previdenziale di primo pilastro, sull'evoluzione del mercato del lavoro che è chiamato a sostenerlo, sulle modalità di ribilanciamento tra il primo ed il secondo pilastro e di finanziamento del primo pilastro in questa delicata fase di transizione, sull'ampliamento della partecipazione al secondo pilastro fin dall'ingresso nel mercato del lavoro" conclude Morelli.