La nuova fase rialzista delle US small cap è sostenuta principalmente dal contesto economico positivo dell'economia statunitense e dalle aspettative sulla riforma fiscale presentata da Trump a fine settembre.
Dalla vittoria di Trump alle elezioni americane, l’indice Russell 2000, che rappresenta la performance delle società statunitensi a bassa capitalizzazione, ha guadagnato il 14% in quasi due mesi, chiudendo il 2016 a 1357,13 punti base. Il rialzo dell'asset class è stato favorito dalle aspettative riguardanti l’attuazione delle riforme promesse da Trump, ovvero i piani di deregolamentazione, la riduzione della pressione fiscale sulle imprese e l’aumento della spesa pubblica. Fino a metà agosto, le small cap hanno risentito particolarmente del ritardo nell’implementazione delle riforme dell'amministrazione Trump, in particolare quella fiscale. Dopo mesi di volatilità e incertezza, il clima di ottimismo in attesa della presentazione della Tax Reform ha dato inizio ad una nuova fase rialzista dell’indice Russell 2000, che dal 21 agosto ha guadagnato il 9,8% (al 30/09). La riforma fiscale, presentata da Trump il 27 settembre, prevede una diminuzione della corporate tax dal 35% al 20%, con l’obiettivo di azzerare lo svantaggio competitivo nei confronti dei Paesi concorrenti e stimolare la crescita economica del Paese. Inoltre, il maggior interesse degli investitori nei confronti dell’asset class è dovuto alle valutazioni meno eccessive rispetto a quelle delle società più grandi, oltre ai maggiori benefici derivanti dalla riduzione del carico fiscale sulle imprese. Infatti, secondo i dati Thomson Reuters, le small cap pagano imposte più elevate rispetto alle large cap: con le prime che pagano un’aliquota media del 31,9%, contro il 28% delle large cap e multinazionali quotate sull’S&P 500.
In termini generali, le società più piccole dipendono maggiormente dal quadro congiunturale domestico e sono quindi più sensibili al contesto economico dell’economia americana rispetto alle large cap. Nell’universo dei titoli delle small cap, essendo un’area oggetto di una ricerca meno approfondita rispetto ai titoli di grandi società, è caratterizzato da potenziali inefficienze che si traducono in divergenze tra i prezzi dei titoli e i fondamentali societari.
Un altro tema rilevate è rappresentato dal differenziale di EPS tra le small e large cap che abbiamo osservato nel secondo trimestre. Secondo uno studio di Jefferies, l’utile per azione delle prime è calato dello 0,5%, a fronte di una crescita dell’EPS delle large cap pari al 9,9%. Il differenziale, pari a 10,4 punti percentuali, è il più ampio mai registrato dalla crisi finanziaria del 2007-2008. Dando uno sguardo alle performance storiche delle due asset class, le small cap sovraperformano le società a grande capitalizzazione in periodi caratterizzati da un aumento delle pressioni inflazionistiche e di rialzo dei tassi. Infatti, la disinflazione tra il 2011 e il 2016 ha causato una lenta erosione della redditività operativa delle small cap, mentre la sovraperformance delle stesse tra il 2001 e il 2007 è stata favorita dall’aumento dell’inflazione, che ha di fatto portato ad un miglioramento dei risultati operativi delle società a bassa capitalizzazione.
I fondi azionari USA Small Cap con Marchio Funds People
Fonte dati: Morningstar Direct, 01/09/2017 - 30/09/2017